La ricetta per il tweet perfetto esiste. Tu però ignorala
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Tecnologia

La ricetta per il tweet perfetto esiste. Tu però ignorala

Un nuovo algoritmo consente di prevedere quanta popolarità otterrà un tweet. Quelli di maggior successo sono brevi, pacati e citano personaggi famosi. Ma c'è chi si oppone a questo approccio freddo e pragmatico

Non ti preoccupare, non sto per snocciolarti il solito elenco di ritriti consigli che promettono di rendere più aerodinamico i tuoi contenuti su Twitter. Se dovessi fare un simile elenco, però, al primo posto metterei di sicuro questo: 1. Non aver paura di suonare noioso. Del resto la noia spesso è un effetto collaterale della combinazione di sintesi, precisione e completezza, e sono proprio questi alcuni degli ingredienti che rendono un tweet longevo ed efficace.

O almeno, questo è quello che hanno dedotto Roja Bandari, Sitaram Asur e Bernardo Huberman, tre ricercatori dei laboratori della UCLA e della Hewlett Packard che hanno sviluppato un interessante algoritmo per predire il successo e la longevità delle notizie twittate. Questo algoritmo, che secondo i suoi autori è in grado di predire la popolarità che un tweet riscontrerà con un’accuratezza dell’84%, è stato sviluppato studiando un database di oltre 40.000 articoli giornalistici twittati in un arco di tempo di nove giorni nell’agosto del 2011. Sfruttando le API di Feedzilla e un software NLP chiamato chiamato Named Entity Recognizer , i tre hanno suddiviso questo pool di tweet a seconda della categoria (Politica, Tecnologia, Scienza, Sport etc.) e a seconda della presenza o meno di riferimenti a personaggi e brand famosi.

Dall’analisi di queste informazioni, il team è stato in grado di assegnare a ogni contenuto un punteggio correlato al numero di retweet ricevuti, e a scoprire una serie di dati interessanti. Ad esempio: che le notizie più twittate sono quelle relative al settore tecnologico, seguite a stretto giro dagli articoli di salute e a quelli di contenuto comico.

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Ma, al di là dell’argomento trattato dall’articolo, che cosa influisce sulla popolarità di un tweet? Oppure, detto in parole povere: cosa deve fare un povero utente per evitare che il suo tweet scompaia insieme a tonnellate d’altri contenuti in quell’infinito serbatoio senza scarico che è la Rete?

Il gruppo di ricerca ha identificato tre parametri fondamentali (oltre quello appena citato):

1. Il linguaggio utilizzato per formulare il tweet

2. La presenza, nel corpo del tweet, di nomi di personaggi celebri (Lady Gaga), aziende famose (Apple) o rinomate istituzioni (Federal Trade Commission)

3. La testata su cui è pubblicato l’articolo linkato nel tweet

Mentre il secondo e il terzo fattore sono piuttosto intuitivi (se il Guardian twitta un articolo in cui si parla di Lady Gaga, è ovvio che quel tweet verrà palleggiato a più non posso da migliaia di utenti), il primo merita di essere ulteriormente approfondito. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, i tweet che utilizzano un linguaggio appariscente, rumoroso, pieno di maiuscole e punti esclamativi sono quelli che hanno meno chance di essere ritwittati. Per contro, un tweet pacato, puntuale, in cui vengono accennate la notizia, la sorgente da cui essa proviene e il nome di spicco coinvolto, avrà un’aerodinamicità maggiore, e quindi maggiori probabilità di farsi largo in mezzo alla selva di robaccia che viene twittata a ogni pie’ sospinto.

Insomma, se proprio ci tieni a trovare una “ricetta per il tweet perfetto”, il consiglio di Bandari e colleghi è di lasciare da parte gli entusiasmi, puntare al nocciolo e alla sintesi del tweet, citare la fonte (se è nota) e sperare di poter in qualche modo infilare in mezzo ai 140 caratteri un nome sufficientemente conosciuto da attirare l’attenzione degli altri utenti.

Certo, questo non è e non deve diventare un imperativo. Se non ti interessa diventare un top-user, ma solo far circolare i contenuti che hai prodotto o che ritieni interessanti, il mio personale consiglio è di continuare a farlo al netto di regole, stratagemmi e scorciatoie. Dopotutto, Twitter ha il potenziale per diventare un mezzo di condivisione e comunicazione rivoluzionario e, a differenza di altre piattaforme, ha anche le carte in regola per ribaltare le stantie dinamiche secondo cui chi può vantare un nome di peso ha la precedenza su chiunque altro, a prescindere dal contenuto.

Qualche giorno fa, cercando di rispondere alla marea di articoli che vorrebbero insegnarti come twittare, Rebecca Greenfield ha pubblicato sull’Atlantic una divertita quanto improbabile Costituzione Anarchica per Twitter. La sezione 1 dell’Articolo 3 recita più o meno così:

Se un utente Twitter dice a un altro utente come si twitta, questi non per nessun motivo seguire quel consiglio.”

Insomma: Twitta e lascia twittare.

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Fabio Deotto