Musica

Quello che ho imparato da Home Festival

È finita la kermesse di cinque giorni che ha portato a Treviso 88mila persone. Come reagisce il pubblico italiano ad eventi dall'impronta così europea?

Oggi per Home Festival è tempo di bilanci. L'edizione numero sette della kermesse di musica è giunta al termine e sono già usciti alcuni dati. Primo fra tutti, il numero di visitatori: nell'arco delle cinque giornate sono stati circa 88mila (il 10% in più rispetto allo scorso anno). Tra le aree più frequentate la mini Lynchburg Square del partner Jack Daniel's : 20mila persone, con quasi 10mila drink venduti. 

Home Festival è un appuntamento da tenere d'occhio non solo perchè presenta una line-up interessante ma soprattutto perchè è uno dei pochi festival del nostro Paese che più si avvicina al modello europeo. Non a caso, nell'area della Dogana, non ci sono solamente palcoscenici, ma vere e proprie aree tematiche: dallo sport alla ristorazione, dalle associzioni alle attrazioni, senza dimenticare l'arte. Insomma: quello che Home Festival vuole proporre ai visitatori è un'esperienza vera e propria.

È forse questo il motivo per cui festival come lo Sziget, Glastonbury o Tomorrowland (tutti appuntamenti a cui Home guarda con attenzione) registrano numeri sempre più impressionanti. Cosa spinge i giovani ad acquistare i biglietti mesi e mesi prima, e spesso a scatola chiusa dato che la lineup viene annunciata solo negli ultimi mesi? Cosa c'è di unico in Home e nei festival simili? Il pubblico italiano è pronto per eventi del genere o siamo ancora troppo legati ad una dimensione più "tradizionale"?

Ma perchè continuare un'analisi sociologica quando possiamo coinvolgere direttamente alcune facce da festival? Eccone alcune...

Serve commentare? La #scoperta #musicale dell'anno!!#DubFx #treviso

Una foto pubblicata da Marlen Pizzo (@marlenpizzo) in data:


La prima ragazza che incontro è Marlen, subito dopo il live di Max Gazzè di ieri sera: "È sempre bravissimo, lui", mi dice. E ha decisamente ragione. Marlen ha 33 anni e una faccia curiosa, lavora come speaker a RDS e ama particolarmente i festival di questo genere, al punto da decidere di vivere Home ancora più da vicino: "Adoro la musica. Ho deciso di dormire in tenda, nell'area predisposta da Home. Un festival come questo va vissuto con la polvere e per i miei gusti qui ce n'è anche troppa. L'area tende non ha ombra. Dormire in tenda è un'esperienza abbastanza strong, ma sono felice di averla fatta. La prima sera, ad esempio, sono andata a letto alle 5.30 e mi sono alzata alle 8". Polvere a parte, quindi, una modalità ancora più affascinante di vivere in prima persona un festival del genere: "Qui puoi vedere di tutto. Da Alborosie ai Prodigy, da Gazzè agli Eagles of Death Metal. È un'immersione nella musica. Puoi godere di tutta la musica che puoi in un tempo ridotto". 


Voto positivo anche per tre ragazzi ventiquattrenni di Bassano del Grappa che ho incontrato all'interno dell'area di Jack Daniel's. Camilla è una studentessa ed è a Home per il secondo anno consecutivo: "Mi piace il fatto che ci sia tanta musica. In realtà lo scorso anno la lineup era più interessante; infatti ho comprato l'abbonamento a dicembre, pur non sapendo gli artisti che si sarebbero esibiti". Per Nicola, invece, è il terzo anno al Festival: "Gli artisti che hanno cantato non erano prettamente del mio genere, ma a vederla bene è stata l'occasione per conoscere meglio altri cantanti. C'è una varietà di musica impressionante". Andrea, invece, è di poche parole, ma riesce a spiegarsi benissimo: "Home è sentirsi a casa. Tornerò sicuramente anche il prossimo anno".

Lei è Denise. Ha 27 anni e anche lei è una tipa da Home Festival. #hf16 #jacks150 @dueditanelcuore

Una foto pubblicata da Giovanni Ferrari (@giovanniferrar) in data:


Capito infine a chiacchierare con Denise. Capelli rossi, un accento romano riconoscibile a metri e metri di distanza e una grandissima passione per i concerti. Di lavoro fa l'influencer e riesce in questo modo a godersi tanti live: "Lo scorso anno avevo definito l'Home Festival un mini Sziget, perchè mi era sembrato il festival nostrano più simile a un Festival europeo. Non rimangio quell'affermazione ma ho notato qualche passo indietro rispetto allo scorso anno quando c'era la voglia di dimostrare qualcosa, di spaccare, di posizionarsi ai vertici". Nonostante questo, Denise spiega: "È ammirevole il fatto che ci stiano provando, soprattutto in un luogo dove cercano di segare loro le gambe (i giornali hanno parlato di disturbo, troppo rumore, sporcizia come se ancora nel 2016 ascoltare la musica rock o ballare fino a tarda notte siano atti da condannare)".

Home Festival 2016
Ufficio Stampa
Home Festival 2016

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