Ana Lily Amirpour
Vittorio Zunino Celotto/Getty Images

The Bad Batch, a Venezia i reietti (cannibali) di Ana Lily Amirpour

Film in concorso, è una storia d'amore selvaggia e pulp, nel deserto degli emarginati d'America

Oltre l'alto recinto che separa ed emargina non è più territorio del Texas, non si è più cittadini americani né si è più tutelati o regolati dalle leggi americane. Si entra nel "Lotto difettoso" dove è relegato chi è un "membro difettoso della società". In un futuro distopico in cui chi gli scarti della società sono abbandonati in un deserto - con un hamburger e una tanica d'acqua in mano - si muove The Bad Batch, opera seconda della statunitense di origini iraniane Ana Lily Amirpour, già autrice dell'insolito horror vampiresco A Girl Walks Home Alone at Night. Film in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, è stato accolto da applausi non molto prolungati alla prima proiezione per la stampa. 

Favola distopica selvaggia e western sulle rovine del grande sogno americano, un po' pulp, un po' pop, è una lotta per la sopravvivenza che urla come critica sociale ma anche una storia romantica tra distese aride e desolate. Diversi i richiami narrativi alla saga di Mad Max, altra avventura cinematografica distopica. Pur non brillando in originalità e incisività, sa essere accattivante. 

Una ragazza (interpretata da Suki Waterhouse, convincente e di magnetismo fisico) viene lasciata nel ghetto del "Lotto difettoso". Qui vaga da sola in radure polverose, più curiosa che spaventata. Finché non si imbatte nei cannibali del Bridge, una comunità che vive tra rottami aerei, si ciba di braciole umane e - potere delle proteine animali? - ha fisico da culturista. Ma nel "Lotto difettoso" non ci sono solo cannibali. Dall'altra parte del deserto c'è Comfort, che assomiglia a una cittadina decadente messicana. È popolata soprattutto da latini; lì non ci si mangia tra umani e si insegue il Sogno, rappresentato da un Keanu Reeves un po' santone, in abiti bianchi e harem al seguito. "Trova il Sogno", "Cura la mia vita con il Sogno", sono le scritte che ricorrono a Comfort. Il Sogno si persegue ingerendo ritagli di carta imbevuti di droga. "Quella che vedi lì davanti non è droga, è l'economia di Comfort", specifica Reeves a una Waterhouse con gamba e braccio mozzati, stile imperatrice Furiosa di Mad Max: Fury Road

"The Bad Batch è una lettera d'amore a qualcosa di americano", dice Ana Lily Amirpour in conferenza stampa, con cappellino nero in testa e risposte asciutte e sicure. "Amo l'America ma le cose che amo non sono quelle perfette". 

Anche se il "Lotto difettoso" non corrisponde a nessun luogo fisico particolare, la Amirpour si è lasciata probabilmente ispirare da Slab City, in California, dove ha trascorso alcuni mesi nell'anno precedente alle riprese, sviluppando amicizie con la gente del posto: "Slab City è una comunità della California popolata da persone un po' alla deriva. Mi piace la purezza che c'è lì", dice la regista, che ha anche scritto la sceneggiatura. "Il 90% dei locali ha partecipato al film. Il Batch, ovvero la comunità dei reietti, lo trovi dappertutto". 

Ma anche un cannibale può innamorarsi del suo pasto. E lo sa bene lo statuario Jason Momoa, assente a Venezia (al Lido solo la regista, la protagonista Waterhouse e i produttori Eddy Moretti e Danny Gabai). Nel cast anche Jim Carrey, quasi irriconoscibile, a cui Ana Lily Amirpour decide di togliere la parola: il suo personaggio, un vecchio solitario e muto che usa i dollari per accendere il fuoco, è comunque determinante e salvifico. 

Sulle rovine del Sogno americano, sono collocati sottotesti e simboli evidenti: tra i reietti messi alle porte dal governo americano c'è chi fa un puzzle con la bandiera a stelle e strisce, c'è un'afroamericana vestita da Statua della libertà, c'è un cubano clandestino. Intanto, una fotografia attraente avvolge tutta la brutalità di bellezza, e la colonna sonora croccante, che spazia dal dance scandinavo al rap, diventa forte elemento narrativo. "Se conosceste o usciste con Lili, sapreste che la musica fa parte della sua vita, dalla mattina alla sera", racconta Moretti. Anche sul set si ascolta musica. 

"Cerco di fare del cinema che seduca la mia parte interiore, che mi prenda la pancia", dice Amirpour. "The Bad Batch è una storia d'amore cannibale western. Ho sempre amato il western, soprattutto gli spaghetti western". 

Suki Waterhouse
Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
Suki Waterhouse al Lido di Venezia per "The Bad Batch", 6 settembre 2016.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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