TJ Jackson
Alessandro Perrotta
Musica

TJ Jackson: «Mio zio Michael voleva cambiare il mondo»

Abbiamo intervistato l'artista californiano, figlio di Tito Jackson e nipote del Re del Pop, in occasione del suo unico concerto italiano a Napoli. In cantiere un nuovo album con i 3T

«Siamo tutti uniti/ E siamo forti/ E ancora oggi, siamo una grande famiglia». Queste liriche, contenute nell'emozionante canzone 2300 Jackson Street dei Jacksons al gran completo (compresi Michael, Janet, Rebbie e gli allora giovanissimi 3T), spiega il forte senso di unione della famiglia Jackson, che, partendo da Gary, una piccola cittadina industriale dell'Indiana, ha conquistato il mondo intero grazie al talento e al duro lavoro dei suoi componenti. Oggi, oltre ai Jacksons (che sono rimasti in tre, ma sono ancora molto attivi in tour), a Janet e a Jermaine, l'eredità artistica e umana della famiglia più famosa nella storia della musica afroamericana è portata avanti da TJ Jackson, figlio di Tito e nipote di Michael, nato a Los Angeles quarantaquattro anni fa, che si divide tra la sua attività solista, quella di autore di brani per altri (Bruno Mars, Janet Jackson, Linday Lohan) e di membro fondatore dei 3T insieme ai fratelli Taj e Teryll. TJ (abbreviazione di Tito Joe) è attualmente in Europa per il tour A Night To Remember a supporto del suo ultimo album, l'eccellente Acoustic Session del 2022, che raccoglie, in chiave acustica, i suoi brani solisti degli EP Obsession e Damaged del 2020 e un omaggio a suo zio Michael Jackson con un'intensa versione unplugged di Human Nature, in occasione dei 40 anni dell'album Thriller.

Abbiamo incontrato dal vivo TJ in una sala affrescata della suggestiva Villa di Donato (nel borgo di Sant’Eframo vecchio, non lontano da Capodimonte, una delle zone più panoramiche di Napoli), dove la sera si è esibito il cantante per un intimo concerto acustico nella limonaia della villa settecentesca di Patrizia De Mennato, dove il musicista Brunello Canessa cura la stagione concertistica. L'evento è stato realizzato dalla società americana Rio de Rojo Entertainment in collaborazione con il giornalista Michelangelo Iossa e con Grazia Di Somma della MJJ Foundation di Napoli, che aveva già ospitato dal vivo i 3T in occasione del Michael Jackson Day del 2018. «Ricordo con grande gioia il concerto con i miei fratelli e quei giorni di agosto del 2018 a Napoli, una città meravigliosa, che ho visitato con la mia famiglia», ha dichiarato TJ. «Se Roma è il cuore dell'Italia, Napoli è l'anima: c'è qualcosa di profondamente genuino e autentico, in questa città, che mi fa sentire fortemente connesso con essa». Chi conosce da vicino il mondo della musica, sa bene che, quasi sempre, gli artisti più grandi sono anche i più umili e disponibili nelle interviste. TJ è esattamente così: sorride sempre (e il suo sorriso è luminoso come quello di suo zio Michael), è gentile con tutti, parla con un tono di voce pacato e in un american english perfetto, si concede generosamente per foto e autografi sotto lo sguardo vigile e affettuoso della moglie e della sua manager, mentre i suoi tre figli piccoli si divertono a scorrazzare tra le grandi sale di Villa di Donato.

Poiché TJ Jackson si è dedicato, negli ultimi due anni, all'attività solista, gli chiediamo se è in cantiere un nuovo album con i 3T, che hanno debuttato nel 1995 con il grande successo dell'album multiplatino Brotherhood (prodotto da Michael Jackson, che ha prestato anche la sua inconfondibile voce nei singoli Why e I need you), per poi pubblicare Identity nel 2004 e Chapter III nel 2015. «Ci sarà sicuramente un nuovo album dei 3T nel 2024 o nel 2025, siamo fratelli e siamo cresciuti facendo musica insieme. Nostro zio Michael ci ha insegnato, prima di pubblicare un nuovo disco, che tutto deve essere realizzato nel migliore dei modi e che la qualità ha bisogno di tempo». Riguardo alla carriera solista, TJ ci ha detto che «amo esibirmi da solo per molte ragioni. Con i miei fratelli c'è più divertimento, loro sono anche i miei migliori amici e ogni volta che mi esibisco sul palco con loro mi ricordo quando ero giovane e mi divertivo nelle armonizzazioni vocali. Da solo, naturalmente, non posso armonizzare le voci, la mia è una performance completamente diversa (con un chitarrista e un percussionista ad accompagnarlo n.d.r.) perché ho una maggiore libertà nel decidere dove deve andare la mia musica, sia come performer che come autore. Come membro dei 3T, la musica è mia soltanto per un terzo e anche i miei fratelli ne devono essere orgogliosi, mentre, come artista solista, dipende tutto da me: se ne sono orgoglioso o meno, ne rispondo soltanto io. È una sensazione diversa, ma mi piace molto».

In attesa di pubblicare, nei prossimi mesi, il nuovo lavoro di inediti Pressure, il suo ultimo album Acoustic Session è stato ispirato dalla voglia di «trasmettere amore, autenticità, verità e di essere in intimità con gli ascoltatori». In apertura del CD troviamo uno dei suoi brani solisti di maggior successo, la sensuale ballad Insomnia, non a caso eseguita come bis anche a Napoli. «Insomnia è una canzone autobiografica», ci spiega TJ. «Una notte mi trovavo a letto con mia moglie. Eravamo entrambi molto stanchi, ma non riuscivamo a dormire, così abbiamo iniziato a parlare, a raccontarci storie, a ridere e a baciarci fino all'alba. Ci eravamo quasi dimenticati degli impegni della mattina dopo e abbiamo goduto ciascuno della compagnia dell’altro». A proposito delle canzoni inedite di Michael Jackson, che sono state pubblicate con il contagocce dalla Sony a partire dalla morte, nel giugno del 2009, del Re del Pop (che, notoriamente, registrava tra le 30 e le 40 canzoni per ogni album, prima di iniziare la selezione), TJ ha una sua idea: «Non so perché siano state pubblicate, finora, così poche canzoni di mio zio. Ti posso solo dire che le canzoni e le performance che ci ha lasciato Michael resteranno per tantissimi anni ancora, la sua eredità durerà per molto tempo. Non so se quella della Sony sia una strategia per preservare i suoi brani, visto che lui era un perfezionista che non avrebbe mai pubblicato una canzone che non fosse solida e completa da ogni punto di vista: io, ad esempio, sono un grande fan di Jimi Hendrix, morto oltre 50 anni fa, eppure i suoi album postumi vengono ancora pubblicati oggi, in modo da farli conoscere anche a un nuovo pubblico più giovane. Comunque il catalogo di mio zio, per me, è già più che sufficiente».

A proposito delle due canzoni di Michael Jackson che TJ ha cantato venerdì sera a Napoli, Man in the Mirror e Human Nature (oltre a una breve porzione di I'll Be There dei Jackson 5), il cantante californiano ci ha detto: «Sono le mie canzoni preferite di Michael, sia per il loro messaggio che per la loro bellezza senza tempo. Dipende dai giorni se preferisco l'una o l'altra, ma per me è un grande privilegio poterle cantare entrambe dal vivo». La morte di Michael nel 2009, sebbene siano passati tredici anni, è ancora uno shock per TJ, che, ricordando suo zio, si adombra per alcuni secondi: «Mi manca il suo sorriso, la sua risata contagiosa, il suo desiderio di divertirsi e di essere grande. Amavo guardarlo dal vivo mentre si sforzava in tutti i modi di cambiare il mondo, non solo dal punto di vista artistico, ma anche attraverso le sue numerose attività filantropiche. Quando mia madre è stata uccisa (Delores “Dee Dee” Jackson, la prima moglie di Tito Jackson, annegata in piscina nel 1994 dopo una colluttazione con il compagno Donald Bohana n.d.r.), lui è stata la persona della famiglia che ci è stata più vicina: anche se era sempre in giro per il mondo, trovava sempre il tempo per chiamarci ogni giorno e a volte prendeva l'aereo e ci raggiungeva a casa, anche solo per poche ore, per stare con noi e farci coraggio». Purtroppo il Re del Pop, oltre che uno degli artisti più grandi e amati di sempre, è stato anche uno più fraintesi, a causa delle tante calunnie e falsità scritte su di lui: «I media sono molto potenti e le notizie negative, si sa, vendono di più di quelle positive. Nessuno aveva un nome e una figura maggiore di Michael Jackson, era un obiettivo fin troppo facile, anche perché non rispondeva mai alle falsità che venivano scritte ogni giorno su di lui. Non credeva nella vendetta, ma nell'amore. Alcune persone hanno creduto ai media, altri a Michael, ma lui, te lo posso assicurare al 100%, è stata la migliore persona che abbia mai conosciuto in vita mia e quello che aveva il cuore più grande di tutti. Continuo ad amarlo e mi manca ogni singolo giorno della mia vita».

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Gabriele Antonucci