L'esorcista, ecco perché dopo 40 anni fa ancora paura
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L'esorcista, ecco perché dopo 40 anni fa ancora paura

1973: esce al cinema uno dei film più terrificanti di tutti i tempi, la storia di una bambina posseduta dal demonio. Un classico che nessuno ha potuto dimenticare

Bello, brutto, bellissimo, bruttissimo, sopravvalutato, capolavoro, cult, must e chi più ne ha più ne metta. Quando si parla di un film storico come L'esorcista, tutti sentono il bisogno di dire la propria. Succede sempre almeno due volte: quando il film in questione esce e, in caso di successo, quando ricorre un anniversario più o meno pesante (in questo caso i quarant'anni).

C'eravate anche voi tra il milione e 700 mila telespettatori che l'hanno rivisto ieri sera su Italia 1? O preferite andare a rivederlo direttamente al cinema, visto che oggi e solo per oggi viene riproposto su grande schermo in poche sale selezionate? In entrambi i casi, non avete di certo sprecato il vostro tempo, perché con buona pace di tanti saputelli l'horror diretto da William Friedkin è un film che non solo fa venire i brividi, ma ha fatto la storia del cinema e del costume, e come tale va studiato con il rispetto che si deve a un classico.

A renderlo mitico sono prima di tutto le cifre che lo riguardano: costato appena 10 milioni di dollari, ne ha incassati (nelle sue varie uscite e nelle sue varie versioni) addirittura 440. Calcolando l'incidenza dell'inflazione, si raggiunge una cifra da top ten di tutti i tempi. Nessun film vietato ai minori ha mai registrato un simile exploit, e nessun horror aveva mai ottenuto la nomination come miglior film assoluto.

Se scorriamo i titoli più famosi del 1973, di inquietante troviamo ben poco: il pubblico si diverte con le truffe di Paul Newman e Robert Redford (La stangata), o con l'amore tormentato dello stesso Redford e Barbra Streisand (Come eravamo). E poi ci sono American Graffiti e Jesus Christ Superstar, Papillon e Serpico che, raccontando la corruzione della polizia di New York, è forse l'unico film a proporre un minimo di tensione. In questo scenario piuttosto rassicurante, l'impatto de L'esorcista è pazzesco. La storia di una bambina posseduta dal demonio, che due coraggiosi preti cercano di liberare con un rito antichissimo, mette i brividi a tutto il mondo. E pensare che l'autore del romanzo omonimo, William Peter Blatty, lo aveva scritto più che altro per sbarcare il lunario. All'epoca campava con il sussidio di disoccupazione: a dargli un po' di ossigeno, nell'ultima fase della lavorazione, erano stati i 10.000 dollari vinti partecipando a uno show televisivo. Nessuno, insonna, a essere sinceri, si aspettava che l'esito delle sue fatiche sarebbe stato un romanzo che, prima come bestseller e poi in versione cinematografica, avrebbe fatto scalpore in tutto il mondo, suscitando paura, rabbia e indignazione.

 

Per una volta, non è il caso di tirare in ballo la vena bigotta dell'opinione pubblica americana. Il film presenta in effetti alcune scene che lasciano di stucco anche l'ateo più incallito: una fra tutte, quella in cui la protagonista, la dodicenne Regan, ormai in preda al Maligno, usa un crocifisso per masturbarsi. E comunque, al di là delle situazioni più o meno blasfeme, il film propone una sequenza di scene fatte apposta per togliere il sonno al pubblico, tra rantoli demoniaci e ormai celebri conati di vomito verde.   

A trasformare un film in leggenda, però, non basta la pellicola: è necessaria una serie di effetti collaterali al successo, che in questo caso ci sono tutti. In primo luogo, una sfilza di incidenti sul set che, vista la materia trattata, spinge i meno fantasiosi a parlare di film maledetto. Poi serve la capacità dell'opera di trasformarsi in modello per un filone che ancora non si è esaurito, e che dopo quattro decadi ancora propone nuovi titoli, raramente all'altezza dell'originale. E ancora si richiede che, subito dopo l'uscita nelle sale, l'opera riesca a portare allo scoperto pulsioni già presenti nella società, ma non ancora deflagrate. Nel 1973 la società americana, scossa dalla contestazione e dalla tragedia del Vietnam, con L'esorcista si guarda dentro e trova un altro nemico: le forze del Male, demoniache o meno, ma comunque nascoste nell'animo umano. Infine, un film diventa mito quando non origina soltanto fan club, ma addirittura sconvolge le abitudini della gente comune. In Inghilterra, dove il film viene messo al bando in molte città, nasce una geniale compagnia di pullman che propone l'Exorcist Bus Trip, un servizio dedicato a chi, volendo vedere il film, desiderava essere accompagnato nel cinema più vicino.

Poi, certo, c'è il film, la sua indimenticabile colonna sonora, le maschere dolenti del prete in crisi Jason Miller e dell'esorcista Max Von Sidow, le urla e i silenzi ancor più raggelanti, la cupa villa di Georgetown dove la possessione si compie, e naturalmente l'odissea della piccola Regan, interpretata da Linda Blair. Una ragazzina prodigio al quale il film ha portato fama planetaria ma non certo fortuna: finita troppo presto in un mondo troppo più grande di lei, si è persa tra amori sbagliati ed eccessi vari, accelerando un declino che era parso subito probabile.

È andata decisamente meglio a Blatty che, ormai ricco e famoso, sul set trova anche la donna della sua vita, l'ex campionessa di tennis Linda Tuero, che qualcuno aveva ingaggiato come comparsa. Tra un ciak e l'altro, i due s'innamorano e, poco dopo, si sposano. Dopo qualche anno si sono separati, ma restano comunque una coppia da Guinness de primati: l'unica che si sia innamorata sul set del peggior incubo mai girato a Hollywood.

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Alberto Rivaroli