5 film spagnoli belli da scoprire
Immagine del film "Carmen y Lola" (Foto: Exit Media)
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5 film spagnoli belli da scoprire

Non solo Pedro Almodóvar e La casa di carta (sul fronte serie tv). Ecco cinque film recenti made in Spagna da vedere. In mezzo c'è anche un capolavoro

Gli appassionati di serie tv possono distrarsi, in questi giorni di "quarantena" causa Coronavirus, con i ladri spagnoli de La casa di carta. La quarta parte della serie non in lingua inglese più vista su Netflix ha debuttato in streaming il 3 aprile, in 190 Paesi.

Era il 2 maggio 2017, invece, quando La casa de papel, poi conosciuta come La casa di carta o Money heist, esordiva sulla tv spagnola Antena 3. Notata e comprata da Netflix, la serie spagnola da allora ne ha fatta di strada.

Ma anche la Spagna del cinema ha un buon fermento artistico. E non è solo Pedro Almodóvar, che comunque resta il regista più celebre del cinema spagnolo, riconosciuto a livello internazionale (già due volte premio Oscar, per Tutto su mia madre e Parla con lei, e quest'anno di nuovo candidato con Dolor y Gloria).

Ecco cinque film recenti da scoprire, per chi non li conoscesse già.

La vendetta di un uomo tranquillo (2016) di Raúl Arévalo

È il debutto alla regia dell'attore spagnolo quarantenne Raúl Arévalo, fattosi conoscere a livello internazionale per il ruolo del poliziotto in La isla mínima e diretto da Almodóvar ne Gli amanti passeggeri e da Steven Soderbergh in Che – Guerriglia.
La vendetta di un uomo tranquillo (titolo originale Tarde para la ira, ovvero Tardi per la rabbia) è un film che sorprende e rimane dentro. All'inizio si muove come un crime movie, sembra poi prendere la rotta romantica, per uscire alla fine allo scoperto come thriller essenziale, crudo e viscerale, ricordando il perché di quel titolo.

Tutto si apre con una rapina nell'estate di Madrid 2007. Otto anni più tardi, Ana (interpretata da Ruth Díaz) attende che il suo compagno (Luis Callejo) esca di prigione. Intanto le si avvicina José (Antonio de la Torre), un uomo chiuso e solitario…
Ha vinto quattro premi Goya (gli Oscar del cinema spagnolo), come miglior film, migliore attore non protagonista a Manolo Solo, miglior regista esordiente a Raúl Arévalo, miglior sceneggiatura originale a Raúl Jiménez e David Pulido.
Alla Mostra del cinema di Venezia aveva vinto il premio della sezione Orizzonti per la miglior interpretazione femminile a Ruth Díaz.

La isla mínima (2014) di Alberto Rodríguez Librero

In Spagna il regista andaluso Alberto Rodríguez Librero, classe 1971, si è fatto conoscere nel 2005: il suo terzo lungometraggio 7 vírgenes (7 vergini) lo ha consolidato come uno dei giovani registi più interessanti della scena cinematografica spagnola. Nel 2012 il suo thriller poliziesco Grupo 7 ha ricevuto 16 candidature ai Goya, conquistando due premi.
Con La isla mínima si è superato: ha vinto 10 Goya, tra cui quello di miglior film. Il film è stato distribuito in Italia con il suo titolo originale.
In un villaggio assorto, vicino a un labirinto di paludi e risaie, nel profondo sud della Spagna del 1980 da poco uscita dal franchismo, si muove un thriller di intrighi alimentati da apatia e collusione. Due donne sono scomparse, due detective (interpretati da Javier Gutiérrez Álvarez e Raúl Arévalo) seguono il caso. Mentre procede l'indagine, si muove anche l'esplorazione della coscienza di un Paese da poco uscito dalla dittatura.

Nel 2018 Alberto Rodríguez Librero ha realizzato anche una serie tv, La Peste, ambientata a Siviglia alla fine del XVI secolo, ben accolta dalla critica. È arrivata alla seconda stagione, rilasciata in Spagna a novembre 2019. Chissà che non abbia poi eco internazionale, vista anche la tematica trattata (epidemia) ora - ahinoi - così attuale.

Blancanieves (2012) di Pablo Berger

Un capolavoro, tanto che lo avevamo messo in cima alla nostra lista dei film più belli del 2013 (in Italia arrivò in quell'anno). È un film muto e in bianco e nero ma non lasciatevi spaventare da queste premesse "demodé": Blancanieves vi stregherà. È una perla visiva e poetica di Pablo Berger, regista basco classe 1963.
La favola di Biancaneve viene portata agli anni '10-'20 del secolo scorso, nella Spagna della corrida, in una nuova visione del tutto originale e inaspettata. Tanta poesia e anche una vivacità inattesa si muovono in un bianco e nero gravido di emozioni e in un opportuno silenzio condito da una magnifica colonna sonora al ritmo di flamenco. Peccato che il film abbia avuto una scarsa distribuzione. In patria ha vinto dieci Goya.

Se vi piace Blancanieves, da provare anche il successivo successo di critica del 2017 di Pablo Berger, Abracadabra, uscito in Italia a maggio 2018. È una commedia di genere fantastico, dove la vita monotona di una coppia è vitalizzata da un pasticcio: lui accetta di farsi ipnotizzare, per gioco, dal cugino, ma qualcosa va storto e rimane posseduto da uno spirito.

Le streghe son tornate (2013) di Álex de la Iglesia

Álex de la Iglesia, basco classe 1965, è una voce molto originale del cinema spagnola, alla ricerca del grottesco scuro e dell'insolito. In molti lo hanno paragonato al messicano Guillermo del Toro.
Nel 1995 ha diretto Maria Grazia Cucinotta ne Il giorno della bestia (tre Goya), nel 1997 Javier Bardem in Perdita Durango (due Goya). Ballata dell'odio e dell'amore, film stravagante di non facile digestione, alla Mostra del cinema di Venezia del 2010 ha vinto il Leone d'Argento per la regia e il Premio Osella per la sceneggiatura.
Noi abbiamo apprezzato di più Le streghe son tornate (Las brujas de Zugarramurdi), in cui il grottesco si mescola all'horror, la commedia demenziale all'action movie (dieci Goya). Tra travestimenti surreali e atmosfere ancestrali, guida il cast la divina Carmen Maura. A Zugarramurdi, paesino nei pressi del confine da secoli legato alla stregoneria, è lei la leader di una singolare famiglia di fattucchiere, determinate a usare i loro poteri per vendicarsi del sesso maschile.

Carmen y Lola (2018) di Arantxa Echevarría

Regista televisiva, sceneggiatrice e produttrice basca classe 1968, Arantxa Echevarría nel 2018 è diventata la prima regista spagnola selezionata per la Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes per il suo film d'esordio Carmen y Lola.
Premi Goya per la migliore opera prima e la migliore attrice non protagonista (Carolina Yuste), Carmen y Lola (in Italia è uscito con il titolo non tradotto) è una potente favola gitana, una storia d'amore lesbico, in un mondo ancora legato a tradizioni di piombo. Echevarría usa estetica e stile raffinati e delicati, alternando i tratti tipici del "cinema del reale" a un incedere più intimista, in cui luci e colori acquistano un ruolo cruciale.
Carmen (Rosy Rodriguez) è un'adolescente gipsy che vive nella periferia di Madrid e che, come ogni altra ragazza della sua comunità, è destinata a vivere una vita che si ripete di generazione in generazione: sposarsi e crescere il maggior numero di bambini possibile. Ma un giorno incontra Lola (Zaira Morales), un'insolita gitana che sogna di andare all'università, disegna graffiti ed è completamente diversa dalle sue coetanee.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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