L'album del giorno: Marilyn Manson, We are chaos
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L'album del giorno: Marilyn Manson, We are chaos

Brian Warner torna con un album che farà parlare di sé per la musica: dieci canzoni intense ed ispirate tra Bowie, i Depeche Mode e la migliore tradizione cantautorale americana

Gli undici album in studio pubblicati finora da Marilyn Manson non sono esattamente tutti epocali. Qualche pezzo memorabile (ad esempio Heaven upside down, The Mephistopheles of Los Angeles, la cover di You're so vain, They said that Hell's not hot, Putting holes in happiness) e poi una serie di riempitivi spesso banali e soprattutto inutili. Per anni è stato questa la traiettoria del controverso rocker: una carriera in bilico tra grandi intuizioni e pezzi totalmente prescindibili.

Ecco, We are chaos, ha come primo grande pregio quello di contenere dieci canzoni, dieci brani che hanno un motivo per essere nella tracklist del disco, tutti composti prima della pandemia che ha paralizzato il mondo. Dal punto di vista della qualità del songwriting, questo è verosimilmente il miglior lavoro di Brian Warner, anche dal punto di vista della produzione curata dal vincitore di Grammy Award, Shooter Jennings, figlio dei leggendari artisti country Waylon Jennings e Jessi Colter.

We are chaos è un inestricabile mix di stili diversi, cominciare proprio dalla title track che è una sorta di incontro-scontro tra una melodia alla Fab Four e l'impatto del suono industrial. Uno dei pezzi forti della carriera di Manson, insieme a Don't Chase the dead un potente ed ispirato glam rock con echi del Bowie di Ziggy Stardust. Paint you with my love è una ballad riuscita che se fosse interpretata da Elton John farebbe tutto un altro effetto. Ma qui canta Mister Manson e lo scontro tra la dolcezza della melodia e la crudezza dell'interpretazione sono un notevole valore aggiunto.

Chi ha nostalgia del sound degli inizi della Manson Era proverà soddisfazione con Perfume, mentre per chi ama. Manson che flirta con la migliore tradizione cantautorale a stelle e strisce c'è Broken Needle, la chiusura del cerchio di un disco che rimette il suo autore al centro del rock. Non per la capacità di provocare o di far saltare i nervi ai suoi tanti detrattori, ma per la musica.

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Gianni Poglio