Musica

Leonard Cohen: i 3 album fondamentali

Quando compose "The songs of Leonard Cohen", il cantautore canadese era già uno scrittore affermato


The songs of Leonard Cohen (1967)

Nel 1967 Leonard Cohen, già scrittore di romanzi e poeta affermato, debuttò a 35 anni nel mondo della musica con The Songs of Leonard Cohen, vendendo oltre 100.000 copie, il suo miglior risultato commerciale fino al 1988. La critica gridò al miracolo, assegnandogli il ruolo di rivale canadese di Bob Dylan, con il quale condivideva la scrittura raffinata e una misoginia neanche troppo velata. Cohen traspose i suoi versi e la sua inquietudine su accordi minori, con una produzione scarna che costringeva gli ascoltatori a concentrarsi sulle parole delle canzoni più che sui suoni. Indimenticabili Suzanne, con il suo simbolismo religioso, e So long, Marianne, ballad all'insegna dello struggimento e della solitudine. 

Songs from a room (1969)

Ancora più malinconico e intimista dell'album di debutto, Songs from a room non ripetè il successo commerciale di The songs of Leonard Cohen, anche se era un album più coeso musicalmente ed emblematico della sua poetica. Dieci canzoni in cui hanno un ruolo fondamentale i rapporti interpersonali, a eccezione di The partisan, un brano apertamente politico sulla Seconda guerra mondiale. The butcher è incentrato sul rapporto tra padre e figlio, mentre in Seems so long ago, Nancy, il cantautore gioca sulla promiscuità per avvalorare la sua misantropia, un topos dei primi album.

I'm your man (1988)

Il maggiore successo di vendite nella quasi cinquantennale carriera di Cohen è stato I'm your man del 1988, trascinato dall'eponima canzone, un inno di devozione che ogni donna vorrebbe ricevere in dedica, e dalla hit First we take Manhattan, sorretta da sorprendenti sintetizzatori e dalla batteria elettronica. Oltre che nei suoni, la novità principale dell'album è l'umorismo tipicamente jewish che lo pervade, a partire dalla copertina in bianco e nero dove cui il cantautore, con gli occhiali da sole, mangia una banana. Enblematica, in questo senso, è Everybody knows, in cui Cohen si prende beffe della rivoluzione sessuale del 1968 alla luce dei pericoli dell'Aids, che inducono a più miti consigli. La chiusura è affidata a Tower of song, la ciliegina sulla torta di un album straordinario. LEGGI ANCHE Leonard Cohen, le 10 canzoni più belle

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Gabriele Antonucci