Dallas Buyers Club, il film con Matthew McConaughey: 5 cose da sapere
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Dallas Buyers Club, il film con Matthew McConaughey: 5 cose da sapere

Scheletrico come non mai, l'attore texano è protagonista di una battaglia per la vita contro l'AIDS e per la libertà di cura. Con uno stupendo Jared Leto

Dal 30 gennaio nelle sale italiane, Dallas Buyers Clubè l'atteso film del canadese Jean-Marc Vallée, già autore di C.R.A.Z.Y. (2005) e The Young Victoria (2009), che si è guadagnato sei nomination agli Oscar 2014 e già è valso il Golden Globe ai due attori, quello protagonista Matthew McConaughey e il non protagonista Jared Leto
Già presentato al Festival di Roma, anche lì McConaughey era stato premiato per la sua interpretazione.

Ecco 5 cose da sapere sul film. 

1) Da una storia vera

Dallas Buyers Club è ispirato a una storia vera, anche se non vuole essere una biografia, né tanto meno un film con un messaggio o un documentario sull'AIDS. È un film drammatico sulla vita di un singolo uomo, su Ron Woodroof (McConaughey), un elettricista texano amante dei rodei e delle donne, che nel 1985 scopre di aver contratto l'HIV. Era l'anno in cui Rock Hudson moriva di AIDS, spingendo l'opinione pubblica ad avere una maggiore consapevolezza della patologia, considerata comunque ancora da molti la "malattia dei gay". 
Il dottor Sevard (Denis O'Hare) e la dottoressa Eve Saks (Jennifer Garner) danno a Ron 30 giorni di vita, ma lui non ci sta. "Non c'è niente al mondo che possa far fuori il sottoscritto in 30 giorni", grida McConaughey/Ron.
Nel 1985 l'AZT (azidotimidina) era l'unico farmaco antivirale a dare speranze nel trattamento dell'HIV e dell'AIDS, ma non era disponibile su larga scala, era usato solo con i pazienti che partecipavano alle sperimentazioni cliniche. Ecco così che Ron studia, si informa, cerca nuovi farmaci. Ostacolato dal sistema sanitario del suo stesso Paese, si dà al mercato nero, scoprendo un deposito di medicinali alternativi in Messico, presso la clinica per malati di AIDS del dottor Vass (Griffin Dune), un medico espatriato. Qui Ron trova salute e speranza rinnovate, ma anche un'opportunità di fare soldi con il contrabbando di farmaci negli States, perché sa in prima persona quanto i pazienti di AIDS abbiano bisogno di cure alternative. Ecco che insieme a Rayon (Leto), un transessuale sieropositivo, crea un "Buyers Club": medicinali distribuiti "gratuitamente" a coloro che si iscrivono pagando laute quote mensili. L'attività attira però ben presto l'attenzione del funzionario della FDA (Food and Drug Administration) Barkley (Michael O'Neill)...
Dopo la diagnosi Ron è vissuto per altri sette anni, durante i quali si è trasformato in un’enciclopedia vivente di trattamenti antivirali, sperimentazioni farmacologiche, brevetti, sentenze giuridiche e norme della FDA. Lottava per il diritto di accesso a farmaci e trattamenti alternativi. Portò la FDA di fronte alla Corte Federale di San Francisco, accusandola di aver violato il nono emendamento della costituzione, sul diritto alla sanità mentale. 

2) L'incontro tra lo sceneggiatore Craig Borten e Ron Woodroof 

Lo sceneggiatore Craig Borten aveva appreso la storia del Dallas Buyers Club da un amico e ne era rimasto affascinato. Dopo tante lettere rimaste senza risposta, Borten telefonò agli uffici del Club. Rispose proprio Ron Woodroof e si rese disponibile a incontrarlo il giorno dopo. Un mese prima che Ron morisse, Borten guidò da Los Angeles fino a Dallas; ha trascorso diversi giorni con Ron al Dallas Buyers Club, riportando a casa oltre 20 ore di interviste su un registratore vocale Dictaphone. Dopo che Ron è venuto a mancare, ci sono voluti ben 20 anni per realizzare il film. Borten ha continuato a fare ricerche ulteriori e a scrivere. Quindi ha fatto leggere il copione all'amica e produttrice Robbie Brenner, che se ne è subito innamorata. Era il 1997 e Brenner lavorava come Production Executive presso uno studio che sviluppò il progetto ma non lo realizzò mai. 
Così Borten si riprese i diritti, presentò il copione in giro, lo fece opzionare e lo riscrisse, aggiungendo nuovo materiale basato su ulteriori ricerche. Nel 2000 l'ha rielaborato rendendolo più dinamico insieme alla sceneggiatrice Melisa Wallack, hanno trovato un nuovo studio pronto a sviluppare il film, ma di nuovo fu un contatto vano. Quando nel 2009 i diritti tornarono agli sceneggiatori, i due cercarono nuovamente Robbie Brenner. E questa fu la volta buona. 

3) Il paradosso del cowboy omofobo che difende i gay

La cosa più meravigliosa di Dallas Buyers Club è vedere il cambiamento di Ron/McConaughey. No, non quello fisico, ma il suo approccio emotivo al diverso. Ron è un macho bastardo e irascibile, un donnaiolo omofobo che ha meschine parole per il mondo omosessuale, che evita come lebbra. Così come i suoi compagni di bevute teme che aver un gay vicino intacchi la sua virilità. Ma quando è lui a essere colpito dalla "malattia dei gay", che da oltre quattro anni stava falcidiando la comunità omosessuale, allora capisce cosa significhi essere emarginato. Si trova a contatto con compagni di malattia gay e transessuali, impara ad apprezzarli e ad abbracciarli. E incredibilmente si ritrova in prima linea contro la pandemia dell'AIDS.

4) Matthew McConaughey e Jared Leto da Oscar?

Matthew McConaughey è stato la prima scelta della produttrice, e lui si è subito entusiasmato alla parte. Nel film traspare la sua passione per il ruolo, per ridare vita a Ron Woodroof, di cui ha sentito le interviste registrate e di cui ha conosciuto i famigliari. La sua performance è sicura, anche se non fa uscire dal cinema "innamorata" del suo Ron. Forse anche per questo l'attore texano è stato bravo: non ha tolto difetti e rozzezze al suo personaggio, non l'ha trasformato in eroe senza macchie. Varrà per lui l'Oscar? Forse no. Bruce Dern in Nebraska e Christian Bale American Hustle - L'apparenza inganna conquistano.
Discorso diverso per Jared Leto, che invece ruba l'anima. Il suo Rayon è combattuto tra la voglia di vivere e quella di morire, e Leto questo conflitto interiore ce lo fa sentire in ogni emozione. È delicato e forte al contempo. Anche Leto è stato proposto dalla Brenner, la produttrice, e lui si è subito calato nella parte, non solo davanti la macchina da presa. Ha scelto di essere Rayon sempre, in ogni momento della realizzazione del film. Il regista ha infatti detto di non aver "mai conosciuto Jared Leto. Ho incontrato Rayon, ma non conosco Leto. Jared non mi ha mai mostrato il vero Jared. Durante il nostro primo incontro era Rayon e ha tentato di sedurmi. Era completamente dentro il personaggio, ed era anche vestito come lui".

5) I chili persi da McConaughey e Leto

Nei quattro mesi precedenti l'inizio delle riprese McConaughey ha iniziato il dimagrimento. Per farlo ha fatto ricorso al "98% di dieta - praticamente a stecchetto, con tutti i pasti controllati - e il 2% di esercizio", perdendo tono e massa muscolare, spingendosi sempre oltre gli obiettivi prefissati. "La parte più difficile è stata raggiungere questi vari livelli", ha raccontato. "Quando ho raggiunto gli 80 chili sono passato a 77. Poi si era detto che dovevo arrivare a 75 chili, ma una volta lì sono passato a 72 e così via. Una sorta di condizionamento. Avevo sempre fame e dovevo continuamente smorzare il desiderio di mangiare; in queste situazioni, scopri quanto del tuo tempo è occupato dal cibo. Ho masticato tantissimo ghiaccio".
Sotto il controllo costante dei medici, McConaughey alla fine ha perso quasi 22 chili per interpretare Ron: nella maggior parte delle scene pesa circa 63 chili, mentre in una scena cruciale girata in ospedale ne pesa appena 60. "È stata un'esperienza grandiosa, sia dal punto di vista spirituale che mentale, ed è stata istruttiva non soltanto per il ruolo, anche per me stesso. Leggevo di più, scrivevo di più. La mia mente era più lucida. Dormivo meno, tre ore di meno a notte, ogni notte. Ho imparato molto su quello che significa fare delle scelte e avere rispetto per ciò che dai per scontato".
Leto ha invece avuto a disposizione solo tre settimane per dimagrire. Ha digiunato per poter rapidamente scendere alle proporzioni scheletriche di Rayon. Al momento di iniziare le riprese, Leto pesava 52 chili. Per lui non era la prima volta che modificava il suo corpo per un ruolo, ha già perso peso per diventare un centometrista in Prefontaine, è dimagrito oltre 10 chili per Requiem for a Dream e ha messo su quasi 30 chili per Chapter 27.
Quando O'Neill è arrivato sul set non ha riconosciuto McConaughey e vedendo Leto ha pensato: "Bella ragazza". 

 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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