Cameron Diaz, 40 anni sempre al massimo
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Cameron Diaz, 40 anni sempre al massimo

La travolgente diva californiana entra negli «anta» senza complessi: l'importante è vivere sempre senza freni e alla larga dalla banalità

Chissà che cosa avrà pensato l'inconsapevole talent scout che l'ha incrociata a una festa a Los Angeles, nell'estate del 1988: io un'idea ce l'avrei, ma non vorrei sembrare prosaico. Impossibile biasimarlo, del resto: era difficile immaginare che quello splendore avesse solo 16 anni... Fatto sta che i due cominciano a parlare e, grazie alle conoscenze del suo ammiratore (un fotografo, tramandano gli storici), una settimana dopo la ragazza firma il suo primo contratto come modella e, per cinque anni, gira il mondo in lungo e in largo.

Nella vita di Cameron Diaz, questa è la parte banale: beata lei. Poi è arrivato il resto, un'avventura quasi unica nel suo genere, scandita com'è da un vortice di film, dollari, passioni e copertine, eppure vissuta sempre con semplicità e l'aria divertita di chi si sente libero.

Il 30 agosto per lei non è un giorno qualsiasi: compie 40 anni. Molte sue colleghe si butterebbero dalla collina di Hollywood, ma lei no: difficilmente passerà la giornata barricata in casa, davanti a un calendario intriso di lacrime, né tanto meno in un deprimente vip club, attorniata da una corte di adulatori prezzolati. Non è proprio il tipo: molto meglio far finta di niente e continuare a vivere a trecento all'ora, perché non c'è niente che rallenti l'invecchiamento come non avere rimpianti, e fare sempre il cazzo che ti pare. Il problema, al di là dei proclami, è esserne capaci, ma Cameron Michelle Diaz da San Diego, California, sotto questo profilo è di un altro pianeta.

Un rullo compressore, e una vera predestinata: quando nel '94 si presenta per il provino di The Mask, la commedia con Jim Carrey che la trasforma in una star, non ha mai visto un set cinematografico: è l'incredibile successo del film che la costringe a studiare recitazione. Da quel momento, l'uragano biondo (ma con bollentissimo sangue latino nelle vene: il padre, Arturo Diaz, è cubano) si diverte a sbriciolare, con quel sorriso travolgente e le curve da urlo, tutte le cattiverie che cominciano a girare sul suo conto. Dicono che è una come tante? Facciano pure, a lei bastano un altro paio di film, tra cui il mitologico Tutti pazzi per Mary, per diventare l'oggetto del desiderio di mezzo mondo e una miniera d'oro per i produttori.

Nel 2007 la rivista Forbes, piuttosto autorevole in fatto di conti, ha calcolato che per ogni dollaro guadagnato, Cameron ne fa incassare nove: roba da far impallidire Re Mida. Niente di strano se, durante la sua irresistibile ascesa, entra perfino in quello che a Hollywood chiamano "20 million club” , riuscendo a farsi scucire venti milioni di cachet per un film (per la cronaca, era il sequel di Charlie's Angels). Nessuna attrice, a parte Julia Roberts, c'era mai riuscita.

Nel frattempo le malelingue cambiano disco: okay, piace al pubblico, ma è un'attrice mediocre. Dev'essere per questo che viene ingaggiata da registi come Danny Boyle (Una vita esagerata), Oliver Stone (Ogni maledetta domenica) e Martin Scorsese (Gangs of New York)... E chi, più di recente, le rimproverava di girare solo commedie, ha dovuto sgranare gli occhi vedendola mei panni di mamma disperata in drammi cupissimi come La custode di mia sorella e The box. E, se parliamo di duttilità, non dimentichiamo che ha dato la voce alla principessa Fiona, la moglie di Shrek, nella fortunatissima saga dell'orco verde.

Questa è l'attrice, ma la donna è ancora meglio. Dichiara di non essere mai stata single da quando aveva 15 anni, eppure, anche quando è stata con uomini noti come i colleghi Matt Dillon, Jared Leto o Justin Timberlake, o l'asso del baseball Alex Rodriguez, nessuno ha mai avuto il coraggio di etichettarla come “la fidanzata di”, perché la più famosa era lei. Racconta con nostalgia delle sue sbronze giovanili (al limite del coma etilico) e di quando si è fratturata il naso facendo surf alle Hawaii. Non perde occasione per decantare l'importanza del sesso nella sua vita (specificando che le piace farlo con uomini, donne e da sola) e, in un'intervista a Playboy, nel 2010, raccontando dei tanti aerei presi nel corso degli anni pur passare la notte con la sua fiamma del momento, ha commentato serafica: «Cosa non si fa per un cazzo». Esibizionismo? No, sincerità. Voglia di pubblicità? Siamo seri, nessuno ne ha meno bisogno di lei. Il fatto è che Cameron si è guadagnata il diritto di essere sempre e comunque se stessa, e questo anziché penalizzarla l'ha resa ancor più simpatica. Certo, a volte lascia senza parole. Vi viene in mente un'altra superstar che dichiarerebbe ai giornali che andrebbe volentieri a letto con la top model Heidi Klum? O che, ospite di un programma seguitissimo come il Tonight Show with Jay Leno, beve un sorso di una Coca-Cola e poi spara un rutto alla Fantozzi?

Okay, forse non sarà mai ospite a Buckingham Palace, ma se pensiamo alla banalità desolante di tante sedicenti dive, alle interviste fotocopia e agli sfoghi pilotati dagli uffici stampa, una ragazzaccia così ci fa sognare ancora di più. E allora buon compleanno, Cameron, e non cambiare mai.

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Alberto Rivaroli