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Cannes 2014: i momenti di cinema migliori

Da Timbuktu a La Camera Blu a Red Army le perle di questa eclettica edizione del Festival del cinema

A volte ai Festival capita di rintracciare un tema, un leit motiv che lega idealmente uno con l’altro i film di una giornata. Non è quello che accade questa volta a Cannes tra le sale dove si proiettano film che passano dal fondamentalismo religioso nel Mali, come in Timbucktu di Sissako, a un colossale paesaggista dell’Ottocento inglese (vedere alla voce Mr. Turner di Mike Leigh). Vi lasciamo qui i momenti cinematografici migliori (secondo noi) di questa edizione. A quelli presenti in gallery si aggiunge "Self Made" (in una sezione a parte del festival, La settimana della critica) diretto dall’israeliana Shira Geffen. Il film racconta la storia di due donne, una israeliana e una palestinese, che sembrano intrappolate nei loro rispettivi mondi. Dopo uno scambio di identità al checkpoint, grazie all’errore di un soldato che manda Michal a casa di Nadine e viceversa, si ritrovano a vivere l’una la vita dell’altra dalla parte opposta del confine. Scopriranno così i loro desideri più intimi, a cui non avevano accesso nelle loro vite precedenti. Una scena del film che non si dimenticherà è Nadine che passa il confine con le cuffie rosa in testa da cui suona un rap palestinese a tutto volume. Ma si ride anche quando il fidanzato di Michal le parla via skype comparendo tra le gambe di una prostituta, grazie a una foto da lui stesso dimenticata per errore sullo schermo del suo portatile...

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Festival Cannes

JAUIA
Nella sezione Un certain regard, il film dell’argentino Alonso prende il titolo da un luogo Inca diventato mitologico per la sua supposta ricchezza, ma che di fatto restituisce morte e perdizione a chi vi ci si avventura. Il protagonista è Viggo Mortensen (attore, coproduttore e autore delle musiche), capitano danese in cerca della figlia scappata con un soldato. Ma ancora più al centro della storia è il deserto della Patagonia che colpisce per gli spazi e le percezioni che restituisce, e che accoglie il viaggio di quest’uomo, che diventa esistenziale. Nel suo vagare senza appigli nello spazio sconfinato, è bellissima la scena in cui Viggo - ripreso da terra e dalla parte della testa - riposa sotto la volta del cielo stellato, tenendo sul petto la statuina di legno appartenuta alla figlia.

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Cristiana Allievi