Morgan Icardi
Morgan Icardi / Foto Ufficio stampa
Musica

Morgan Icardi: «Voglio far conoscere Mozart ai miei coetanei»

Tra i più giovani pianisti e direttori orchestra del mondo, Morgan ha da poco pubblicato il suo album di debutto, Mozart Across Boundaries

Morgan Icardi, a soli 14 anni (ne compirà 15 a settembre), è tra i più giovani pianisti e direttori d'orchestra del mondo. Quest'anno sarà il più giovane studente di sempre a intraprendere il percorso di studi in Direzione d'Orchestra al triennio accademico della prestigiosa Scuola Civica Claudio Abbado di Milano. Nel frattempo, ha pubblicato da poco il suo primo album Mozart Across Boundaries (Musica Viva/Egea Music), composto da 2 CD e 1 DVD. Il primo disco vede Morgan in qualità di direttore d'orchestra e il secondo di pianista (entrambi escono sia in fisico che in digitale). Il DVD, che contiene le immagini della registrazione del primo disco, sarà disponibile solo nella versione fisica. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, per farci raccontare il suo disco di debutto e come ha fatto a bruciare le tappe così velocemente nel competitivo mondo della musica classica.
Morgan, come mai hai scelto il titolo Mozart Across Boundaries (Mozart oltre i confini)? A quali confini ti riferisci?
«Ho scelto questo titolo perché la musica di Mozart ha il potere di superare tutte le barriere: geografiche, sociali, culturali e generazionali. La sua musica, oltre ad avere una grande orecchiabilità, ha un suo ordine che riesce ad affascinare tutti e a superare le differenze»
Con quale criterio hai selezionato i brani di Mozart da inserire nell'album?
«Ho scelto i brani più impegnativi del repertorio mozartiano, oltre a quelli con maggiore contrasto: pensa alla Sonata No. 8, caratterizzata da questa atmosfera cupa, che esprime il dolore per la morte di sua madre, mentre la Sonata No. 18 è allegra, positiva, trionfante, anche se è stata poi la sua ultima sonata. Tutti questi brani mostrano le varie maschere di Mozart, tutte le emozioni che riesce a esprimere in modo estremo e trasparente. Le emozioni sono traferite in modo così chiaro che il suono diventata puro, tutte le note sono al loro posto, come le perle di una collana. Ogni nota è un mondo, la conseguenza di ciò che è venuto prima e l'opposto per ciò che verrà dopo»
In questo album esprimi le tue due anime, quella di pianista e quella di direttore d'orchestra. In che modo suonare il pianoforte condiziona il tuo modo di dirigere e viceversa?
«La direzione d'orchestra mi ha aiutato tantissimo nel crescere come pianista: suonare il piano è come suonare un'orchestra, le dita sono gli orchestrali e devi imitare il suono dell'orchestra, specialmente quando suoni Mozart, che, quando ha composto questi brani, per certi aveva in mente questo grande suono dei fiati e degli archi. Dirigere l'orchestra mi ha aiutato a gestire questo suono per far sembrare il pianoforte un'orchestra. Il suono di Mozart è puro, chiaro, profondo e perlato, proprio come quello di un'orchestra»
Che cosa ti ha portato a cimentarti come direttore di orchestra a 12 anni?
«É accaduto quando ho iniziato a suonare come pianista solista in un'orchestra: fino ad allora non avevo ben presente il concetto di suonare insieme, non avevo mai suonato né in un gruppo da camera, né in un'orchestra. Non si trattava più di suonare per altre persone, ma di suonare con delle altre persone. É stata un'esperienza che mi ha affascinato tantissimo, ho visto il direttore come il factotum di questo grande gruppo e adesso sto coltivando questa mia passione»
Quali sono i direttori di orchestra a cui ti ispiri?
«Come direttore il mio modello è Kirill Petrenko, il direttore stabile della Berliner Philharmoniker. Secondo me è il più bravo di tutti, ha delle idee musicali così fini e al tempo stesso così diverse, riesce sempre a catturare il suono ideale e a mantenere il rigore nella diversità»
Riccardo Muti ha dichiarato recentemente: «La direzione d'orchestra è diventata una professione di comodo. Sovente i giovani arrivano a dirigere senza studi lunghi e seri. Affrontano opere monumentali all'inizio dell'attività, basandosi sull'efficienza del gesto». Che ne pensi?
«Penso che sia giusto, quando inizi a dirigere devi avere un percorso di studi molto rigorosi, non puoi basarti solo sull'efficienza del gesto. Devi essere consapevole di quello che succede nella partitura, delle tue intenzioni musicali, dei fraseggi, delle frasi, del climax, della tensione e del riposo»
Sei un artista molto seguito sui social (oltre 200.000 "follower"). Che cosa vuoi trasmettere a chi ti segue?

«Voglio raggiungere più persone possibili e far conoscere a più giovani la musica classica, che è un mondo meraviglioso. In molti mi hanno scritto e mi hanno detto di aver scoperto la classica attraverso le mie interpretazioni di Mozart, il mio obiettivo è di ampliare il bacino della musica classica anche a un pubblico nuovo, a una generazione a me coetanea: in parte già ci sto riuscendo»

Come ti spieghi che tanti giovani sono sospettosi nei confronti della musica classica? Come riesci a trasmettere la tua passione per una musica che viene percepita come colta e alta?
«La musica classica non va intellettualizzata, è come una giungla: la prima volta che entri non riesci a vedere tutto, ma non è un male. Magari hai bisogno all'inizio di qualcuno che ti guidi, poi, quando la ascolti da un po' di tempo e ti piace, riesci a vedere di più, ma è un percorso di crescita, che ha bisogno dei suoi tempi. Bisognerebbe accogliere una comunità nuova, senza giudicarla e senza snobismo»
Quest'anno intraprenderai il percorso di studi in Direzione d'Orchestra al triennio accademico della Scuola Civica Claudio Abbado. Che aspettative e quali obiettivi hai?
«Il mio obiettivo long term è quello di diventare il direttore stabile di un'orchestra importante come la Berliner Philharmoniker e la London Symphony Orchestra. Quello più a breve termine è crescere e prepararmi per l'obiettivo che ho in mente. Sono molto contento di essere direttore d'orchestra a 14 anni, ho tanto tempo per crescere e per migliorarmi»



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Gabriele Antonucci