Sorpresa, Hollywood non può fare (ancora) a meno della pirateria online
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Sorpresa, Hollywood non può fare (ancora) a meno della pirateria online

Sono quasi dieci anni che l'industria dell'intrattenimento combatte la pirateria digitale, quasi fosse una minaccia catastrofica. I dati però suggeriscono il contrario: spesso la pirateria funge da complemento pubblicitario e favorisce il passaparola

Si fa presto a dire download illegale. Si fa presto a dire che il mercato dell’intrattenimento è messo a serio rischio da torrent e siti di file sharing. È molto semplice, nonché furbo, per l’MPAA , sostenere che negli ultimi anni l’utilizzo di strumenti web illegali ha decretato oltre 250 miliardi di dollari di perdite per le case di produzione. Poi però arriva uno come Julian Sanchez e scopre che le cifre snocciolate dall’MPAA risalgono in realtà al 1991, e fanno riferimento al danno apportato dal mercato globale dei beni contraffatti (che nel 1991 non potevano per forza di cose avere a che fare con torrent e download illegale).

L’incommensurabile polverone sollevato negli ultimi anni dalle controversie su SOPA, PIPA e ACTA ha portato molti, tra giornalisti, attivisti e professionisti del settore, a cercare risposte tangibili a una domanda molto semplice: la pirateria online è davvero così dannosa per il mercato dell’intrattenimento?

Se dovessimo basarci unicamente sui dati che abbiamo a disposizione, la risposta sarebbe: no. Se poi volessimo essere ancora più precisi, la risposta sarebbe: no, anzi, la pirateria è diventata in qualche modo un elemento strutturale del settore.

Uno studio condotto dalla University of Minnesota, e pubblicato a febbraio 2012, ha dimostrato come non si possa certificare una correlazione diretta tra l’uso di torrent e un declino negli incassi cinematografici all’interno di un paese. Il vero dato interessante, però, è emerso solo in seguito alla chiusura di Megaupload. Se da un lato, come atteso, l’eliminazione della piattaforma di Kim Dotcom ha generato un’impennata negli introiti derivanti da siti di download legale, dall’altro (come evidenziato da questo studio ) ha determinato una significativa diminuzione degli incassi per la maggior parte dei film in sala.

Il motivo è presto spiegato. Se è vero che i grandi blockbuster spesso macinano incassi a furia di teaser, trailer, trovate pubblicitarie e promesse di un 3D “imperdibile”, sotto i vertici delle piramidi esiste un sottobosco di film a budget minore che, non potendo godere di una spinta simile alle grandi pellicole, devono affidarsi in buona parte al passaparola. Ecco, la possibilità di usufruire in modo immediato di versioni digitali di queste pellicole, generava un passaparola che, come ultimo risultato, induceva più persone a pagare il biglietto e a prendere posto in una sala cinematografica.

Questo dato è così lampante, che ormai persino gli addetti ai lavori lo riconoscono.

Molti showrunner e executive che conosco non solo scaricano film piratati in continuazione, ma in privato sostengono il concetto che la pirateria sia un bene per la nostra industria, un ottimo modo di fare pubblicità e uno strumento essenziale per creare un pubblico attivospiega Julie Bush, sceneggiatrice televisiva, nota per la serie Sons Of AnarchyCredo che i torrent siano le biblioteche del futuro. Più gente vede e apprezza il mio lavoro, più opportunità avrò di essere ricompensata.

Insomma, si tratta unicamente di una questione di disponibilità. Da dieci anni a questa parte, il modo più semplice e veloce per fruire di un prodotto cinematografico o televisivo è il download (o lo streaming) illegale. Poiché le grandi case programmano le uscite nei vari paesi in diversi scaglioni (per assicurarsi di poter traghettare gli attori dei grandi blockbuster da una premiere all’altra), spesso una buona fetta del pubblico internazionale si trova nella condizione di avere già l’acquolina in bocca e dover aspettare mesi per poter mandar giù un boccone. In assenza di alternative legali alla portata di tutti, gli utenti che meglio si destreggiano in rete finiscono per scaricare il film illegalmente (spesso in qualità bassa, sottotitolato e su un piccolo schermo). Ma poiché, in realtà, i torrent non sono uno strumento alla portata di tutti, il risultato spesso è che quegli “spettatori” che hanno visto il film illegalmente, ne parlano con altri potenziali spettatori, creando un passaparola che tornerà utile quando il film uscirà nelle sale.

Intendiamoci, non voglio essere tacciato di apologia del donwloadismo: sto solo illustrando un dato di fatto. Per quanto la situazione attuale finisca per giovare all’industria (le uscite di Jeff Bewkes e i risultati dell’ultimo anno ne sono una prova), non si tratta chiaramente di un sistema sostenibile. Quello che l’industria può e deve fare, è smantellare le barriere che isolano un film al momento del lancio, allentare la presa su un modello di marketingormai obsoleto e abbracciare senza indugi le nuove piattaforme per lo streaming e il download legale.

 

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Fabio Deotto