Aspirante vedovo, Luciana Littizzetto non basta
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Aspirante vedovo, Luciana Littizzetto non basta

In coppia con Fabio De Luigi, è protagonista di una commedia incolore e noiosa, diretta da Massimo Venier

Da una parte ci sono due attori di grande fiuto comico, Fabio De Luigi, con quella sua faccia da chi è in perenne ritardo perché non gli è suonata la sveglia, e Luciana Littizzetto, Giamburrasca che sembra sempre stia per fartela. Dall'altra c'è il regista Massimo Venier, che con il trio Aldo, Giovanni & Giacomo ha cucito commedie abbastanza gradevoli.

Le premesse di Aspirante vedovo (dal 10 ottobre al cinema), film che si ispira a Il vedovo (1959) di Dino Risi, sembrano pertanto sufficientemente allettanti. Ma, aspiranti spettatori, perdete voi ogni speranza di trascorrere 84 minuti spensierati in balia delle risate o del gustoso e acuto intrattenimento. Il volto che accompagna la visione della pellicola è per lo più immobile, fermo, quasi mai rotto in sorrisi o in emozioni: un elettrocardiogramma piatto. 

Sulla falsariga dell'originale, la commedia (che non fa ridere) di Venier ci presenta una coppia di coniugi tutt'altro che romantica e felice (negli anni '50 il duo era composto da Alberto Sordi e Franca Valeri). Lei (Littizzetto) è Susanna Almiraghi, una industriale potente e affermata, con grande senso degli affari e altrettanto cinismo, per nulla incline al fallimento. Il suo unico insuccesso è... il matrimonio. Suo marito Alberto Nardi (De Luigi) è infatti un assoluto incapace e per di più arrogante, che finge - anche con se stesso - di essere un brillante imprenditore. Peccato però che la sua attività sia in assoluta disfatta e che per risollevarsi abbia bisogno, tanto per cambiare, dell'aiuto della consorte (ovvero una firmetta sulla fideiussione). Tra i due corre la massima disistima. Ad Alberto guizza però un lampo di vitale ottimismo quando crede che sua moglie sia morta. Da lì intuisce cosa potrebbe essere la sua fortuna: diventare vedovo.

Questa matassa narrativa, che presenta tante potenzialità comiche o di approfondimento sarcastico, viene sviluppata in maniera piatta e senza osare. I buoni De Luigi e Littizzetto sembrano contenuti e non liberi di apportare qualche loro tocco alla parte, risultando poco avvincenti. La regia non affonda mai il colpo, né dal punto di vista dell'ilarità, né sotto il profilo della satira a una parte della società senza scrupoli, attenta ad aiutare i bambini neri piuttosto che i malati solo perché fa più presa sulla gente e sulla stampa. 

De Luigi/Nardi ha come suo fedele e tristissimo braccio destro Stucchi, interpretato da Alessandro Besentini, ovvero l'Ale del duo di cabarettisti Ale e Franz: anche questo personaggio è però monocorde, quasi lugubre, quasi irritante nel suo essere incolore.

Per un po', durante la proiezione, ho cercato di appigliarmi a "Lucianina", sperando che potesse prima o poi dare una stoccata grintosa all'incedere monotono. Ma è stata un'attesa disillusa. Aspirante vedovo lusinga la noia. 

La battuta da ricordare? È in bocca alla Littizzetto: "Non potrei mai fare il presidente, ho un grande difetto: la first lady". 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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