Beautiful: trent'anni di amori, scandali e tanto kitsch
Ufficio Stampa Mediaset
Televisione

Beautiful: trent'anni di amori, scandali e tanto kitsch

Giovedì 4 giugno la soap opera celebra trent'anni di messa in onda in Italia. Ecco tutti i numeri, i record e le curiosità di Beautiful - dalle "resurrezioni", alle nozze trash fino agli amori malati - trasmessa su Canale 5 dal lunedì al sabato alle 13.40

La leggenda, confermata con mitologica e ferocissima ironia dal diretto interessato, narra che Francesco Cossiga, ottavo Presidente della Repubblica dal 1985 al 1992, non si perdesse una puntata di Beautiful, preoccupato com'era per le sorti amorose di Brooke e Ridge. Era il 4 giugno del 1990 quando la popolare soap, che in America già sbancava gli ascolti, approdò per la prima volta sugli schermi italiani, prima su Rai 2 poi stabilmente su Canale 5, dove da tre decenni va in onda con successo tutti i giorni. Più che una soap è ormai un fenomeno di costume, roba da Guinness dei primati, tra colpi di scena e tripli carpiati, tradimenti, bugie, scandali, resurrezioni, amori al limite dell'incestuoso e una sceneggiatura eternamente in bilico tra il feuilleton spinto e il kitsch senza paura.

I trent'anni di Beautiful tra grandi ascolti e kitsch spericolato

Sembravano destinati a restare imbrigliati dell'immaginario televisivo degli anni '90, invece le imprese della famiglia Forrester (e con loro gli Spectra, i Logan e poi gli Spencer) – titolari di una potente azienda di moda - hanno scavallato il secolo e ancora oggi tengono banco in trentacinque paesi al mondo: Beautiful è la soap opera più vista in termini assoluti, colleziona premi ovunque, e solo in Italia è seguita in media su Canale 5 da 2.846.000 spettatori, pari 15.1% di share, ma negli anni gloriosi ha veleggiato spesso intorno ai 5 milioni. Il segreto del successo? Piace perché è un fenomeno a tratti incomprensibile, con le sue sterzate al limite dell'imbarazzante, la trama contorta e nebulosa ma allo stesso tempo quasi prevedibile: ti puoi addormentare in preda alla digestione o smettere di guardarla per qualche settimana (tanto sul web ci sono chilate di trame e anticipazioni), poi ricominciare e dopo un attimo di smarrimento riprendere il filo dell'intricata matassa.

In fondo Beautiful è blanda camomilla post prandiale corretta con una buona dose di kitsch spericolato, innocua copertina sulle gambe per il tele-dormenti in pausa pranzo, granitica certezza televisiva come il monoscopio dei tempi che furono. E se una volta i fan s'incazzavano per l'uscita di scena di un personaggio – per dire, la sostituzione di Ridge, con l'addio dell'iconico mascellone Ronn Moss e l'arrivo dell'insipido Thorsten Kaye, provocò una rivolta – oggi al massimo scatenano l'inferno su Twitter per gli episodi tagliati e la messa in onda falcidiata da pubblicità e televendite che ne comprimono al minimo la durata (massima resa e poca spesa, signora mia!).

Perché l'addio di Stephanie ha cambiato tutto

«Sono molto orgoglioso che la serie duri da 30 anni. Credo che abbiamo creato una sorta di famiglia allargata per i nostri telespettatori. È difficile trovare cose nella vita su cui contare», dice gongolante (chiaramente brandendo l'estratto conto della banca) Bradley Bell, produttore esecutivo e capo sceneggiatore che ha raccolto il timone dei suoi genitori, i creatori di Beautiful. Il punto sta proprio attorno a quella "famiglia allargata", che regge nonostante il fulcro di tutto il clan e di tutti gli snodi della sceneggiatura, l'iconica Stephanie Forrester (interpretata dall'oggi 80enne Susan Flannery), sia uscita di scena ormai otto anni fa facendo traballare ancora di più la già instabile impalcatura della trama. Cattiva per eccellenza, ma al tempo stesso capace di slanci d'amore impensabili, feroce burattinaia delle altrui vite, nonna amorevole, perfida donna d'affari, Stephanie era soprattutto la temibile suocera di tutte le suocere, in grado di gesti estremi come quella volta in cui tentò di strozzare l'odiata Brooke.




La quale, va detto, non si è fatta mancare nulla in questi trent'anni (tralasciamo l'eccesso di ritocchini cui si è sottoposta la sua interprete, Katherine Kelly Lang), sfiorando i venti matrimoni di cui tre con altrettanti uomini di casa Forrester, il capostipite Eric, Thorne e ovviamente Ridge. Con quest'ultimo sta a quota nove nozze, con due vette trash inarrivabili: come dimenticare infatti quella volta che il mascellone in preda a un raptus romantico – durante una delle puntate girate in Puglia – le condusse in un uliveto per farle trovare l'anello di fidanzamento chiuso in un'oliva gigante? O di quella volta che Brooke, scarmigliata e affannata, interruppe la cerimonia di nozze di Ridge e Taylor (campionessa di resurrezioni, ben due, e di esperimenti di chirurgia plastica da querela immediata), irrompendo nella casa sul mare e sfondando la porta in sella a un cavallo?

Le resurrezioni, i momenti più folli e tutti i numeri di Beautiful

Del resto cucire per trent'anni una trama senza grinze e accenti surreali sarebbe impossibile e gli aficionados di Beautiful sono così abituati alle sterzate assurde che non si accontenterebbero più di una sceneggiatura lineare tutta cuore, amatori seriali e bicipiti scolpiti in pausa pranzo (ah, come sono salutisti questi stilisti californiani). Quando i tentati omicidi – cult quella volta che Stephanie spinse giù dalle scale di casa l'arci nemica Jackie, un'altra milf che mise gli occhi, e non solo quelli, su Eric –, le collezioni di moda rubate, le scalate societarie, gli amplessi in sauna (luogo prediletto per incontri fugaci e tradimenti imprevisti, anche quelli sempre in pausa pranzo), le nozze annullate, i testamenti taroccati, i naufragi, gli aerei schiantati nel deserto e il palesarsi di fratellastri improvvisi non bastano più, gli sceneggiatori scatenano i bazooka.



Così c'è il filone resurrezioni, con Taylor a quota due, una per Macy e Felicia, e due per la perfida Sheila (da Febbre d'amore con furore, perché farsi mancare un crossover con un'altra soap?), con la quale i produttori sdoganarono il tema dei disturbi psichici. Poi c'è quello dei figli – figliano tutti molto, a tutte le età, poi si lasciano, minacciano rapimenti, ma poi si riappacificano – compreso quello partorito da Taylor per un errore della clinica della fertilità ma biologicamente figlio di Brooke. E quello degli «amori malati», come la strana attrazione tra Ridge e Bridget, con quest'ultima convinta di essere figlia del mascellone ma in realtà nata dall'amore clandestino tra Brooke ed Eric (ovvero il nonno). E poi ancora la svolta sociale (si sogna, ma qualche volta si riflette pure), toccando temi forti come gli abusi sui minori, il cancro, la questione dei senzatetto, la transessualità o ancora l'Aids, quando ancora nelle serie tv non ne parlava nessuno.

Capitolo a parte lo meriterebbero i personaggi borderline – cioè quasi tutti – ma la storia si fa così complessa che non basterebbe una tesi di laurea. Si va da Quinn, eroina del male delle ultime stagioni, che ha cercato tra le altre cose di ammazzare con una spada Liam, il fratellastro del figlio Wyatt, o ancora Pam, che prima cercò di avvelenare Eric e poi cosparse di miele la di lui compagna, Donna, legandola a un albero per farla divorare da un orso. La lista degli espedienti narrativi folli è sterminata nelle 374 mila pagine di copione scritte in tre decenni: tra i numeri da segnalare, spiccano 100 matrimoni celebrati, 22 bambini nati, 22 personaggi morti (di cui 3 resuscitati e 3 in "visita" dall'aldilà), 4160 ore di girato, 8300 puntate e più di 1700 set allestiti. E non finisce qui.

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Francesco Canino