Need for Speed, il film con Aaron Paul: 5 cose da sapere
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Need for Speed, il film con Aaron Paul: 5 cose da sapere

Versione cinematografica del celebre videogioco sulle corse automobilistiche, presenta gare avvincenti tra dialoghi scontati e una storia poco plausibile

Olio per motori, amore e vendetta sono gli ingredienti di Need for Speed, il film tratto dall'omonimo videogioco sulle corse automobilistiche che nel 1994 ha fatto il suo esordio e conquistato fan grazie alla sua autenticità. Da allora ha generato una serie di titoli popolari, pubblicata in 22 lingue in 60 nazioni, vendendo oltre 150 milioni di unità. 
La sua trasposizione al cinema (dal 13 marzo nelle sale italiane) è stata curata dalla stessa società creatrice del game, la Electronic Arts, che dopo aver abbracciato la sceneggiatura dei fratelli Gatins ha iniziato a collaborare con la Dreamworks e scelto poi come regista Scott Waugh, che già ha diretto Act of Valor (2012). 

Convincente sull'asfalto, molto meno nei dialoghi e quando il pedale non è pigiato, ecco 5 cose da sapere sul film Need for Speed.

1) Storia poco plausibile e sceneggiatura con falle

Protagonista è Tobey Marshall (Aaron Paul), fuoriclasse al volante, leader di un'autofficina di Mt. Kisco che naviga in cattive acque. Ingiustamente incolpato di una morte, deve scontare due anni di carcere. Uscito di galera il suo unico obiettivo è vendicarsi: l'uomo da sfidare è il pilota Dino Brewster (Dominic Cooper), che in passato gli aveva soffiato pure la ex (Dakota Johnson, che presto vedremo in Cinquanta sfumature di grigio). Facendosi agevolmente prestare una super Mustang da milioni di dollari, costretto ad avere come copilota l'inglesina Julia (Imogen Poots), macinerà miglia su miglia per partecipare alla De Leon, una corsa leggendaria a cui si può accedere solo su invito. Ha 45 ore di tempo per recarsi da New York in California. 
In 124 minuti di visione, tutto questo è raccontato tra evidenti incongruenze dettate dal desiderio di spettacolarizzazione, tra falle di sceneggiatura e dialoghi abbastanza scontati. La storia del reietto di poche parole e dai saldi principi, che per onore e amore cerca vendetta, è abbastanza vista e rivista. Se poi la si picchietta di situazioni poco plausibili, allora si chiede un po' troppo alla pazienza dello spettatore. Se volete cercare di godervi comunque il film, evitate allora di domandarvi come faccia il socio di Tobey a procurarsi gli innumerevoli elicotteri e come mai in America risulti così normale che in ospedale una paziente chieda a un'infermiera di portarle un computer portatile. 

2) La leggerezza affidata a Imogen Poots

È inevitabile fare un confronto con la saga cinematografica di gare clandestine Fast and Furious: di certo Need for Speed non ha l'ironia di Fast & Furious 6. Ma è altrettanto certo che ha un tocco un po' più realistico sulle corse: dimenticatevi vetture alle prese con piroette impossibili tra carri armati e aerei Antonov a tutta velocità. L'unica spruzzata riuscita di leggerezza e ilarità è affidata a Imogen Poots, scelta azzeccata accanto a un Aaron Paul così plumbeo da annoiare. L'ex Jesse Pinkman di Breaking Bad ha fascino e carisma, sì, ma a volte è sin troppo tutto d'un pezzo. I suoi compagni di avventura (Ramón Rodríguez, Rami Malek, Scott Mescudi), che lo supportano a distanza, sono più efficaci nella prima parte che non nella seconda, dove risultano un po' incolori.
Il ruolo del cattivo è affidato a Dominic Cooper, che ci consegna un malvagio versione standard, con lo sguardo sempre traverso e provocatorio, poco sfaccettato e abbastanza prevedibile. 

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3) Gare automobilistiche avvincenti

Ecco, questa è la parte migliore: le corse. Chi va al cinema per vedere queste, senza soppesare tutto il resto (che poco non è), sarà forse accontentato. Più che la De Leon, il cui andamento è abbastanza scontato, a tenere con il fiato sospeso sono le prime due corse. Quella per le strade cittadine di Mt. Kisco fa stare con il volto serrato mentre le auto tagliano i binari del treno, sfiorano pedoni e muri di palazzi. Anche la sfida tra le tre Agera, che sfrecciano anche il contromano, è da cuore teso. 

4) Alle spalle veri appassionati di auto e corse autentiche

Il fatto che le corse automobilistiche siano la parte più riuscita del film lo si deve probabilmente alla passione per le quattro ruote delle menti dietro le quinte. Lo sceneggiatore John Gatins (la penna di Real Steel e Flight) e il fratello co-sceneggiatore George possiedono un'officina automobilistica a Van Nuys, in California, dove restaurano dei modelli classici. Fin dall'infanzia, erano innamorati della cultura delle macchine e quando la Electronic Arts ha visitato il loro garage per parlare di una possibile sceneggiatura ha presto pensato di aver trovato le persone giuste.
Il regista Scott Waugh è un grande appassionato d'auto e ha iniziato proprio come stuntman. Dietro la macchina da presa il suo intento è stato rendere omaggio ai film automobilistici degli anni '60 e '70, sulla scia di Grand Prix (1966), Bullitt (1968), Il braccio violento della legge (1971), Punto zero (1971) e Duel (1971), in cui le scene erano autentiche e realizzate senza utilizzare effetti visivi. Alla larga dalla computer graphica, ha voluto girare con stunt, mezzo secondo lui diventato una forma d'arte in estinzione. 

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5) Le auto sul set

Le auto scelte per Need for Speed sono classiche muscle car e costose super car europee degli anni '70.
Tra la varie vetture la regina è una Ford Mustang speciale, ripensata da Shelby. Una volta che la Ford Motors ha sentito parlare del film e dell'importanza della Mustang nella storia, ha fatto di tutto per essere coinvolta. L'azienda ha creato una Mustang basata sulla Shelby del 2013 GT500. Caroll Shelby, leggendario pilota americano che poi è diventato progettista e ha creato la Mustang per la Ford nel 1965, stava lavorando alla versione del 50° anniversario quando è morto nel 2012.
La Ford voleva rispettare la visione che Shelby avrebbe potuto portare avanti, senza rendere la macchina troppo futuristica e mantenendo due elementi caratteristici, le strisce blu e la cromatura. La struttura è stata modificata dal designer della Ford Melvin Betancourt e realizzata dalla Techno Sports a Detroit. I cambiamenti decisi per la Mustang di Need for Speed comprendono una larghezza maggiore, ruote in lega da 50 centimetri (per aiutare a rendere più semplici gli stunt per i piloti) e un motore VM in grado di superare i 300 chilometri all'ora. Il cruscotto interno è stato adattato per inserire un iPad per Tobey - quello che usa con la sua squadra e per controllare l'organizzatore della De Leon (Michael Keaton) -, oltre ai futuristici specchietti, che sono diventati delle cineprese.  
In tutto sono state costruite sette diverse Mustang, ognuna utile per delle ragioni specifiche, come le inquadrature da fermo, in corsa e durante gli stunt, per non parlare di un modello usato per essere sollevato da un elicottero.
Oltre alla Mustang, le muscle car americane presenti nel film sono una Ford Gran Torino del '69, una Chevy Camaro del '68 e una Pontiac GTO del '66. Nella De Leon invece prevalgono le super car europee: la Koenigsegg Agera R, una Lamborghini Sesto Elemento, una Spano GTA, una Bugatti Veyron e una McLaren P-1 (tutte già viste nel videogioco) e una Saleen S-7

 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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