Pianeta musica: tutti famosi, nessun famoso
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Pianeta musica: tutti famosi, nessun famoso

Nel grande caos del mercato musicale non esistono certezze, nemmeno i talent show: ci sono le superstar, i "grandi vecchi", la nostalgia (vedi il revival di T'appartengo di Ambra) e poi milioni di meteore che passano e vanno senza lasciare traccia

Che cosa è la musica in questo tempo? Verrebbe da dire un pianeta dove convivono artisti talentuosi di ieri e di oggi e una moltitudine di star o presunte tali. C’è un mondo reale, poi ce n’è un altro virtual/ promozionale in cui tutti funzionano alla grande, tutti racimolano clic da qualche parte, tutti sono famosi. Peccato che in questo mondo parallelo nessuno o quasi nessuno venda un cd o un vinile, o possa dire di vivere realmente dei proventi dello streaming. Ma questo sembra essere un dettaglio nel pianeta più pazzo del mondo dove tutto passa e va nel dimenticatoio nel giro di un attimo. I famosi di oggi si apprestano a diventare i nessuno di domani, le canzoni trendy diventano orpelli del passato in una manciata di settimane, tutto si usa e si getta in un delirio di playlist in streaming da ascoltare senza discernimento, una moltitudine incontrollabile di singoli e canzoncine per lo più rivolte a un pubblico di giovani e giovanissimi che imperversa nello streaming e sui social.

Litanie trap, rap o anche pop rock che fanno il pieno di clic (a volte nemmeno quelli) prima di avviarsi al tramonto. Musica senza qualità fatta da gente senza qualità. Al di là dei nomi, è una questione di confusione totale che regna nel pianeta musica dove vale tutto e il contrario di tutto. Incidere un album inteso come un progetto coerente di musica e parole non è previsto per chi vive di canzoni usa e getta. Così come non è previsto mettere insieme un live decente. La questione non è dire che gli artisti di ieri erano meglio di quelli di oggi (anche se in molti casi è assolutamente vero): il mercato musicale contemporaneo è fatto da qualche superstar (vedi Harry Styles, Adele, Dua Lipa, Lady Gaga, Drake o Taylor Swift) e da milioni di schegge impazzite, di progetti senza futuro che brillano qualche istante in streaming o su Tik Tok, un mare magnum indistinto dove c’è solo quantità a scapito della qualità. Persino le classifiche raccontano solo una parte della storia perché non tengono conto dei clic su Youtube che sono tanti, tantissimi. E anche per chi vince i talent show come X Factor non c'è una carriera garantita.

A complicare il quadro c’è poi il pubblico degli ascoltatori, che in Italia ascolta quasi esclusivamente musica italiana. Lo dicono tutti i report annuali. Incredibile: i Maneskin vanno alla conquista del mondo che canta Zitti e buoni dall’inizio alla fine in ogni concerto e l’audience italica, soprattutto quella dei giovanissimi, clicca quasi esclusivamente musica cantata nella nostra lingua. Boh…

Non deve essere però la stessa audience che fa registrare sold out negli stadi per i Coldplay con mesi d’anticipo rispetto agli show, viene da dire. Ma forse è la stessa audience che la prossima estate accoglierà Blanco a San Siro e all’Olimpico. Perché, è bene dirlo, l’altra faccia della medaglia è che se il mercato della musica registrata è in una sorta di limbo indistinto, quello della musica live funziona benissimo anche se i prezzi dei biglietti non sono esattamente popolari. Perché esserci non ha prezzo.

In questo quadro disunito gli over 45 sono una delle poche certezze: acquistano cd e vinili di band e artisti storici che ormai sono diventati musica classica: Led Zeppelin, Pink Floyd, Prince, Queen, giusto per fare degli esempi. Vanno a vedere Springsteen, gli Who, i Deep Purple, Nick Cave e Peter Gabriel in piena coerenza con i loro ascolti. Perché la musica di oggi, lo dicevamo prima, è un mare magnum difficile da descrivere e da decifrare, dove il grado di separazione tra canzoni per ragazzi e ragazzini e canzoni/album per adulti è un muro invalicabile. E dove c’è spazio per tutte le nostalgie. Come ha dimostrato il boom mediatico e di classifica di Ambra che ha cantato il suo vecchio hit T’appartengo (1994) durante la finale di X Factor. Alla fine, si è parlato molto più di lei che dei vincitori di quest’edizione, i Santi Francesi. Anche questo è un segno dei tempi.

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Gianni Poglio