Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte: a Venezia un altro bel colpo francese
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Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte: a Venezia un altro bel colpo francese

La regista porta al Lido una delicata storia di fanciullezza puntellata da silenzi e dalla sesta sinfonia di Mahler

Nel finale della sesta sinfonia di Mahler due colpi di martello si abbattono come micidiali mazzate del fato. Originariamente erano tre le martellate previste dal compositore austriaco ma, dopo che tristi eventi segnarono la sua vita, in maniera scaramantica decise di eliminarne una. 

La vita del giovane protagonista de Le dernier coup de marteau è già stata percossa da dure botte del destino ma, proprio sul filo di quella musica mahleriana, cerca di allontanare da sé quell'ultimo colpo.

Emozionante e stilisticamente attento, Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte è il quarto film francese presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Dopo Loin des hommes, uno dei lungometraggi migliori visti al Lido, ancora una volta il cinema d'Oltralpe ha fatto centro consegnando una storia che gioca coi sentimenti ma che fortunatamente non forza la mano, dura e tenera al contempo. Probabilmente non brilla di originalità, ma questa non è la sola qualità da assegnare a un buon film. Sono pochi i dialoghi, ma i corpi che si cercano o si allontanano riempiono lo schermo. La Camargue è sullo sfondo con le sue lunghe spiagge.

Victor, interpretato da un delizioso Romain Paul, ha 13 anni, quasi 14. Abita con sua madre (Clotilde Hesme) in una roulotte integrata con una casetta in legno, vicino al mare. Come loro, con pochi mezzi, vive una famiglia di lingua spagnola, che Victor va spesso a trovare, aiutando il piccolo Miguel (Víctor Sánchez) ad accettare e a imparare il francese e guardando con occhi furtivi Luna (Mireia Vilapuig), la ragazza di cui si è innamorato. Addosso ha quasi sempre la maglia della nazionale francese col nome di Zidane: ama giocare a pallone e ha anche talento per emergere... Non ha mai conosciuto suo padre né sa nulla di musica classica. Però all'Opera di Montpellier si troverà finalmente di fronte il direttore d'orchestra Samuel Rovinski (Grégory Gadebois) e per la prima volta ascolterà la sesta sinfonia di Mahler. Lentamente, vivrà anche la sua prima emozione artistica.

Silenzioso, col suo zainetto in spalla, Victor ha un volto delicato che però si apre difficilmente a espressioni liete, fino al magnifico sorriso finale, reso quasi più bello dai denti un po' rovinati.

"È un film su un ragazzino che crea la propria vita senza genitori, su come scava la propria strada, crescendo solo. È un film su come lasciare liberi i nostri figli", dice Delaporte, al suo secondo lungometraggio di finzione dopo Angèle e Tony, presentato alla Settimana della Critica di Venezia 2010. La regista transalpina, insieme all'iraniana Rakhshan Banietemad, rappresenta la sparuta truppa femminile in corsa per il Leone d'oro. 

Tante le tematiche pennellate con delicatezza in soli 82 minuti: la solidarietà tra gli ultimi, la spinta quasi congenita e non meditata verso la figura paterna, la fanciullezza che si tramuta più velocemente in maturità per chi cresce tra difficoltà, il potere emotivo dell'arte, la dolce lentezza degli approcci amorosi a 13 anni, il futuro che si può cambiare col talento... 

Altrettanti sono i momenti da portare nel cuore dopo la visione de Le dernier coup de marteau: Samuel Rovinski che afferra il braccio di Victor che sta per attraversare la strada per proteggerlo; Samuel che chiama il ragazzo accanto a sé durante le prove con l'orchestra; Victor che si taglia i capelli quasi a zero, come quelli della madre malata...

Applausi ad Alix Delaporte, che riesce a gestire il forte materiale umano con sensibilità, senza mai cadere nel sentimentalismo. La sua precedente esperienza nel documentario l'avrà di certo aiutata. Da Venezia 71 porteremo a casa, oltre che l'immagine del piccolo Jean-Pierre Léaud de I 400 colpi, che campeggia ovunque per il Lido come manifesto della Mostra, anche il volto pulito e speranzoso di Victor. 

 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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