Vi dico io come curare il cinema
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Vi dico io come curare il cinema

Sale aperte anche d'estate, guerra antipirateria e regole per il downloading. E dal 9 al 16 maggio prezzi scontati

Dal 9 al 16 maggio sarà Festa del cinema, prezzi ridotti, incontri, eventi e cotillons per tutti, la gioia riscoperta di vedere i film in sala e non solo scaricati sull’iPad. Magari se ci fossero state uscite più «forti» l’effetto sarebbe stato garantito, ma di certo ne approfitteranno anche i film già in sala e la speranza è che l’onda lunga lambisca le pellicole a venire, tra cui laLa grande bellezzadi Paolo Sorrentino, distribuito il 21 maggio, subito dopo la presentazione a Cannes.

Dunque rallegriamoci, il cinema italiano comincia a reagire, e le associazioni di categoria Agis, Anica, Anec, tradizionalmente piuttosto prudenti e sulla difensiva, finalmente ammettono il momento di difficoltà e cercano soluzioni per riportare il pubblico nelle sale. Eh già, perché la crisi è innegabile e lo testimonia il fatto che un nanosecondo dopo la conferma del nome di Massimo Bray come nuovo ministro della Cultura, l’Anica già lo salutava con un comunicato gonfio di giubilo. Eccesso di zelo? Forse, ma i dati giustificano l’ansia: meno 10 per cento di spettatori nel 2012 cui va aggiunto un meno 8 nel primo quadrimestre 2013, con il picco negativo nel fine settimana dell’11-16 aprile quando sono usciti in sala sette film italiani, troppi, a detta di tutti, per il mercato. Risultato? Incassi nulli, box office sotto i 6 milioni (meno 27 per cento rispetto allo stesso periodo 2012), mai così basso. Infine, ferita d’orgoglio suprema, un solo film italiano nella top ten stagionale.

Per resistere, visto il calo dei finanziamenti del Fus (Fondo unico dello spettacolo: 20 milioni di euro per la produzione), l’industria messa alle strette ha bisogno oggi del tax credit esterno, che vale circa 50 milioni di euro, da cui la richiesta urgente al governo che venga prorogata la legge sul credito di imposta, assieme alla liquidazione dei finanziamenti dovuti alle aziende e al sostegno alla digitalizzazione delle sale.

Fin qui la cronaca, ma come è potuto accadere? Certo, c’è la crisi e il cinema ha perso centralità nell’immaginario come scrive il New York Times, ma non basta a spiegare la débâcle della nostra cinematografia che s’era illusa di essere in salute grazie a tre o quattro commedione blockbuster e adesso deve rendersi conto che a furia di risata egemone si sono bruciati registi e protagonisti senza creare davvero nuove tendenze e nuovi autori. Un impoverimento creativo cui si aggiunge il vecchio problema che ogni anno si finge di voler risolvere: serve infatti allungare la stagione, evitare che per tre mesi all’anno, quelli estivi, in Italia le sale chiudano disaffezionando gli spettatori. Nel 2013, per la prima volta, si cambia davvero e, dopo il lancio della Festa, almeno il film di Sorrentino e molti blockbuster americani, da Man of steel a Lone ranger, a Star Trek, usciranno tempestivi.

Insomma, tanti i problemi che concorrono, dalla pirateria che morde senza alcun contrasto né regolazione, ma soprattutto senza che si immagini un modello parallelo di consumo di cinema in streaming o downloading legali, alla desertificazione delle piccole sale cittadine, divorate e azzerate dai multiplex. E ancora Stato e ministri (finora) straordinariamente disinteressati, promozione rimasta all’età della pietra, prima della Rete, o affidata internazionalmente a strumenti pubblici impoveriti e vetusti con responsabili che passano inosservati di governo in governo. Mali di sistema e mali squisitamente italiani, ma l’iniziativa della Festa del cinema fa ben sperare.

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Piera Detassis