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T2: Trainspotting, 5 motivi per vederlo

Il sequel del regista Danny Boyle è un ritratto generazionale in cui non mancano nuove risate e nostalgia, oltre ad azione e una buona colonna sonora

"Non volevo chiamarlo Trainspotting 2, poi invece...". Al Festival di Berlino, il regista Danny Boyle racconta la genesi di T2: Trainspotting, presentato fuori concorso e in uscita nei nostri cinema il 23 febbraio.

Un vero sequel? Sì, con gli stessi personaggi e attori, le stesse facce con le rughe e il peso di vent'anni in più. Nel 1996 "Trainspotting", tratto dal romanzo di Irvine Welsh, è diventato un cult: quattro ragazzi di Edimburgo scelgono una vita di droga, sballo ed espedienti piuttosto che inseguire la carriera, i vestiti firmati, una casa con la tv formato famiglia.

Poi Mark Renton (Ewan McGregor), che è anche la voce narrante, si prende gioco di tutti: prende il bottino di un'operazione spaccio fatta insieme e scappa. Dagli amici, dalla sua città, da quella vita lì. Chi ha amato il film con il suo cocktail perfetto di irriverenza, trasgressione e ironia che l'ha fatto inserire nei 100 migliori del XX secolo (secondo il British Film Institute), ma anche chi non l'ha mai visto, ha sicuramente 5 buoni motivi per vederne il seguito anche se, con i sequel, il rischio delusione è sempre alle porte.
 
La reunion dei quattro amici
Dove sarà fuggito Renton con quelle 16mila sterline? Ha fatto pace con la vita borghese? E gli altri, sono mai usciti dal tunnel? Si rivedranno? "T2: Transpotting" inizia proprio con il ritorno di Renton-Ewan McGregor in una Edimburgo più multietnica di prima: ha vissuto ad Amsterdam, ha trovato un lavoro e una compagna.
Ma qualcosa non ha funzionato e bussa alla porta dei vecchi amici, pur immaginando la rabbia che lo aspetta. Va a prendersi pugni in faccia da Sick Boy (Jonny Lee Miller) pur avendogli portato le 4000 sterline che gli doveva ("E cosa mi ci dovrei comprare, una macchina del tempo?" dice l'amico tradito, passato dall'eroina alla coca e a un suo business di sfruttamento sessusale e ricatti). Torna da Spud (Ewen Bremner), quello con l'aria allampanata, più drogato e disperato che mai, e gli salva la vita da un'overdose suicida proprio mentre Begbie (un imbolsito Robert Carlyle) sta architettando una rocambolesca e comica fuga dalla galera dove è stato rinchiuso per anni, arrabbiato con il mondo e soprattutto con Renton. La reunion arriva a ritmo incalzante, tra sfoghi di rabbia e battute comiche, citazioni e immagini del primo "Trainspotting" e nuovi personaggi (la bella Veronika, fidanzata virtuale di Sick Boy, bulgara, che cambierà la vita del quartetto).
 
Il ritratto generazionale a puntate
Dai 20 anni agli oltre 40, "T2: Trainspotting" ha l'ambizione, più o meno riuscita, di fare un ritratto generazionale. E lo sviluppo dei personaggi è parallelo a quello, sotto traccia, degli attori che li interpretano. Per questo Danny Boyle ha aspettato tanto e poi si è detto "adesso o mai più". "Dieci anni fa sarebbe stato prematuro: i volti degli interpreti non erano cambiati fisicamente così tanto. Ora che di anni ne sono passati venti, e si vedono, la cosa si fa molto più interessante. Il tempo ha lasciato i suoi segni sui volti di tutti loro e il filo della storia è diventato proprio il passaggio alla maturità, la paura della vecchiaia, i rapporti familiari, le delusioni della vita" dice Danny Boyle. "Lo sceneggiatore John Hodge ha messo qualcosa di molto più personale nella storia e anche gli attori l'hanno interpretata guardandosi dentro". Tutti bravissimi, anche se l'unico che ha avuto successo internazionale è Ewan McGregor, in un piccolo strano parallelo tra vita reale e fiction. Lui non è volato ad Amsterdam, ma a Hollywood.
 
Mix di nostalgia e nuove risate
Anche per chi non ha visto il primo fim, è come ritrovare quattro vecchi amici: impossibile non rispecchiarsi nella reunion tra ragazzi cresciuti insieme. I ricordi, lo humor, la visione delle cose, l'altalena tra complicità e rivalità. Ci sono citazioni e paralleli ben costruiti con il primo film. C'è azione e ironia, momenti comici tra corse e scazzottate. L'operazione nostalgia c'è, e gli stessi personaggi ci fanno i conti: "Stai facendo un giro turistico nella giovinezza?" chiede Sick Boy a Renton. "Un po' si e un po' no" dice Boyle. "La nostalgia è una risorsa e anche un rischio, ha funzionato per riprendere il filo della storia e andare avanti. Non volevamo fare il seguito giusto per farlo, portare sullo schermo fedelmente il seguito scritto dallo stesso Irvine Welsh e pubblicato con il titolo "Porno".
 
La colonna sonora
La musica era il punto di forza del primo Trainspotting, con brani di David Bowie, Iggy Pop, Brian Eno, e lo è anche del sequel con brani pop degli anni Novanta, da Radio Gaga dei Queen a Relax dei Frankie Goes to Hollywood, brani rock dei Clash, di Brian Eno e Iggy Pop, ma anche moltissimi nuovi di un gruppo indipendente proprio della scena scozzese, i Young Fathers. "Li abbiamo contattati e incontrati, all'inizio non sembravano entusiasti di comporre qualcosa per T2. Ho perfino pensato di non essergli simpatico io" ha detto Danny Boyle. "Poi invece ci hanno mandato dei pezzi perfetti: anche musicalmente volevo dare un'impronta originale a questo film, che non fosse soltanto un numero due. E abbiamo scelto il gruppo giusto, hanno lo stesso background dei personaggi del film".
 
Il manifesto dei quarant'anni
"Choose life, scegli la vita..." era l'inizio del breve monologo-filosofia di Renton e dei suoi amici in "Trainspotting", la loro dichiarazione di guerra allo stile di vita borghese, e alla noia che si porta dietro. "Che bisogno ne hai se c'è l'eroina?". Inutile dire che il monologo ritorna, tutto diverso, in "T2" ed è una specie di confessione-riflessione: gli anni hanno cambiato la visione delle cose. Niente spoiler, da scoprire guardando il film, dal 23 febbraio.

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Una scena di T2:Trainspotting

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Valeria Vignale