Intervista a Raige: "Rabbia e amore, ecco come ho scalato le classifiche"
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Intervista a Raige: "Rabbia e amore, ecco come ho scalato le classifiche"

L'artista rap torinese presenta il secondo estratto video "Vanno e vengono" e racconta il suo percorso artistico. Dalla gavetta iniziata sul finire degli anni '90 fino al primo posto su Itunes

Il boom del genere hip hop in Italia passa per storie e curiosità di artisti sempre più amati dal grande pubblico. Percorsi lunghi, costruiti con gavette sempre più rare nel panorama musicale nazionale. I riflettori sul rap, indicato da molti come il vero erede della scuola cantautorale italiana, nascono dalle capacità artistiche di cantanti come Raige, al secolo Alex Andrea Vella, torinese che fin dalla fine degli anni ’90 ha creduto nella sua musica portando avanti una personalità unica che si unisce ad una voce avvolgente, megafono perfetto per rime profonde e riflessive. Membro dei Onemic, gruppo tra i più apprezzati nella penisola, la carriera da solista di Raige ha raggiunto l’apice con l’uscita di "Addio", disco prodotto da Saifam ed uscito lo scorso maggio. Panorama.it lo ha intervistato in esclusiva in occasione dell’uscita di “Vanno e vengono”, secondo estratto del suo disco.

La musica hip hop è diventata il genere più seguito in Italia. Come spieghi questo boom?

Soprattutto per due motivi: primo, il lavoro dei colleghi più illustri che hanno portato il rap a livello mainstream. Grazie ai loro personaggi e alla loro musica, che è molto più vicina alle nuove generazioni, questo genere è rinato. Secondo: la crescita di un genere musicale dipende al 60% dalla morte di un altro, in questo caso dal cantautorato italiano che ha perso i suoi leader e la capacità di comunicare con i più giovani che aveva un tempo.

Come nasce il concept di "Addio"?

Nasce dalla parola stessa, un taglio netto con tutto il passato. Ho scoperto a mie spese che niente condiziona il presente come il passato e le cose che ti hanno fatto soffrire. Questo disco è un mix di stili e generi, il rap la fa ancora da padrone ma è anche il primo disco dove si può trovare un mio pezzo totalmente cantato.

Il disco ha esordito 1° posto in classifica generale su Itunes e al 19° della classifica FIMI. Come spieghi questo successo?

Il primo dato sensibile è sicuramente Itunes perché ti fa vedere minuto per minuto come sta andando il prodotto. E' uscito alle cinque del mattino e inizialmente è schizzato al primo posto della classifica hip hop. Poi continuavo a vedere che saliva senza sosta, condividevo sui social foto delle posizioni e dovevo aggiornarle ogni quarto d’ora. Alle otto del mattino eravamo già primi, lo siamo rimasti per tre giorni e mezzo, superando anche Norah Jones. Su “Addio” è uscita anche un’agenzia perché nessun artista indipendente era più stato primo su Itunes negli ultimi tre anni.

Il tuo nuovo video si intitola “Vanno e vengono”,come è stato sviluppato e perché hai scelto questo brano?

E’ sicuramente uno dei pezzi a cui sono più legato. A livello musicale lo adoro, è praticamente rock. A me piace spaziare, giocare, osare. E’ un brano che ha un sapore rock e io ho voluto studiare un video all'altezza. Si sviluppa sulla triste storia di due persone fidanzate che stanno per lasciarsi e litigano in una stanza. Io canto davanti ad una band, come se fossi il frontman di un gruppo. Mette carica, volevo un pezzo che facesse saltare.

Ultimamente gli artisti hip hop sono stati coinvolti in progetti televisivi, alcuni sono diventati conduttori. Come lo spieghi e a te piacerebbe condurre un programma?

Ensi e Marracash hanno un’esperienza unica nell’intrattenere il pubblico, a loro viene naturale. Ensi è un paroliere, ha una capacità di reazione immediata con la gente. Inoltre Mtv, quando ha scelto dei rapper per condurre programmi tv, aveva ben presente le capacità di chi fa questa musica. Il vento è cambiato, questo genere è al top come non mai. Un tempo se ti vestivi largo venivi preso in giro e i dj snobbavano i pezzi hip hop. Adesso è tutto diverso, questa musica è amata come noi del settore abbiamo sempre sognato che accadesse. Personalmente non mi vedo a condurre un programma tv, preferirei provare a farne uno radio.

In Usa gli artisti hip hop hanno spesso sviluppato carriere cinematografiche, secondo te quale artista della scena potrebbe sfondare anche il maxi schermo?

Sempre Ensi, perché già solo da come ride potrebbe far ridere chiunque. Ha un carisma che nessun altro artista italiano possiede.

Spesso nella musica si vive di malinconia ricordando i prodotti di un’artista che precedono il successo. “Prima eri più vero”, “ti sei venduto”, “troppo commerciale”. Ma da grandi poteri derivano anche grandi responsabilità. Come spieghi la tua maturazione artistica?

Tutti scendono a compromessi, in ogni ambiente. Che sia a scuola, al lavoro, negli uffici o con le persone. Chi dice il contrario vive in un mondo di fantasia. Con la musica è lo stesso, a meno che non lo fai per hobby. Chi ha la fortuna, o la sfortuna, di trasformarla in un lavoro deve inevitabilmente scendere a compromessi. L’artista deve avere la capacità di portare i suoi fan dove vuole, di farsi seguire dal suo pubblico nelle scelte. E’ impossibile non considerarli, perché tu sei lì grazie a loro, già questo è il primo compromesso. Io ho iniziato a fare questa musica ascoltando alcuni artisti e bocciandone altri, con il tempo ho cambiato pareri e sono cresciuto, ho rivalutato le mie idee. Chi non cambia mai idea ha qualcosa di sbagliato dentro. Fare musica sempre uguale è impossibile, diventerebbe come una catena di montaggio. Noi cantanti non possiamo, facciamo un lavoro diverso.

Quale è il tuo rapporto con i fan, quanto tempo dedichi alla gente che ti scrive?

Con i fan ho uno splendido rapporto e cerco di dedicargli più tempo possibile. Nei social e sul computer cerco sempre di rispondere a tutti, anche se solo con poche righe. Dal vivo invece cerco di parlare con loro il più possibile e scambiare opinioni e idee. Poi capitano anche i personaggi strani: qualche tempo fa un fan mi ha insultato perché diceva che non ero più quello di una volta, gli ho detto di ascoltare il nuovo disco senza pregiudizi e che avrebbe trovato lo stesso Raige di sempre: mi ha dato ragione.

Come nasce il nome Raige?

Da ragazzino a 16 anni nessuno era più arrabbiato di me quindi ho preso la parola inglese “rage” (rabbia, ndr) e ho aggiunto una "i" perché non amavo i nomi di quattro lettere.

Oltre alla musica quali sono le tue passioni?

Adoro le auto, leggo moltissimo. Amo gli scrittori sudamericani anche se il primo libro che mi ha fatto sognare è stato “Il signore degli anelli” di Tolkien. Il più bello è “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez. Poi apprezzo molto anche Sepulveda, Palahniuk e Bukowski.

Di recente quale è il disco che hai ascoltato e ti ha colpito di più?

Acquisto tutti i dischi italiani di rap perché il supporto vero al genere nasce da quello:  se un artista non compra un disco rap come può farlo il pubblico? I due prodotti migliori che sono usciti di recente sono l’album dei Two Fingerz, capace di mediare tra la musica che fa ballare e quella che lancia messaggi, e quello dei Club Dogo. Il pezzo dell’anno l’ha comunque fatto Ensi, “Numero 1”, e chi dice il contrario… mente.

Giovani leve, talenti futuri, artisti da tenere d’occhio. Chi segnala Raige?

Non seguo molto la scena emergente nazionale ma posso citare quel che vedo nella mia città, Torino. In futuro si sentirà parlare di mio fratellino Lil’ Flow e del suo socio Remik e anche di Chicco Sanchez e Pablo Frida, due giovani che hanno talento.

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Matteo Politanò