David Boweie - Toy
Toy, Warner
Musica

David Bowie: esce Toy, l'album fantasma con i brani degli Anni 60

Il disco "perduto" del Duca Bianco, che venne rifiutato dalla casa discografica nel 2000, è una brillante rilettura dei primi sconosciuti singoli dell'artista. Che l'8 gennaio di quest'anno avrebbe compiuto 75 anni

Voleva pubblicare un album a sorpresa David Bowie, un disco registrato in nove giorni a New York con la stessa band che lo aveva accompagnato nel trionfale concerto di Glastonbury il 25 giugno del 2000. L'album non uscì per l'opposizione della casa discografica del Duca Bianco che non lo ritenne all'altezza. L'idea di fondo era catturare il momento magico con quell'ensemble straordinario di musicisti con cui aveva condiviso il palco: Earls Slick alla chitarra, Gail Ann Dorsey al basso, Starling Campbell alla batteria, Mark Plati e Mike Garson al piano.

Il concept di Toy era ripescare la parte meno conosciuta del suo repertorio, una manciata di canzoni scritte e pubblicate tra il 1964 e il 1971, brani che non erano entrati in classifica e sconosciuti anche alla stragrande maggioranza dei suoi fan. Come l'iniziale I dig everything, qui riproposta in chiave decisamente più rock rispetto all'originale, un gioiellino 60's che ai tempi della pubblicazione non ottenne alcun riscontro.

You've got a habit of leaving è una riuscita preview del sound che caratterizza Absolute Beginners, uno dei singoli cult della carriera dell'artista, utilizzato nel 1986 per la colonna sonora dell'omonimo film.

Tra le vette del disco Conversation Piece una ballad intensissima, uno di quei pezzi che per quasi tutti gli altri artisti sarebbero il fiore all'occhiello di una carriera, ma che nel mondo di Bowie è "soltanto" un brano vintage da condividere con il pubblico in un album informale. Nello stesso mood, Shadow Man, per piano e voce, con Bowie in evidente stato di grazia.

Ancora rock and roll senza fronzoli nel remake di Can't help thinking about me, pubblicata come singolo nel 1966, energica e vibrante come i primi Who di Pete Townshend e Roger Daltrey.

Let me sleep beside you è il pezzo migliore del disco, scritta poco prima di Space Oddity è pervasa da un'energia contagiosa, veicolata attraverso la performance di una backing band di veri fuoriclasse. London Boys è invece un'anticipazione del futuro, dello stile che Bowie avrebbe sviluppato nei leggendari dischi della trilogia berlinese (Low, Heroes, Lodger).Il pezzo, inciso per la prima volta nel 1966, è uno spaccato dello stile di vita notturno della Swinging London, qui raccontata nei suoi lati più oscuri e desolanti.

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Gianni Poglio