L'album del giorno: Beatles, Let it be
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L'album del giorno: Beatles, Let it be

L'ultimo disco dei Fab Four, registrato prima di Abbey Road, è uscito nel 1970, quando la band si era già sciolta. Tra i classici spiccano l'iconica title track, Across The Universe e Get Back

Il 10 aprile 1970, come un fulmine a ciel sereno, Paul McCartney mise nero su bianco, con un singolare comunicato stampa strutturato come una mini-intervista, che sarebbe uscito dai Beatles, mettendo di fatto la parola fine all'epopea dei Fab Four.

Una mossa a sorpresa, non concordata con gli ormai ex compagni, che mandò su tutte le furie John Lennon, il quale, a sua volta, convocò i giornalisti e dichiarò: "Non è stato Paul a licenziare i Beatles, sono stati i Beatles a licenziare lui". Una carriera tutto sommato breve, che va dal 1962 al 1970, ma incredibilmente intensa, che ha prodotto dodici album, ognuno dei quali è entrato a pieno diritto nella storia della popular music. È impossibile immaginare il rock, il pop, il beat, la psichedelia e buona parte della musica che ascoltiamo oggi senza l'apporto dei Beatles, che ancora oggi vanta decine di band epigone, anche se nessuna è più riuscita a ripetere la magia delle loro canzoni.

Eliminando la figura del frontman unico, i Beatles sono diventati inconsapevolmente le icone di una rivoluzione epocale, non solo in campo musicale. George Martin, colpito dallo spirito cameratesco, dall'energia e dall'ironia dei quattro giovani artisti di Liverpool, comprese che non c'era bisogno di rimettere in discussione quella solida unione, cementata nel periodo dei concerti ad Amburgo, con la scelta di un solo cantante, a scapito del collettivo, la vera forza della band. I Beatles, oltre ad aver creato per primi una musica espressamente rivolta ai giovani e ad aver innalzato (da Rubber Soul in poi) il pop a forma d'arte, sono stati anche i pionieri nell'intuire l'interazione tra musica e video.


Across The Universe (Naked Version / Remastered 2013)www.youtube.com


Prima dello scioglimento ufficiale della band, datato il 31 dicembre 1970, rimaneva da pubblicare un ultimo album, il loro testamento artistico. Nonostante l'ultima fatica in studio dei Fab Four sia stata la registrazione di Abbey Road, avvenuta nell'agosto del 1969 , Let It Be compare cronologicamente come ultimo album della loro discografia. Il progetto, inizialmente concepito con il titolo Get Back, era stato ideato da Paul McCartney come recupero dell'impronta rock e dell'approccio live che i Beatles avevano all'inizio della loro carriera, una sorta di ritorno alle origini. Un po' come per Please Please Me, registrato in un'unica seduta di dodici ore nel 1962, i Beatles avrebbero dovuto abbandonare le strumentazioni elettroniche e le sovraincisioni a vantaggio delle registrazioni in presa diretta. L'idea di un album registrato in un grande concerto dal vivo naufragò, trasformandosi in una performance tenutasi il 30 gennaio 1969 sul tetto dell'edificio di Savile Row, sede della Apple, il leggendario "Rooftop Concert".

Registrato quasi interamente in presa diretta, senza abbellimenti e sovraincisioni,Let It Be venne distribuito soltanto l'anno successivo, l'8 maggio del 1970, un mese dopo lo scioglimento del gruppo. Quando iniziano le registrazioni, nel gennaio 1969, i Beatles cambiano improvvisamente direzione e si concentrano sulla realizzazione dell'album Abbey Road, diretto e promosso dal loro vecchio maestro George Martin. Paul McCartney si poneva sempre più come leader del quartetto, oltre a dimostrare di essere quello che credeva di più nel progetto. Lennon era sempre più schiavo dell'eroina e succube di Yoko Ono, che portava sempre con sé, anche in studio di registrazione.

George Harrison era stufo di non essere considerato allo stesso livello del duo Lennon-McCartney, che bocciavano spesso le sue proposte, meditando di dare vita a un gruppo insieme all'amico Eric Clapton. Ringo Starr, il cui ruolo all'interno dei Beatles è stato troppo spesso sottovalutato, tentava con la sua naturale simpatia di conciliare gli screzi e i nervosismi tra gli altri tre litigiosi componenti. George Harrison ebbe la felice intuizione di coinvolgere in Let It Be il tastierista jazz Billy Preston, che il gruppo aveva conosciuto nei primi anni sessanta ad Amburgo, sia per scongiurare i continui litigi nella band che per ragioni prettamente tecniche: la decisione di evitare sovraincisioni richiedeva l'apporto di un altro strumentista. La presenza di Preston servì rasserenò gli animi e rimandò di qualche mese la rottura definitiva del gruppo. I Beatles, insoddisfatti delle canzoni di Let It Be, lasciarono il missaggio delle tracce all'ingegnere della EMI Glyn Johns, ma, una volta terminato l'acetato, il gruppo era ormai concentrato su Abbey Road. Successivamente le registrazioni furono affidate al produttore americano Phil Spector, l'inventore del celebre muro del suono, che applicò invariato anche a Let It Be. Paul McCartney andò su tutte le furie dopo aver ascoltato la sua The Long and Winding Road modificata da Spector con l'aggiunta di violini e cori celestiali.

Curiosamente oggi McCartney, nei suoi concerti, suona la canzone nell'arrangiamento di Spector, da lui tanto avversato. A novembre 2003 è stato pubblicato Let It Be... Naked, atteso per anni dai fan dei Beatles, che secondo Paul McCartney era più fedele al progetto iniziale, senza gli arrangiamenti barocchi di Phil Spector. Oltre a missaggi diversi dei brani, sono state eliminate Dig It e Maggie Mae e aggiunta al loro posto Don't Let Me Down.

Ma vediamo più da vicino le canzoni dell'album, spesso sottovalutato, ma con alcuni picchi davvero notevoli. In molti hanno interpretato il brano Two Of Us come il segnale di una ritrovata armonia tra Paul e John, mentre i "Due di noi" del titolo si riferiva in realtà a McCartney e l'ex moglie Linda Eastman. La canzone è stata scritta da Paul in macchina, in un pomeriggio di relax, in cui i due innamorati si erano lasciati alle spalle i ritmi londinesi per tuffarsi nella natura. Lennon sperava di poter pubblicare la magnifica Across The Universe come singolo, ma gli fu preferita la giocosa Lady Madonna di Paul, così i nastri di Across the Universe rimasero nel cassetto per un po'.

Scritta nella casa di John a Kenwood, in un momento fra veglia e sonno dopo l'ennesimo episodio di tensione con la moglie Cynthia, quando il cantautore fu colto da un'improvvisa ispirazione e da un flusso di parole che lo portarono ad alzarsi dal letto e a scendere al piano inferiore per scriverlo. Il risultato fu un capolavoro. I Me Mine, un titolo apparentemente senza senso, racchiude in realtà uno dei capisaldi della filosofia indiana da cui George Harrison era sempre più suggestionato: l'individualismo, ciò che io ho, che appartiene a me, che è mio, impedisce di raggiungere la coscienza cosmica in cui non c'è ego.

L'album prende il titolo da Let It Be, uno dei brani più celebri ed emozionanti di tutta la discografia dei Beatles, quasi una risposta di Paul alla Julia di Lennon del White album. Un gospel in 4/4, impreziosito dall'organo ieratico suonato da Billy Preston, ispirato dalla visione in sogno della madre Mary che, in un periodo assai travagliato per McCartney, lo esortava a non prendersela tanto e a lasciare che le cose accadessero, senza forzature. Le registrazioni del brano vennero effettuate il 25 e il 31 gennaio 1969. Let It Be fu poi ripresa il 30 aprile negli studi di Abbey Road, e in quella seduta George vi sovraincise l'assolo di chitarra. A John Lennon, la canzone non piaceva affatto, ma anche lo stesso McCartney non ne era del tutto convinto, tanto da proporla ad Aretha Franklin, allora all'apice della carriera.

La Regina del Soul, dopo aver ascoltato il demo, rimase però perplessa per quel "Mother Mary", ritenuto erroneamente un riferimento cattolico invece che il nome della madre di Paul, ritenendola incompatibile con la sua fede battista. Paul e John, stanchi di aspettare una sua decisione, la registrarono nuovamente il 4 gennaio 1970, quando furono sovraincisi i fiati e gli archi. Quella take fu l'ultima esperienza dei Beatles come gruppo in uno studio di registrazione. Sono passati 50 anni dal loro scioglimento, ma i Beatles sono ancora oggi il gruppo pop-rock più influente di sempre....

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Gabriele Antonucci