La cover di Dangerous
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Michael Jackson: 30 anni fa la rivoluzione sonora di Dangerous

Pubblicato il 26 novembre del 1991, l'album, il primo realizzato senza Quincy Jones, è ancora oggi modernissimo nei suoni e ricco di contenuti sociali.

Da Bad del 1987 a Dangerous, pubblicato trent'anni fa, il 26 novembre del 1991, sono trascorsi soltanto quattro anni, ma le differenze di sound tra i due album sono davvero impressionanti, soprattutto se paragonate con il periodo attuale, dominato da album "copia e incolla" fatti con lo stampino. Nel 1987 Jackson acquistò dal ricco immobiliarista William Bone il Neverland Valley Ranch per 19,5 milioni di dollari, un vero affare considerando che la richiesta iniziale era quasi il doppio.

Il Re del Pop ribattezzò il ranch con il nome di Neverland in riferimento all'Isola che non c'è, il luogo immaginario che ospita le avventure di Peter Pan, uno dei personaggi di fantasia a cui era maggiormente legato. Il luogo preferito dell'artista era una silenziosa casetta sopra un albero, a cui solo lui aveva accesso dopo essersi arrampicato sul tronco. Là, nel punto più alto di Neverland che dominava il lago artificiale, Jackson compose la maggior parte delle canzoni del nuovo album a cui stava lavorando, che richiese tre anni di tempo. Dangerous, pubblicato il 26 novembre 1991, è a pieno titolo un classico del pop che, a quasi 30 anni dalla sua uscita, suona ancora incredibilmente fresco e attuale. Un disco che ha mostrato le infinite possibilità espressive del pop, rendendo sonorità d'avanguardia alla portata di tutti grazie allo straordinario gusto melodico del cantante. Un album-kolossal di 77 minuti con 14 canzoni, il primo realizzato senza Quincy Jones dopo i tre capolavori Off the wall, Thriller e Bad, che spazia con naturalezza dal pop al rock, dall'hip hop al gospel, dal new jack swing all'r&b più raffinato. La rottura con Jones non fu traumatica: Michael, semplicemente, non rinnovò il contratto, che prevedeva tre lavori insieme al leggendario produttore.

Le sessioni di Bad misero in luce alcune divergenze di vedute artistiche tra di loro, tanto che Jackson registrò la maggior parte dei demo nel suo studio casalingo di Hayvenhurst, ma fu soprattutto il desiderio di accentrare su di sé l'intero processo creativo a determinare questo rischioso cambiamento. Mentre in America impazzavano il grunge e il gangsta rap, Jackson alzò ancora una volta l'asticella del suo talento con un disco modernissimo nei suoni e ricco di contenuti sociali. Fu decisivo, per la riuscita del progetto, oltre alla conferma dei fidati maghi del suono Matt Forger e Bruce Swedien, l'incontro con Teddy Riley che, nonostante fosse poco più che ventenne, era il produttore numero uno del cosiddetto new jack swing. Una particolare variante dell'hip hop, detta anche swingbeat, che coniugava le ritmiche martellanti e secche della drum machine a sonorità funk, soul e r&b in un affascinante incontro tra digitale e analogico. Riley si era messo in luce alla fine degli anni Ottanta per aver prodotto artisti del calibro di Big Daddy Kane, Wreckx-N-Effect, Keith Sweat, Johnny Kemp e i Guy, il gruppo di cui egli faceva parte, anche se il successo arrivò soprattutto con la hitMy Prerogative di Bobby Brown, che vinse un Grammy Award. All'inizio, Riley era molto teso e intimorito di fronte al Re del Pop, conscio della difficoltà di dover sostituire un genio della musica come Quincy Jones. «Sentivo molta pressione addosso. Non volevo diventare famoso come l'uomo che aveva deluso Michael», disse il giovane produttore.

Non lo deluse, realizzando sette brani straordinari. Jam mette subito in chiaro la nouvelle vague di Dangerous, con un sound più audace e contemporaneo, ravvivato dai fiati campionati e dagli scratch, in cui trova spazio, per la prima volta, un brillante intervento rap di Heavy D. Indimenticabile il video, in cui Jackson si diverte a giocare a basket con Jordan, l'unico Michael famoso quanto lui. Una canzone che fa muovere gambe e cervello, raccontando un mondo attraversato da contraddizioni e da conflitti (era caduto da poco il Muro di Berlino e nel 1990 era scoppiata la Guerra del Golfo). Si era sull'orlo di una nuova apocalisse, in cui la famiglia, la politica e le religioni sembravano aver perso il loro ruolo di guida. Why You Wanna Trip On Me è rabbiosa e travolgente, con un testo che si scaglia apertamente contro i media, rei di occuparsi più di lui rispetto a temi pressanti come Aids, povertà, guerre e violenze. Indimenticabili le armonie vocali del ritornello, che addolciscono l'atmosfera cupa del brano. In The Closet è una delle canzoni più sensuali e memorabili del suo repertorio, che è impossibile non associare visivamente all'iconico video, diretto dal fotografo Herb Ritts, dove la bellissima Naomi Campbell ammicca e balla per quattro minuti con il Re del Pop. La futuristica She Drives Me Wild fa largo uso di suoni urbani come sirene, clacson, motori e sportelli che si chiudono, mentre la malinconica bellezza di Remember The Time è forse il brano più equilibrato dell'album, l'anello di congiunzione tra Bad e Dangerous. Il testo, che rimpiange un amore del passato, è stato ispirato da Diana Ross, il primo amore, per quanto platonico, di Michael, a cui l'ex Supremes ha trasmesso la passione per l'arte.

Memorabile il videoclip della canzone, ambientato nell'antico Egitto, con un cast all-star formato da Eddie Murphy, Magic Johnson e da Iman, moglie di David Bowie.Can't Let Her Get Away, meccanica, densa e dannatamente funk, chiude egregiamente la prima parte dell'album, quella new jack swing. Mentre i primi sei brani dell'album più la title track Dangerous avevano l'inconfondibile firma sonora di Riley, il lato B del disco rivelava le numerose influenze musicali di Bill Botrell, che Michael, dopo il suo apporto in Bad, volle come autore e co-produttore di Dangerous. Botrell era a suo agio nel pop come nel rock, nel blues e nel gospel. Black Or White è stato il singolo di maggior successo di Jackson dopo Billie Jean, la cui premiere video fu vista in diretta da 550 milioni di spettatori in 27 Paesi. Un irresistibile inno alla pace e alla fratellanza universale, che si sviluppa intorno a un memorabile riff di chitarra, impreziosito da un assolo di Slash.

La canzone arrivò subito al numero uno della classifica americana e inglese, oltre che in altri diciotto nazioni, facendo diventare Michael il primo artista ad avere una canzone al primo posto negli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Il messaggio dello short movie, diretto da John Landis, al suo secondo video per Michael Jackson dopo Thriller, è forte, chiaro e ancora attuale: «Non importa che tu sia bianco o nero, quale sia la tua etnia, religione o Paese di provenienza. Nelle nostre differenze, siamo tutti uguali». Dal punto di vista musicale, la canzone è una singolare commistione di pop, rock e rap, genere che in quegli anni stava diventando il megafono dei ghetti americani. Fu scelto Heavie D, rapper tra i più interessanti dei primi anni Novanta per la sua voce piena, scomparso prematuramente l'8 novembre del 2011 per un'embolia polmonare. La definizione di Re del Pop è limitativa di fronte a brani apertamente rock come Who Is It e Give In To Me, quest'ultima impreziosita da un magnifico assolo di Slash dei Guns N' Roses, band che allora dominava le classifiche insieme ai Nirvana. Tutto l'amore di Michael per il gospel emerge in Will You Be There e Keep The Faith, due tra i brani più emozionanti dell'album, grazie alle prodigiose voci dell'Andraé Crouch Choir.

Will You Be There, quasi una preghiera ecumenica di pace e di speranza, si chiude con un commovente monologo del cantante, che mai si era messo così a nudo in una canzone, probabilmente rivolgendosi a Dio: «Nella mia disperazione più profonda, mi vorrai ancora bene? Ci sarai? Nelle mie difficoltà, nei dubbi e nelle frustrazioni, nella mia violenza, nella mia turbolenza, nella paura e nelle mie confessioni, nell'ansia e nel dolore, attraverso la mia gioia ed il mio dolore, nella promessa di un altro giorno, non ti permetterò mai di andartene, perché sei sempre nel mio cuore». Heal the World, scritta e composta da Michael Jackson, è un brano a sfondo sociale, tra We are the World e Man in the Mirror, incentrato sui temi della povertà, della fame nel mondo e della fratellanza fra i popoli. É la canzone di cui il Re del Pop si è dichiarato più orgoglioso, in una chat del 2001, oltre che tra le più amate dalle fan per il suo messaggio sociale e per la sua coinvolgente melodia.

Dopo la morte improvvisa dell'artista, il 25 giugno del 2009, una delle canzoni più suonate dalle radio in suo onore è stata Gone Too Soon(Andato via troppo presto), una struggente riflessione sulla caducità della vita, dedicata a Ryan White, un giovane stroncato dall'AIDS che aveva conosciuto Jackson prima di morire. Queste due anime, quella new jack swing e quella rock-gospel, così diverse tra loro, rendevano Dangerous un lavoro affascinante, eterogeneo e unico nel suo genere: mai, prima d'ora, il pop aveva spinto così in avanti i suoi confini. Si stima che il disco abbia venduto circa 40 milioni di copie (il sedicesimo più venduto in assoluto), il secondo miglior risultato di Jackson dopo l'irraggiungibile Thriller, rendendolo l'album new jack swing più venduto di sempre. Merito anche dell'iconica copertina realizzata dal pittore surrealista Mark Ryden, una delle più ricche di simboli dai tempi di Sgt. Pepper's dei Beatles, quasi un circo fantastico che invita gli ascoltatori ad assistere "al più grande spettacolo del mondo".

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Gabriele Antonucci