Musica

Dylan, il Nobel, e le lacrime di Patti Smith: l'arte di esserci senza farsi vedere

Perché il cantautore più famoso del mondo non è andato a Stoccolma: riflessioni su un'assenza che ha fatto molto rumore

Si è scusato con un biglietto per non essere lì, a Stoccolma, a ritirare il Nobel per la letteratura. Ha scritto che impegni presi in precedenza lo hanno trattenuto altrove. Non si sa dove e nemmeno perché. 

Al suo posto si è presentata una vecchia amica, una cantautrice e scrittrice straordinaria, felice di presenziare al suo posto. Lei, Patti Smith, ci è andata, commossa ed emozionata come se il premio fosse cosa sua, è salita su palco e ha interpretato magistralmente (dopo essersi impappinata e aver ricominciato da capo la canzone) A Hard rain's a-gonna fall.

Patti, a Stoccolma, avrebbe già dovuto andarci invitata dai membri della House of Culture. Gliel'avevano chiesto lo scorso settembre, doveva cantare un paio di suoi brani ma, considerata l'assenza di Dylan, ha deciso di rendere omaggio all'uomo e all'artista che ha sempre ammirato. Un gesto di generosità e riconoscenza bellissimo che dice molto sulla statura umana della poetessa.

Certo, la domanda delle domande è: ma dov'era Bob mentre a Stoccolma lo celebravano con il più ambito dei premi letterari? Ci piace immaginarlo davanti alla tv mentre celebra il trionfo della sua strategia dell'assenza. Ovvero esserci senza esserci, ricevere una standing ovation stando comodamente seduto a casa, in albergo o in camper. Magari mentre il mondo si chiede se sia un banale cafone, un timido cronico o magari un sociopatico.

Dettagli inutili per lui che, stando a quanto scrive, il Nobel non se lo aspettava. Non entra mai nel merito delle discussioni e delle polemiche che lo riguardano il buon vecchio Bob. Lui tira dritto per la sua strada, quello di un genio ultrasettantenne che non smette mai di suonare dal vivo, che si prende premi e complimenti voltandosi dall'altra parte. Per poi lanciare la stoccata finale.

Come quella contenuta nell'ormai leggendario biglietto fatto pervenire a Stoccolma:

"Come Shakespeare, anch'io sono spesso occupato con il perseguimento dei miei sforzi creativi e ho a che fare con tutte le varie questioni banali della vita. “Chi sono i migliori musicisti per queste canzoni?”, “Sto registrando nello studio più adatto?", “Questa canzone è nella tonalità giusta?”. Certe cose non cambiano mai, neanche dopo quattrocento anni. Non una volta ho avuto il tempo di chiedermi: “Le mie canzoni sono letteratura?”.

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Bob Dylan

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