​Mahmood e Blanco
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Musica

Sanremo 2022: nella prima serata si salvano poche canzoni

Bene Mahmood e Blanco, La Rappresentante di Lista e Dargen D'Amico. Gli altri big non convincono e alla fine trionfano i super ospiti Maneskin

Nella prima serata del Festival di Sanremo si sono esibiti 12 tra i 25 artisti in gara, anche se si contano sulle dita di una mano le canzoni davvero interessanti. Come succede praticamente ogni anno, dopo aver ascoltato i brani eseguiti con l'orchestra di Sanremo viene spontaneo domandarsi: è davvero questo il meglio che ha da offrire oggi la musica italiana?

Sono queste 25 canzoni (tra le oltre 200 proposte) le più meritevoli di essere ascoltate a casa da milioni di persone? Domande a cui è davvero difficile rispondere in modo affermativo. Una serata musicalmente mediocre, riscattata però dalla straordinaria esibizione dei Maneskin, che hanno acceso di adrenalina il pubblico dell'Ariston con la canzone vincitrice di Sanremo 2021, la hit Zitti e Buoni, mostrando anche di saper toccare corde più profonde con l'intensa Coraline, esaltata dall'orchestra, una canzone che racconta una storia vera, personale e non a lieto fine: al termine del brano, il frontman Damiano si è commosso, ottenendo applausi scroscianti dal pubblico.

La serata è iniziata con l'esibizione dell'onnipresente Achille Lauro, alla sua terza partecipazione in gara negli ultimi quattro anni. Petto nudo, pantaloni di pelle e piedi scalzi, il biondissimo e tatuatissimo Achille Lauro va sull'usato sicuro con Domenica, un pezzo che, con le sue frasi secche, le sue esclamazioni e le sue citazioni, sembra un medley tra Rolls Royce e Me ne frego. Purtroppo anche la voce è sempre la stessa, sgraziata di sempre, affiancata questa volta dalle voci black delle sei coriste dell'Harlem Gospel Choir, evidentemente a disagio in un contesto nazionalpopolare. Domenica è una canzone furba, con il suo coro alla Vasco e con il suo fischio contagioso, così come è stata furba la finta benedizione con l'acqua battesimale (una trasgressione da assemblea studentesca): ma una canzone furba non è una canzone bella.

Sa molto di deja vu (vedi Oggi sono io di Alex Britti) la "baroniana" Ora e qui di Yuman, il vincitore delle Nuove Proposte, un brano sulla rinascita personale, dopo tante tribolazioni e tante notti insonni, dalle tinte soul. La voce, un mix tra Claudio Baglioni e Fausto Leali, non è male, l'interpretazione è un po' timida, ma la canzone, nel complesso, funziona, anche se non spicca certo per originalità. Capelli rossi, pelle bianca e abito da sera color cipria: un look decisamente elegante per Noemi, mentre l'interpretazione è poco raffinata e troppo caricata nel ritornello, appesantito da una base da discoteca commerciale anni Novanta, mentre nelle strofe (dove si sente la penna di Mahmmod) la cantante romana fa fatica a seguire un testo troppo ricco di parole. L'impressione è che il missaggio fosse troppo sbilanciato sull'orchestra, mettendo un po' in difficoltà Noemi: un brano da riascoltare. Il Gianni nazionale torna in gara a Sanremo dopo 22 anni con Apri tutte le porte, un pezzo in pieno stile anni Sessanta, ricco di fiati, scritto per lui da Jovanotti: una sorta di L'allegria vol.2 o di Bandiera Gialla 4.0, traboccante di ottimismo e di positività.

Morandi si impegna e sa usare il mestiere, ma la canzone, nonostante il ritornello a presa rapida, è davvero poca cosa. Il duo La Rappresentante di Lista ci risveglia dal torpore con la contagiosa Ciao Ciao, un gustoso pop-funk, tra Chic e Raffaella Carrà, che racconta la voglia di divertirsi, nonostante la fine del mondo ormai imminente: «Mentre mangio cioccolata in un locale/ Mi travolge una vertigine sociale/ Mentre leggo uno stupido giornale/ In città è scoppiata la guerra mondiale». Look tra lo Scialpi degli anni Ottanta e Edward Mani di Forbice, Michele Bravi ha il merito di portare sul palco dell'Ariston una canzone difficile e raffinata, Inverno dei fiori, incentrata sugli alti e i bassi di un rapporto di coppia, che ha il difetto di non spiccare mai il volo: peccato. Nessuno può discutere le qualità del cantattore Massimo Ranieri, che inLettera al di là del mare fornisce ancora una volta una lezione di classe, interpretazione e misura: peccato per qualche imperfezione vocale di troppo e per una canzone che non emoziona quanto dovrebbe.

Tra i grandi favoriti di Sanremo 2022 c'è il duo Mahmood e Blanco che, messo da parte temporaneamente l'urban pop, si è cimentato in un'intensa ballad contemporanea (scritta interamente da loro due) su un amore tormentato, nella quale l'alchimia tra le due voci, pur molto diverse, è perfetta. Brividi ha tutte le potenzialità per arrivare sul podio finale e per vincere la battaglia dello streaming e dei passaggi radiofonici. Anche se siamo ancora in pieno inverno, il tamarrissimo brano latin-dance Duecentomila Ore della spagnola Ana Mena, un mix tra i Gotan Project e un brano minore di Hit Mania Dance 1997, si candida già a diventare uno dei tormentoni estivi del 2022. Dopo aver ascoltato la canzone, la domanda che viene spontanea è: perché, Amadeus? Forte del primo posto degli album più venduti in Italia nel 2021 (Taxi Driver, citato anche nel testo), Rkomi, maschera alla Zorro e look di pelle nera da biker di un B-movie anni Sessanta, porta in gara Insuperabile, un ibrido tra rap e rock, con un riffone alla Personal Jesus e un pizzico di autotune, che suona come tutte le canzoni degli ex rapper che si sono convertiti tardivamente al rock. Potrebbe funzionare molto bene in radio, il che non necessariamente è un complimento.

Il cantautorapper Dargen D'Amico si è lamentato scherzosamente con Amadeus per essersi dovuto esibire subito dopo Coraline dei Maneskin, ma la sua Dove si balla è stata una salutare botta di vita, tra i Righeira e il Battiato più electro-pop, talmente trash e disimpegnata da essere sublime, con la sua cassa dritta e con il suo testo ironico, che strizza l'occhio all'attualità. Messi temporaneamente da parte gli amati ritmi reggaeton prodotti dai fidati Takagi & Ketra, Giusy Ferreri prova a reiventarsi conMiele, una canzone vintage e con un inedito (per lei) andamento gitano: il brano è debole e l'interpretazione, nonostante la trovata estemporanea del megafono, non convince: bocciata. I Meduza, trio di producer italiani da 8 miliardi di streaming, hanno fatto ballare a fine serata il compassato pubblico del Teatro Ariston con un medley dei loro successi, concluso dalla recente hit Tell It To My Heart con la voce di Hozier. Appuntamento a domani sera, sperando in canzoni migliori.
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Gabriele Antonucci