Kendrick Lamar si conferma re del rap in Mr. Morale & The Big Steppers
Renell Medrano
Musica

Kendrick Lamar si conferma re del rap in Mr. Morale & The Big Steppers

L'album, primo negli Stati Uniti con tutti e 18 i brani nella classifica dei singoli, è una sorta di romanzo autobiografico sotto forma di rap, suddiviso in due parti

Kendrick Lamar è forse l’unico artista hip hop di oggi a mettere d’accordo indifferentemente pubblico, critica e perfino colleghi. Pharrell Williams lo ha addirittura paragonato a Bob Dylan per la sua abilità nello scrivere le liriche delle canzoni, mentre l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha affermato che How Much a Dollar Cost è una delle sue canzoni preferite, tanto da invitarlo nel 2016 nello Studio Ovale della Casa Bianca. Il giornalista Steve Marsh di GQ ha descritto Lamar come un «Ulisse nero, in grado di decostruire le violente figure retoriche del gangsta rap». Nel 2018 Lamar è stato il primo musicista non classico e non jazz, in 102 anni, a ricevere il prestigioso Premio Pulitzer per la musica perché “DAMN. è una virtuosistica collezione di canzoni unificate dall'autenticità vernacolare e dal dinamismo ritmico, che offre una serie di emozionanti vignette che catturano la complessità della moderna vita africano-americana”. Il rapper di Compton è entrato così nel gotha della musica mondiale, accanto ad artisti del calibro di Aaron Copland, Charles Ives, John Adams, Bob Dylan, Duke Ellington, George Gershwin, Thelonious Monk, John Coltrane e Hank Williams. Lamar è un rapper atipico per Compton: non si è mai unito alle gang del posto e la sua vita è cambiata a soli cinque anni quando è stato testimone di un omicidio. Kendrick decise di studiare invece che fare la vita di strada e fu lì che ad otto anni assistette alle riprese del video di California Love di Tupac e Dr. Dre, decidendo di puntare tutto sulla musica.

Tra il pluripremiato DAMN e Mr. Morale & The Big Steppers, il nuovo album di Kendrick Lamar, sono passati milleottocentocinquantacinque giorni, come lo stesso Kendrick dichiara aprendo il suo nuovo disco, aggiungendo ironicamente: «Sono stato via per un po' di tempo». Per la discografia attuale cinque anni sono un'eternità, soprattutto considerando la velocità e la volubilità del pubblico dello streaming, ma il rapper di Compton si è voluto prendere tutto il tempo possibile per mettere a fuoco la sua poetica e guardarsi allo specchio senza la lente deformante della celebrità. Non a caso, mentre la maggior parte degli album rap di oggi sono uno sfoggio di collaborazioni altisonanti, Lamar si è circondato di nomi magari meno conosciuti dal pubblico generalista (Sampha, Baby Keem e Kodak Black) oppure conosciuti da un pubblico over 40 (Beth Gibbons dei Portishead, Ghostface Killah dei Wu-Tang Clan), ma perfettamente calati nell'atmosfera del loro brano. Inoltre, mentre i lavori più recenti di Kanye West, Drake, Migos e Future sono delle vere e proprie playlist, in cui i brani sono completamente slegati e intercambiabili l'uno con l'altro, Mr. Morale & The Big Steppers, pur non essendo un concept album in senso stretto, è una sorta di romanzo sotto forma di rap, da ascoltare dall'inizio alla fine, suddiviso in due parti (corrispondenti ai due lati del CD o del vinile, di prossima pubblicazione) e attraversato da alcuni temi ricorrenti: i vizi personali, i problemi familiari, le difficoltà di coppia, il difficile rapporto con la celebrità, la paternità, la violenza del ghetto, la spiritualità, i rischi dellacancel culture e il peso delle aspettative («I can't please anybody/ Non possono piacere a tutti», ripete come un mantra in Crown).

Da un artista della caratura di Lamar nulla è lasciato al caso, a partire dalla copertina dell'album nella quale il rapper è ritratto con una corona di spine mentre tiene in braccio sua figlia, mentre dietro di lui, sul letto, la sua compagna Whitney Alford si prende cura del loro ultimogenito. Il quadretto familiare idilliaco viene, però, guastato dalla pistola che fuoriesce dai pantaloni e dai numerosi fori di proiettili sulle pareti, come a dire: nonostante la ricchezza, la fama e la paternità, il ghetto è ancora vivo e presente nella mia vita. Mr. Morale & The Big Steppers non è un album immediato e di facile ascolto: Kendrick dà molto (soprattutto in termini di sincerità) e, al tempo stesso, chiede molto ai suoi fan, soprattutto dal punto di vista dell'attenzione. Per gli ascoltatori italiani, magari poco pratici con la lingua americana, c'è il rischio di perdere gran parte di quello che Lamar ha da dire: per questo è caldamente consigliato l'ascolto con il testo davanti, in modo da apprezzare in pieno tutte le sfumature e la cura maniacale con la quale vengono scelte le parole. Il modo di rappare di Lamar è magistrale nei suoi cambiamenti di tono e di ritmo, che si inseriscono alla perfezione tra l'onnipresente pianoforte, gli archi avvolgenti e il ritmo sospeso della batteria, tanto da sembrare a volte un altro interprete: è come se lo spirito bebop di Charlie Parker, di Dizzy Gillespie e di Thelonious Monk si fosse reincarnato nell’artista di Compton.

L'eterogeneità musicale dell'album, che si muove con naturalezza tra rap, jazz, r&b, trap e spoken word, è direttamente figlia dei numerosi produttori che hanno lavorato sui brani, tra cui Pharrell Williams, The Alchemist, Sounwave, Dahi, Beach Noise, Duval Timothy, Boi-1da, FNZ, J.LBS e Bekon. Tanti i brani memorabili, dal singolo N95 (la sigla con la quale in Usa si indicano le nostre mascherine Ffp2) a Die Hard, da Crown a Father Time con il bravissimo Sampha, da Savior fino alla straordinaria cavalcata di 7 minuti di Mother I Sober, impreziosita dalla voce ipnotica di Beth Gibbons dei Portishead, che prende spunto dalla violenza domestica subita dalla madre del rapper da piccola e di come quell'episodio abbia influito direttamente nella sua vita. Meno ispirate We cry together, un velenoso botta e risposta di coppia, e Aunties Diaries, in cui Kendrick racconta due diverse storie di transizione di genere. Peccato per l'esclusione dal disco dell'intensa The Heart Part 5(costruita sopra un sample di I want you di Marvin Gaye), ma, d'altra arte, nessuno dei brani della serie The Heart è mai entrato nella tracklist di un album. Mr. Morale & The Big Steppers è stato accolto con entusiasmo dal pubblico americano, tanto da arrivare in una sola settimana in cima alla classifica Billboard 200 con 295.500 unità equivalenti, mentre tutti e 18 i brani del disco sono entrati nella classifica dei singoli (N95 al nr. 3, Die Hard al nr. 5, Silent Hill al nr.7, United in Grief al nr. 8, Father Time al nr.11, Rich Spirit al nr.13, We Cry Together al nr.16, Worldwide Steppers al nr.19 e Count Me Out al nr.20). L'album si chiude con la riflessiva Mirror, nella quale Kendrick ripete più volte «I choose me, I'm sorry» («Scelgo me, mi spiace»). Una scelta che, ancora una volta, è stata premiata dal pubblico e dalla critica. Mr. Morale & The Big Steppers, un album ricco di idee e pieno di sfaccettature, conferma che lo scettro di re del rap Usa è ancora saldamente nelle mani di Kendrick Lamar.

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Gabriele Antonucci