American Sniper di Clint Eastwood: la tempesta di critiche e polemiche punto per punto

Il cecchino protagonista del film è un eroe o un killer? Al regista accuse di propaganda e battute divertite sul bambino finto

American Sniper travolge il botteghino. In Italia in neanche un mese di programmazione ha varcato i 16 milioni di euro superando già il campione degli incassi del 2014, Maleficent. Negli Stati Uniti - dove è uscito in poche copie il giorno di Natale per avere una distribuzione più capillare dal 16 gennaio - conta oltre 128 milioni di dollari, a fronte di un budget di 58,8 milioni. "Il film è diventato un fenomento culturale", ha detto entusiasta Dan Fellman della Warner Bros. "La gente non lo vede come un film di guerra, ma come un film su un eroe, sulla famiglia e sul patriottismo. È il primo vero film su un supereroe 'reale'".

"Supereroe reale", una definizione che ben si inserisce nel mare magnum di polemiche vorticate, come la tempesta di sabbia del film, attorno all'ultimo lavoro di Clint Eastwood. C'è stata una vera e propria corsa ad appiattire, scandagliare, usare a mo' di bandiera o di minaccia, il biopic su Chris Kyle, il cecchino più infallibile della storia militare americana, chiamato dai miliziani iracheni "il diavolo di Ramadi" e autore di 160 morti accertate dal Pentagono (anche se lui sosteneva fossero 255). Clint ha già spiegato che Kyle per lui rappresenta l'emblema del dovere e la dimostrazione di come le ferite della guerra segnino la vita propria e di chi si ama.

Cerchiamo di raccoglie per punti le critiche e le contro-critiche mosse ad American Sniper

1) Cecchini: codardi o coraggiosi?

Michael Moore, il regista che in Fahrenheit 9/11 tracciò legami segreti tra la famiglia Bush e la famiglia Bin Laden, ha sferzato su Twitter: "Mio zio fu ucciso da un cecchino nella seconda Guerra mondiale. Ci è stato insegnato che i cecchini erano codardi. Ti spareranno alla spalle. I cecchini non sono eroi. E gli invasori anche peggio". E ancora: "Però se sei sul tetto di casa tua per difenderla dagli invasori che sono venuti da 7 mila miglia, non sei un cecchino, sei coraggioso, sei un vicino". 

Su Facebook però il regista loda l'interpretazione di Bradley Cooper nei panni di Chris Kyle, definisce American Sniper uno dei migliori film dell'anno e sottolinea come emerga un sentimento contro la guerra, precisando però che Clint confonde nella sua narrazione il Vietnam e l'Iraq e che gli iracheni sono sempre definiti "selvaggi"

La replica è della repubblicana Sarah Palin, ex candidata alla presidenza americana, sempre tramite Twitter e Facebook: "Dio benedica le nostre truppe, in particolare i nostri cecchini. Sinistra di Hollywood, mentre accarezzi i trofei di plastica che vi scambiate l'un l'altro, mentre sputi sulle tombe dei combattenti per la libertà che ti permettono di fare ciò che fai, il resto dell'America sa che non sei degna di lucidare gli stivali di Chris Kyle". 

2) Un eroe o un killer?

"Perché i semplicistici patrioti lo trattano come un eroe?": questo si chiede, riferendosi a Kyle, la giornalista e scrittrice Lindy West sul Guardian che punta il dito sul "divario tra le intenzioni di Eastwood e la ricezione del suo pubblico". Soprattutto bacchetta la mistificazione della destra americana: "Gran parte della destra statunitense sembra aver colto al volo American Sniper con superficiale comprensione, trattandolo con la stessa sconsiderata reverenza che avrebbe con l'inno nazionale o la bandiera"; "il film è stato appiattito a un simbolo per servire gli interessi di un'ideologia che, probabilmente, è in contrasto con l'ethos del film stesso".
Sul profilo Facebook del repubblicano Paul Gosar, l'ex Marine Sean Johnson spiega come i "cecchini giocano un ruolo chiave nelle operazioni militari", "un buon cecchino eliminando un attentatore suicida può risparmiare decine di truppe", persone come Kyle sono "alcuni dei nostri uomini migliori".
Di tutt'altro avviso la giornalista Rania Khalek che vede in American Sniper una "pericolosa propaganda che santifica un assassino di massa e riscrive la guerra in Iraq". Definisce Chris Kyle un "American psycho", preoccupata poi che il film generi "minacce di morte contro gli arabi e i musulmani". 

3) Clint edulcora il libro

Una delle accuse contro American Sniper è che edulcori il libro da cui è tratto, l'omonima autobiografia scritta da Chris Kyle uscita nel gennaio 2012, un anno prima che venisse ucciso in un poligono di tiro da un commilitone marine che soffriva di disturbo post traumatico da stress. "Purtroppo il film, come un libro di memorie, assume una prospettiva troppo riverente, che porta a una mancanza di difetti del personaggio principale, ritratto come un patriota perfetto che risponde a un perfetto senso del dovere", scrive l'Observer.
"Chiunque abbia letto l'autobiografia di Kyle sa che la sua spavalderia non lasciava spazio a dubbi. Per lui i nemici erano selvaggi e ignobile male", è l'analisi di New Republic. "Il suo unico rammarico era non averne uccisi di più". 
Il film drammatizza un libro che probabilmente già è stato drammatizzato (qui vi raccontiamo le licenze di sceneggiatura che si è preso Clint).

4) Tra riferimenti al nazismo e lo spettro dell'Isis 

Seth Rogen, produttore, sceneggiatore e protagonista di The Interview, altro titolo al centro di un caso politico, su Twitter aveva scritto: "Mi ricorda il film che si sta mostrando nel terzo atto di Bastardi senza gloria". In questa frase c'è stato chi ci ha subito letto un paragone a un filmetto nazista, ricordando quindi a Rogen che "uomini come Kyle sono il motivo per cui ora non ti trovi in una prigione nordcoreana". Lo stesso attore ha però poi precisato: "Ho solo detto 'mi ricorda'. Mi è piaciuto American Sniper. Mi ha solo ricordato scene di Tarantino", volendo poi specificare come suo nonno fu un veterano.

Newt Gingrich, ex speaker repubblicano della Camera, giusto per abbassare i toni, ha invitato Michael Moore a passare alcuni giorni con l'Isis e Boko Haram, così da poter poi apprezzare American Sniper.

5) Il film potrebbe influenzare il processo

Collaterale a questa fiumana di commenti, c'è la anche la rabbia di J. Warren St. John, avvocato di Eddie Ray Routh, il reduce di guerra che nel 2013 uccise Kyle. Secondo il legale l'intensa campagna pubblicitaria di American Sniper, le continue interviste rilasciate dalla vedova Taya Kyle e la raffigurazione di Kyle come un eroe fatta dal film contribuiscono a creare un clima ostile verso il suo assistito, influenzando il processo. 
Routh comparirà in giudizio l'11 febbraio, dieci giorni prima della cerimonia degli Oscar che vede la pellicola di Eastwood candidata a sei statuette tra cui miglior film e miglior attore protagonista per Bradley Cooper.

6) Quell'imbarazzante bambino finto

Di certo tutt'altro che ideologica è l'ennesima critica mossa ad American Sniper. Rientrato dall'Iraq, tornato da sua moglie (interpretata da Siena Miller), il Chris di Bradley Cooper abbraccia la sua seconda nata, che è evidentemente una bambola: una scena alquanto imbarazzante. In internet sono fioccate battute di scherno: "è un elemento brechtiano?", scherza qualcuno. 

Lo sceneggiatore Jason Hallha spiegato in un tweet poi cancellato: "Devo rovinare il divertimento, ma il bambino vero #1 è arrivato con la febbre. Il bambino vero #2 non si è presentato. (E la voce di Clint) Datemi la bambola, ragazzi".

American Sniper
Warner Bros. Pictures
Bradley Cooper in "American Sniper"

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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