Musica

"Ohè sunt chi!". Dario Fo, Enzo Jannacci e Milano

Il cantautore e il futuro Nobel collaborarono per oltre un decennio. Le canzoni scritte a quattro mani e dedicate alla loro città

Mi t'ho cugnussùu/ sul tecc del Domm/ In controluce ti te parèvet on omm/ un uomo incinto/ de quatter mes/ con't la sotana de stoffa inglès.

T'ho conosciuto/sul tetto del Duomo/ In controluce sembravi un uomo/ un uomo incinto di quattro mesi/ con la sottana di stoffa inglese.

La canzone è "La forza dell'amore". Gli accordi sono quelli di "Twist and Shout" e gli anni quelli del rock and roll in salsa nostrana. Fu un sodalizio formidabile quello tra Dario Fo e Enzo Jannacci, iniziato alla fine degli anni '50 e durato per tutto il decennio successivo sullo sfondo della Milano del boom economico.

Nella metropoli che stava per diventare la "prima", i due decisero di cantare l'epopea degli "ultimi": i "poveri cristi", gli operai, le prostitute, i barboni, gli emarginati in genere. E naturalmente gli immigrati meridionali, che da bambini sbarcano in stazione Centrale come "contrappesi di valige di cartone" e che imparano col tempo ad amare Milano ammirandola attaccati al respingente di un tram ("Ohe sunt chi!").



Il dottore-cantautore e il futuro Nobel attingono dalle ultime voci di osteria le loro storie di tutti i giorni. Dalla coppia protettore-prostituta in "T'ho compràa i calsett de seda" alla serenata senza speranze dagli echi swing di Fiorenzo Carpi  di "La luna l'è ona lampadina", fino all'ironia dell'amore disperato spinto (ma solo fino ai limiti) del suicidio in "Andava a Rogoredo". "Il primo furto non si scorda mai" è l'esordio surreale di un ladro di polli arrestato dopo essere stato attaccato da un enorme tacchino riporta alla Milano del ventennio (ero appena avanguardista/non conoscevo i tacchini/chi conosceva i tacchini/era giovane fascista).  

La storia della Milano medievale e delle simonie è lo sfondo di "Prete Liprando e il giudizio di Dio", dove un umile prete riesce ad aver ragione sul potente arcivescovo corrotto ma solo dopo aver camminato sui carboni ardenti davanti alla basilica di Sant'Ambrogio. Un vecchio taxi di milano, ancora il livrea verde-nero, ospita il dramma di due fratelli di cui uno è un "ligèra" rubagomme in "Aveva un Taxi nero".

Poi nel 1968 per il duo arrivò  l'apice del successo con due pezzi ancora oggi canticchiati da tutti: "Vengo anch'io" e "Ho visto un re", un brano di respiro nazionale, ma dove l'eco di Milano e del suo dialetto ormai scomparso ritorna nel "dai, dai cunta sù…se t'è vist cos'é"? che separa le strofe della canzone.

Olycom
Il trio Enzo Jannacci, FGranca Rame, Dario Fo negli anni '80

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Edoardo Frittoli