Daniele Vicari e il suo film girato a distanza: «Il distanziamento sociale come chance espressiva»
Daniele Vicari (Alfredo Falvo)
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Daniele Vicari e il suo film girato a distanza: «Il distanziamento sociale come chance espressiva»

In attesa della riapertura dei set, il regista di Diaz ha iniziato le riprese de Il Giorno e la Notte, un esperimento innovativo calibrato sui limiti causati dal Coronavirus: gli attori si filmano da soli a casa, coordinati da remoto. Lo abbiamo intervistato. Ci racconta del suo progetto, che è un invito a non arrendersi, e del futuro del cinema. E ci consiglia 5 film da vedere

Distanziamento sociale, Fase 2 con molta cautela, sale cinematografiche e set ancora chiusi ma con spiragli di luce all'orizzonte (il 15 giugno in teoria potrebbero riaprire le sale). Il cinema si lecca le ferite causate dall'emergenza coronavirus guardando al futuro con occhi di speranza. Ma anche rimboccandosi le maniche. Come fa Daniele Vicari, regista impegnato di film come Diaz - Don't Clean Up This Blood e Sole cuore amore e alle prese con la trasposizione in serie tv dei romanzi di Massimo Carlotto con protagonista L'Alligatore. Proprio in lockdwon, a inizio maggio, Daniele Vicari ha iniziato le riprese di un nuovo film, Il Giorno e la Notte. I set sono ancora chiusi, certo, ma lui ha aggirato le limitazioni in corso con la creatività e, nel rispetto delle misure di contenimento del contagio, ha coinvolto un gruppo di attori volenterosi coordinandoli con una regia… a distanza.

Dario Aita, Elena Gigliotti, Barbara Esposito, Francesco Acquaroli, Isabella Ragonese, Matteo Martari, Milena Mancini, Vinicio Marchioni e Giordano De Plano sono stati dotati di un kit con il quale gestiscono la camera che li sta filmando, creando dunque un set dove essi stessi, sulla base di un progetto comune di regia, hanno campo libero.

La trama? Il Giorno e la Notte parla di coppie le cui storie corrono parallele unificate da una situazione: improvvisamente il telegiornale dà la notizia che è in corso un misterioso attentato chimico a Roma. Tutti sono obbligati a serrarsi in casa. Nessuno può più uscire. Le strade osservate dalle finestre si svuotano. Asserragliate dentro le mura domestiche, le coppie si trovano messe alle strette, in un confronto che spesso è scontro, ma anche incontro.

Dario Aita Elena Gigliotti in "Il Giorno e la Notte"


Abbiamo contattato telefonicamente Daniele Vicari per farci raccontare qualcosa in più di questo progetto innovativo, che è una voce di incoraggiamento per il cinema.

Quando il coronavirus è piombato sulle nostre vite, stavi lavorando alla serie tv L'Alligatore?
«Sì, stavo finendo le riprese in Veneto. Siamo tornati a Roma il 21 febbraio, cioè il giorno in cui si scoprì che a Vo' Euganeo (Padova) c'era un focolaio: la fine delle riprese in Veneto ha coinciso perfettamente con la scoperta del virus in Veneto. Abbiamo finito con qualche giorno di ripresa a Roma, poi siamo andati tutti in quarantena. L'Alligatore è quasi pronto. È stato un lavoro molto divertente e intenso».

Parlaci di questo nuovo film a cui stai lavorando. Il Giorno e la Notte nasce come reazione al periodo difficile che stiamo vivendo?
«Il progetto si fonda su due pilastri. Da una parte nasce dal fatto che sono direttore artistico della Scuola d'Arte Cinematografica Gian Maria Volonté. A ridosso del lockdown, abbiamo dovuto organizzare la didattica a distanza. Avevamo previsto di organizzarla prima ancora dell'8 marzo perché era chiaro che prima o poi avremmo chiuso. Quindi, mentre progettavamo ciò, io e Andrea Porporati (che è produttore del film, ndr) ci siamo detti: "Se i ragazzi fanno attività cinematografica a casa possiamo farla anche noi". Da lì è nata l'idea di rilevare una piccola società di produzione che stava per chiudere, la Minollo, e insieme a Francesca Zanza abbiamo progettato due film: uno dei due è Il Giorno e la Notte. Abbiamo capito subito che il cinema sarebbe rimasto completamente bloccato per mesi perché il set, un po' come gli sport collettivi, non è compatibile con il distanziamento sociale. La seconda gamba di questa idea è il mio rapporto con gli attori: molti degli attori coinvolti mi avevano dato una mano durante in lockdown per un'iniziativa su Emanuele Morganti, un ragazzo ammazzato da ladri tre anni fa. Abbiamo costituito un vero e proprio gruppo di lavoro. E è sorta l'esigenza di continuare a lavorare insieme. Queste due cose si sono unite ed è nato il film».

Molti degli attori sono coppie anche nelle vita…
«Tre di queste coppie sì; la quarta è una storia a distanza, composta da Isabella Ragonese e Matteo Martari che non sono coppia nella vita».

Come vi siete organizzati a livello tecnico?
«Ho scritto la sceneggiatura allo scrittore Andrea Cedrola, autore de La Collina insieme con Andrea Delogu. È la storia di quattro coppie. In coerenza con la sceneggiatura, le quattro coppie di attori lavorano a casa loro, si riprendono da soli, costruiscono il set dentro al quale agiscono. Siccome il lockdown ha come regola principale quella del distanziamento sociale, noi abbiamo voluto far diventare il distanziamento sociale una chance espressiva. È questo il messaggio che vogliamo in qualche modo dare al di là del film che ha in sé una sua natura compiuta: non arrendiamoci, costruiamo il futuro. Anche perché l'esperienza che ora stiamo facendo, come uomini e donne dello spettacolo, la stiamo mettendo a disposizione per la scrittura dei protocolli per i set. Ciascuno di noi è attivo nelle proprie organizzazioni per stabilire i protocolli che poi determineranno il ritorno al lavoro sui set».

Previsioni di quando si potrà tornare sui set?
«Previsioni certe non ce ne sono. Ma, se questi protocolli saranno approvati da tutte le strutture e associazioni, probabilmente sarà abbastanza presto, con delle difficoltà che vanno risolte. Ad esempio, alcuni reparti probabilmente dovranno adottare il distanziamento sociale quindi cambierà il modo di produzione dei film, almeno finché c'è il virus».

Anche le sceneggiature dovranno essere pensate in maniera diversa? Banalmente, si potrà filmare un bacio?
«Tutto diventa più complicato. Dipenderà moltissimo dai metodi clinici con cui si validerà la salute della troupe: tamponi, non tamponi... Se si faranno i tamponi e due attori non saranno positivi, perché non baciarsi? Stiamo discutendo proprio di questo».

A inizio maggio sembrava che i set laziali stessero riaprendo…
«È stato un misunderstanding. Il governatore del Lazio Zingaretti aveva annunciato la possibilità di riaprire i set. In realtà il 4 maggio hanno riaperto le case di produzione, gli uffici, e questa è la precondizione per riaprire i set. I set, però, potranno essere riaperti solo quando ci saranno i protocolli ora allo studio. In alcuni Paesi europei ci sono già dei protocolli; negli Stati Uniti ne stanno sviluppando uno. In qualche modo saranno armonizzati tutti i protocolli. E si potrà tornare sul set. So che l'industria hollywoodiana ha prenotato una ripartenza già a luglio. Probabilmente tra estate e autunno ripartirà un po' tutto, se la situazione non si aggrava. Se la situazione si aggravasse, tornando a un blocco, sarà necessario trovare delle soluzioni alternative, anche dal punto di vista del linguaggio cinematografico. Un po' come stiamo facendo ora con Il Giorno e la Notte. Chiaro che un film non si può fare così, è molto faticoso, si tratta di un unicum. Però è un esperimento interessante, umanamente e artisticamente, perché il coinvolgimento totale degli attori ha del miracoloso. Si dimostrano dei veri e propri dominus della narrazione cinematografica. Anche dal punto di vista della riflessione sul cinema è interessante. Poi è un esperimento, vediamo come verrà fuori. Però il percorso che stiamo facendo è un percorso di costruzione del futuro».

Quando finiranno le riprese?
«A metà giugno, e poi inizia la postproduzione».

Come sarà distribuito il film?
«Lo pensiamo per le sale. Poi se non sarà possibile ci sono mille altre possibilità tra piattaforme digitali e televisione».

Ci puoi consigliare cinque film da vedere a casa, finché non sarà possibile tornare al cinema?
«Sciopero! di SM Ėjzenštejn, Un condannato a morte è fuggito di Robert Bresson, Sfida infernale (My Darling Clementine) di John Ford, Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, Fast, Cheap & Out of Control di Errol Morris».

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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