Alberto Sordi, 100 anni da italiano medio: curiosità e video
Alberto Sordi alla radio davanti a un microfono (Foto: Ansa)
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Alberto Sordi, 100 anni da italiano medio: curiosità e video

Ripercorriamo l'amicizia con Federico Fellini, quando erano ancora «due poveracci, senza una lira», la sua allegria anche fuori dal set, l'abitudine di apostrofare tutto con «stronzo»...

Cento anni fa nasceva Alberto Sordi: 15 giugno 1920, Roma, ovviamente. Attore e regista venerato (o snobbato), è stato rappresentante dell'italiano medio e di una romanità cinica e ridanciana. Allegro e smisurato, determinato e carismatico, attorno a lui si è creato un mito popolare, tanto che alla sua morte (24 febbraio 2003) ricevette la solennità dei funerali di Stato (come il suo amico Fellini e Mike Bongiorno).

C'è poco da aggiungere ai giudizi critici sulla sterminata filmografia di Alberto Sordi, che non comprende solo titoli stra-noti come Il marchese del Grillo, La grande guerra, Un borghese piccolo piccolo, Un americano a Roma, I vitelloni; ci sono anche titoli che si conoscono un po' meno, magari da scoprire, come Il diavolo e Detenuto in attesa di giudizio, rispettivamente Golden Globe e Orso d'argento al miglior attore (Edoardo Pesce, l'attore che ha rifatto vivere l'Albertone nazionale in tv pochi mesi fa, ci ha detto di apprezzarli molto).

Cerchiamo qui di infilarci tra alcune curiosità cinematografiche e umane sull'Alberto Sordi, maschera comica dei lati più miserevoli degli italiani.

Non era un comico triste

Molti comici, fuori dai set, sono tristi e ben diversi dai personaggi interpretati. Alberto Sordi non lo era. Era allegro e trascinante, sempre protagonista. Christian De Sica, figlio del grande Vittorio con cui Sordi lavorò in Il giudizio universale e Il boom, ha ricordato a Il Messaggero: «Scherzosissimo e sempre allegro a differenza di tanti comici che, come Totò, fuori dal set ostentavano una tristezza quasi lugubre. Amava giocare e far ridere anche nelle occasioni più inaspettate. All'inaugurazione di Dinocittà, gli studios di Dino De Laurentiis sulla Pontina, Alberto diede uno spintone a papà che finì tra le braccia di un esterrefatto Amintore Fanfani. Vittorio si scusò tra le risate generali: quest'uomo, onorevole, mi spinge da vent'anni».

L'abitudine di dare dello "stronzo"

Moraldo Rossi, amico e ispiratore di Federico Fellini, ha raccontato un aneddoto su Sordi. «Alberto aveva tante qualità e tanti difetti. Soprattutto aveva un vizio, quello di dare dello "stronzo" a tutti: alle comparse, agli altri attori, a tutti. Era un suo modo di scherzare, di relazionarsi con gli altri, ma non a tutti faceva piacere».
E, proprio a Moraldo, non piaceva essere apostrofato "stronzo", tanto che sul set de I vitelloni per poco non venne alle mani con Sordi, lo spintonò e lo riempì di improperi. Albertone, che era la star del film, non reagì. Fu poi Fellini, che tanto era amico dell'uno come dell'altro, a intervenire e sedare gli animi, usando così la parola incriminata: «Non fate gli stronzi, litigate mentre giriamo?». Sordi, a ruota, stemperò con una delle sue tipiche risate e la battuta, in romanesco: «Davvero me volete menà?». Tutto passò.

Qui vediamo Sordi indomabile solare e scherzoso, durante un'intervista negli Stati Uniti, sul set del film Mafioso:

L'amicizia con Fellini

Sordi e Fellini si conoscevano prima che entrambi diventassero famosi. Si conobbero durante la seconda guerra mondiale, quando Fellini si trasferì a Roma da Rimini. A poco dopo, risale anche l'incontro di una vita, quello tra Fellini e Giulietta Masina. Albertone l'ha raccontato in un'intervista che un po' commuove.

«Eravamo due poveracci, senza una lira. (...) Io e Federico Fellini facevamo lunghe passeggiate la sera, sognavamo, parlavamo di aspirazioni (...). Solo che lo dovevo sostenere, c'aveva fame, gli era rimasta una testa così, piena di capelli, su un corpo che ormai non si sosteneva più».

E fu Fellini, invece, a sostenere Sordi e a dargli fiducia anche dopo l'insuccesso di Mamma mia, che impressione di Roberto Savarese (1951) e dopo Lo sceicco bianco dello stesso Fellini (che non piacque alla critica): molti del settore pensavano che il nome di Sordi fosse legato a débâcle ai botteghini. Fellini lo volle fermamente per I vitelloni, e gli lasciò anche libertà di disegnare il suo personaggio: i dialoghi di Sordi in Lo sceicco bianco e I vitelloni sono scritti da Sordi stesso.

Fu cacciato dall'Accademia dei filodrammatici

Quella che poi divenne la sua caratteristica vincente, quella romanità spiccata, all'inizio della carriera fu un limite per Sordi. Chi ha visto il film Permette? Alberto Sordi lo sa benissimo: nel 1936, quando aveva 16 anni, Sordi si iscrisse al corso di recitazione all'Accademia dei filodrammatici di Milano. Venne però presto cacciato, perché quell'inflessione dialettale romanesca fu considerata un evidente limite. La sua insegnante anzi gli disse che non sarebbe mai diventato un vero attore.

Qui la ricostruzione dell'episodio nel film Permette? Alberto Sordi:


Per lui non solo lodi

«È stato l'attore più grande ma è soprattutto stato uno straordinario autore, l'artefice del suo personaggio con cui ha attraversato più di 50 anni di storia italiana. Da regista dico che era straordinariamente facile lavorare con Sordi proprio perché era un grandissimo», ha detto di lui Mario Monicelli, che lo ha diretto in Un borghese piccolo piccolo, I nuovi mostri, Il marchese del Grillo, Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.

Ma Alberto Sordi non è stato solo amato e adorato, ha e ha avuto anche "nemici". È memorabile una battuta del film Ecce Bombo (1978) di Nanni Moretti: «Rossi e neri sono tutti uguali? Ma che, siamo in un film di Alberto Sordi? Sì, bravo, bravo... Te lo meriti Alberto Sordi!».

Pier Paolo Pasolini, invece, così rifletteva sulla sua comicità: «Alla comicità di Alberto Sordi ridiamo solo noi: perché solo noi conosciamo il nostro pollo. Ridiamo, e usciamo dal cinema vergognandoci di aver riso, perché abbiamo riso sulla nostra viltà, sul nostro qualunquismo, sul nostro infantilismo».

Sandra Milo, che recitò con Sordi in Lo scapolo, pativa la sua carica accentratrice: «Era un accentratore terribile e si considerava nei pressi di Dio. Per lui al mondo c'era soltanto Sordi. Sordi e basta».

Ecco Sordi e Milo ne Lo scapolo (1955):

Lo Scapolo - "Amanti senza domani" - Alberto Sordi - By Film&Clipswww.youtube.com

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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