Musica

Agnes Obel: Citizen of glass - La recensione

Atmosfere eteree e rarefatte nel terzo album della vocalist danese. Consigliato a chi non sopporta la musica che fa "rumore"...

Ha un piacevole mood dark e spettrale il terzo album della cantante danese registrato a Berlino. Pianoforte, archi, intercci vocali. dosi omeopatiche di elettronica e un proto-synth che viene dagli Anni 20, chiamato Trautonium ed inventato da Friedrick Trautwein, sono gli ingredienti di un disco che affascina e seduce.

Quanto al titolo, Obel racconta: "Deriva dal concetto tedesco diGläserner Bürger, il cittadino umano oppure di vetro. In realtà è un termine legale relativo al livello di privacy del singolo in uno stato, e nella salute è diventato un termine che riguarda quanto sappiamo del corpo o della biologia o della storia di una persona. Se sono completamente di vetro, sappiamo tutto".

Tra le vette l'intrigante Familiar, il brano più pop, tutto giocato sulle armonizzazioni vocali e sulla doppia interpretazione di un uomo e una donna coinvolti in una relazione amorosa. Molto intensa anche la canzone che apre l'album, Stretch your eyes, ipnotico con reminiscenze degli ultimi Radiohead. Il mood gotico è ben presente nei cinque minuti e mezzo di Trojan Horses che precede la title track molto ispirata ed impaplpabile al tempo stesso. Da ascoltare con attenzione: meglio nelle ore notturne.


Spingo
Agnes Obel è nata In Danimarca a Gentofte nel 1980

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Gianni Poglio