Sanremo prima serata
Colapesce-Dimartino / Ansa
Musica

Sanremo 2021, deludono le canzoni della prima serata

Maneskin, Colapesce-DiMartino, Ghemon, Coma_Cose e poco altro. Nonostante il cambio generazionale del cast, di sorprendente e realmente contemporaneo non c'è quasi nulla nelle canzoni del Festival

Fiorello con "l'Achille Lauro look" che strapazza a colpi di punk rock Grazie dei fior è stato il primo guizzo musicale e non solo del Festival. Un po' di adrenalina, esattamente quella che è mancata quasi del tutto nelle canzoni delle 4 nuove proposte: Elena Faggi, Gaudiano, Avincola e Folkast. In generale, non è stata esattamente una serata di grandi canzoni. Nonostante il cambio generazionale del cast, di sorprendente e realmente contemporaneo si è sentito poco. A parte l'autotune, una pratica che di fatto nuoce a qualsiasi brano. Vedi Madame...

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Ottantun anni in 4, i Maneskin sono stati un lampo di luce nel buio. Innanzitutto perché hanno avuto il merito di mettere al centro dell'Ariston un'attitudine rock and roll d'altri tempi. Sono una band, suonano come una band e sanno come si occupa uno spazio sul palco. Il loro pezzo, Zitti e buoni, è tutto fuorché sanremese, ma questo è in fondo un dettaglio. I migliori della serata. Insieme a Ghemon che ha voce, personalità e un pezzo non male anche se non convince del tutto. Da riascoltare. Interessante anche l'intensa complicità dei Coma_Cose: Fiamme negli occhi ha i numeri per andare ben oltre la settimana di popolarità sanremese.

Arisa presenta con un brano di Gigi D'Alessio, Potevi fare di più. Lo interpreta molto bene, ma ad una prima impressione sono tanti gli echi delle sue hit passate. Colapesce-DiMartino non sono esattamente un duo noto al grande pubblico, eppure nelle ultime settimane sono stati dati per favoriti dai bookmaker con Musica leggerissima, un viaggio nel tempo diretto verso il pop degli anni Ottanta con un pizzico di Battisti. Molto leggera, anzi leggerissima. Piacerà.

A seguire, Ora, di Aiello, che sforza molto la voce, ma il brano non arriva. Francesca Michielin e Fedez: tanto rumore per poco. Chiamami per nome è involuta e non decolla nonostante un discreto tasso di orecchiabilità nel ritornello. Max Gazzè (travestito da Leonardo Da Vinci) ha fatto di meglio, anche sul palco dell'Ariston, ma nel contesto della serata il pop visionario di Farmacista è una boccata d'aria fresca. Annalisa ha voce, si sa, ma un pezzo che non resta. Discorso analogo per Francesco Renga: voce pazzesca e canzone che non arriva. Almeno al primo ascolto...

Immancabile, l'Achille Lauro Show: nonostante l'ennesimo look esuberante alla Bowie, non spiazza e cade sulla musica. Molta teatralità, piume e lacrime di sangue al servizio di un sound che di rivoluzionario ha ben poco. E quest'anno gli è mancato pure l'effetto sorpresa di dodici mesi fa...

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Gianni Poglio