Fabrizio Bosso esalta l'anima jazz di Stevie Wonder nel suo nuovo progetto
Andrea Boccalini
Musica

Fabrizio Bosso esalta l'anima jazz di Stevie Wonder nel suo nuovo progetto

Il trombettista torinese, insieme al suo quartetto e con Nico Gori come ospite, ha presentato all'Auditorium Parco della Musica di Roma il suo nuovo album, dedicato al grande cantante e compositore americano

Se Beethoven ha composto la sua celebre Nona Sinfonia ormai completamente sordo, Stevie Wonder ha composto da non vedente alcune delle pagine più belle della musica black, di cui è uno degli artisti più influenti di sempre, con 25 Grammy Awards, 1 Grammy Lifetime Achievement Award, 1 Premio Oscar, 11 American Music Awards, oltre a decine di altri premi in bacheca. Nel titolo di uno dei suoi rari album live del 1995, Natural Wonder, è custodito il segreto della sua musica: meraviglia naturale, quel senso di gioioso stupore che Steveland Morris riesce ogni volta a trasmetterci quando interpreta una delle sue canzoni immortali. Per questo accostarsi alla discografia di un artista del calibro di Stevie Wonder è un'impresa da far tremare i polsi, a meno che non si abbiano la sensibilità e le doti tecniche di Fabrizio Bosso, uno dei migliori trombettisti a livello internazionale, che ha reso omaggio alla musica del grande cantautore americano nel recente album We Wonder.

L'ambizioso (e riuscito) progetto è stato presentato dal vivo il 7 gennaio all'Auditorium Parco della Musica di Roma davanti al pubblico delle grandi occasioni, con la Sala Sinopoli sold out (1.200 spettatori) per ascoltare l'esecuzione live dei nove brani dell'album, che pescano nell'ampia discografia di Wonder, con una netta prevalenza dal capolavoro Songs in the key of life del 1976. Bosso era affiancato dal suo collaudatissimo quartetto "all star", con Julian Oliver Mazzariello al pianoforte e alle tastiere, Jacopo Ferrazza al contrabbasso e al basso elettrico e Nicola Angelucci alla batteria, con la partecipazione speciale di Nico Gori al clarinetto e al sax. L'inizio del concerto (e dell'album) è scoppiettante, con il giocoso groove di I wish, che nella versione del quartetto diventa più swingante e offre il destro a Angelucci per mettere in mostra il suo poderoso drumming nei break di batteria. Si è rivelata vincente anche la scelta di un brano meno famoso di Wonder, ma di assoluto valore come la morbida ballad dalle atmosfere notturne Moon Blue (dall'album A time to love del 2005), nella quale Mazzariello suona le tastiere e Ferrazza il basso elettrico. Nico Gori impreziosisce con il suo clarinetto la delicata e sognante My cherie amour (tratta da In square circle del 1984), dove è evidente, nei continui scambi con la tromba di Bosso, l'affiatamento tra i due musicisti, amici e collaboratori da molti anni. Assai originale la versione jazz di Another Star, con un pregevole solo latineggiante di Mazzariello al pianoforte, ben supportato dalla collaudata ritmica di Ferrazza e Angelucci.

Molto godibile l'unico brano originale del progetto, la title track We Wonder, una raffinata ballad composta da Bosso e Mazzariello, che mette in evidenza l'interplay del quartetto. Chi ha avuto la fortuna di essere presente al concerto di Stevie Wonder del 2014 a Lucca non potrà certo dimenticare la prodigiosa versione di Visions, uno dei brani più emozionanti e drammatici di Innervisions del 1973: il pezzo viene trasformato dal quartetto di Bosso in una lunga cavalcata blues, resa ancora più intensa dall'uso della sordina di Bosso e dagli assoli di Mazzariello e Ferrazza.

Uno dei momenti più emozionanti della serata (e non potrebbe essere altrimenti) è stata l'esecuzione di Overjoyed, la cui melodia è pennellata dal basso elettrico di Ferrazza prima dell'ingresso della tromba di Bosso, che con questo brano, che parla di sogni, ha realizzato un sogno coltivato da tanti anni: quello di realizzare un progetto interamente dedicato a uno dei suoi eroi musicali, che tanto ha influenzato la sua formazione di artista. Sir Duke viene eseguita a una velocità ancora superiore a quella dell'originale di Wonder, in una gara di bravura tecnica tra Bosso e Gori, mentre Isn't she lovely, che chiude il concerto, viene completamente destrutturata, rendendola più rarefatta e obliqua rispetto all'amorosa dedica realizzata da Stevie per la nascita della figlia Aisha. In conclusione, We wonder è un progetto da cui emerge tutto l'amore e il rispetto che Bosso nutre per il grande musicista, cantante e compositore americano, senza mai risultare didascalico ma, anzi, sviluppando alcune intuizione melodiche e armoniche di Wonder in chiave jazz, con assoli ricchi di inventiva che rendono l'ascolto complessivo dell'album di grande piacevolezza, dalla prima all'ultima nota.

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Gabriele Antonucci