Guè: perché Madreperla è il suo album migliore
La cover di Madreperla - Universal
Musica

Guè: perché Madreperla è il suo album migliore

Il nuovo disco del rapper milanese, prodotto dall'esperto Bassi Maestro, è una lettera d'amore al rap dei primi anni Duemila, che alterna brani street ad altri più riflessivi

«Metà Milano rappa come Guè, l'altra come Marracash», canta Fabri Fibra nel brano Demo nello stereo del 2022. Due versi che certificano l'enorme influenza dei due rapper nella scena milanese, di cui sono da anni i re indiscussi. Per questo c'era grande attesa per l'uscita del nuovo album di Guè, l'ambizioso Madreperla, presentato in pompa magna con una masterclass sulla storia del rap alla Triennale di Milano. «Questo disco per me è un manuale di rap. per quanto riguarda le rime e i beat, è la quintessenza dell'hip hop». Dichiarazioni ambiziose, ben supportate, però, da un album ambizioso, ricercato e riuscito, grazie anche al fondamentale apporto di un produttore d'eccezione come Bassi Maestro, uno dei padrini dell'hip hop italiano. Dimmi con che produttore vai, e ti dirò chi sei: ed è innegabile che la scelta di Bassi come beatmaker è una dichiarazione d'amore alla storia del rap, di cui il produttore milanese incarna come pochi la sua legacy ormai cinquantennale. Ciò che colpisce immediatamente di Madreperla è che ci troviamo di fronte a un vero album, con una sua intima coerenza nei suoni e nelle liriche, e non a un disco-playlist, nel quale i brani sono del tutto slegati e assolutamente intercambiabili l'uno con l'altro. Composto da 12 tracce per una durata complessiva di 37 minuti, l'album, pur non essendo propriamente un concept, è pensato per essere ascoltato dall'inizio alla fine, senza che si avverta mai il bisogno di "skippare" alcuni pezzi (cosa che accade sempre più spesso negli album rap, per non parlare di quelli trap).

Una sorta di libro di racconti composto da 12 capitoli, con una grande ricchezza di tematiche e di suoni, nel quale Guè si conferma un maestro dello storytelling, snocciolando rime funamboliche, ricche di citazioni musicali e cinematografiche, alternando momenti street all'insegna dell' "ego trippin"(Tuta Maphia, Leon(The Professional), in cui l'artista ribadisce il suo ruolo centrale nella scena rap italiana, ad altri più riflessivi e profondi, come nell'intensa Lontano dai guai, resa ancora più emozionante dall'inconfondibile timbro vocale di Mahmood. Mentre la trap, che negli ultimi mesi sta mostrando più di un segno di cedimento, ha sonorità cupe e monotone, il rap si caratterizza per basi di grande coinvolgimento emotivo e fisico, come confermano gli eccellenti brani Mi hai capito o no? , Mollami pt. 2 e Cookies N' Cream, tre beat magistrali realizzati da Bassi, che potrebbero diventare dei classici nei club italiani che suonano musica hip hop. Inoltre il rap, nelle sue varie declinazioni, è stato per anni una porta di accesso, per milioni di ascoltatori, alla migliore musica soul, funk e jazz (Aretha Franklin, Marvin Gaye, Funkadelic, James Brown, Herbie Hancock) grazie ai sample, così, ascoltando Mi hai capito o no? o Mollami pt. 2, alcuni ascoltatori più giovani potrebbero conoscere per la prima volta due classici come I Can't Go for That(No can do) di Hall & Oates (qui campionata nella versione italiana cantata da Ron nel 1983, Hai capito o no?) e Here Comes the Hotstepper di Ini Kamoze, tra i brani più rappresentativi della scena dancehall. Meno conosciuto, ma non meno interessante, il bellissimo sample di Stay With Me Till Dawn di Judie Tzuke, sul quale è costruita la lenta e notturna Need U 2Nite, uno dei brani migliori di Madreperla, in cui Guè duetta con un ispirato Massimo Pericolo.

La reggaeggiante Chiudi gli occhi è costruita partendo da Amore impossibile dei Tiromancino, mentre il tema del razzismo caratterizza la corrosiva Free, a cui partecipano anche Marracash e Rkomi. Non manca un prestigioso ospite internazionale come Benny the Butcher del collettivo hip hop newyorkese Griselda, che arricchisce con le sue barre in americano la minacciosa Da 1k in Su. Madreperla si chiude con un brano arioso e rilassato come Capa Tosta, che ha un ritornello contagioso cantato in napoletano da Napoleone, un nome da tenere d'occhio. L'album, come quasi tutti i dischi rap, è caratterizzato da numerosi featuring: Paky, Anna, Sfera Ebbasta, Marracash, Rkomi, Mahmood, Massimo Pericolo, Benny the Butcher e Napoleone. Se alcuni artisti valorizzano con le loro rime o con la loro voce i brani (in particolare Marracash, Mahmood, Massimo Pericolo, Napoleone, Benny the Butcher), dando un contributo prezioso al pezzo, in altri casi è fin troppo evidente la differenza tra un campione del genere come Guè e rapper ancora acerbi nel flow e nei testi. «Dopo tutti questi anni, ho il privilegio di fare quello che voglio», ha dichiarato Guè durante la sua masterclass alla Triennale. «Mi piace fare musica trasversale e trans-generazionale che possa soddisfare un singolo che gira, ma anche un feticista dell’hip hop. Non mi spaventa uscire dalla mia zona di comfort, mi piace avere la hit ma non aspiro a Sanremo o a essere un volto televisivo». Madreperla è un album impeccabile sia dal punto di vista lirico che musicale, nel quale Guè, vincitore di 64 certificazioni di platino e 52 dischi d'Oro in carriera, conferma le sue ben note qualità di "king del rap", realizzando probabilmente (a pari merito con Vero del 2005) il disco migliore della sua carriera solista, un instant classic che probabilmente troveremo nelle classifiche di fine anno dei migliori album italiani.

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Gabriele Antonucci