La guerra delle consegne velocissime a domicilio
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Tecnologia

La guerra delle consegne velocissime a domicilio

I libri, la spesa, la cena, i fiori, perfino la biancheria appena lavata. Oggi, per vincere nell'e-commerce, conta soprattutto la rapidità

Avete organizzato una cena, iniziate a preparare il vostro cavallo di battaglia, ma subito vi accorgete del disastro: è finito l’ingrediente che rende il piatto un capolavoro e strega il palato di ogni ospite. Oppure: manca pochissimo a una festa e, come al solito, vi siete dimenticati del regalo; avete la febbre, non le medicine; siete soli con un neonato in lacrime ed è rimasto appena un pannolino. In questi e tanti altri casi simili, la soluzione è una soltanto: uscire di casa sbuffando e comprare quel che serve. Almeno per il momento. Presto, infatti, potrebbe bastare collegarsi a un sito web o lanciare una app, inoltrare una richiesta e ricevere tutto a domicilio entro un paio d’ore.

Quella che è un’eccezione, un servizio di nicchia presente in Italia grazie all’ottimo fiuto e alla buona volontà di piccoli operatori locali, negli Stati Uniti sta diventando una consuetudine. In campo sono scesi colossi del calibro di Amazon, eBay e Google decisi a darsi battaglia nella fruttuosa prateria degli ordini rapidissimi, evasi al massimo in giornata. È il «Santo Graal dell’e-commerce», per riprendere la definizione del Wall Street Journal, che consentirà alle vendite online di fare il salto di qualità definitivo.
 
«Una consegna immediata è la logica estensione della gratificazione di un acquisto» filosofeggia Deborah Sharkey, vicepresidente di eBay, che entro l’anno porterà in 25 città d’Oltreoceano il suo «Now»: ha reclutato una truppa di fattorini che fa la spesa in supermercati e grandi catene convenzionate per gli utenti e, per soli 5 dollari, la recapita in un intervallo incastrato tra 60 e 120 minuti. Gli iscritti possono seguire sullo schermo dello smartphone il tragitto del loro ordine ed essere contattati in tempo reale per eventuali correttivi in corsa: per esempio, se non ci sono le scarpe del colore desiderato, possono sceglierne un altro, annullare la richiesta o ripiegare su un modello simile in elenco. Google, dopo San Francisco, ha esteso il suo «Shopping Express» a New York e a Los Angeles. Offre sei mesi gratis e dieci dollari di credito ai nuovi clienti, sventolando la promessa di evitar loro la fatica del traffico, dei carichi pesanti da trascinare nel caldo, sotto la pioggia o peggio. «Questo è il modo in cui si farà shopping nel futuro. Noi abbiamo voluto lanciarlo adesso» dice con una punta d’enfasi Jenna Owens, general manager del servizio.

Google ed eBay portano avanti una strategia comune: stringono accordi con negozi locali per minimizzare la distanza tra la domanda e l’offerta, tra il venditore e l’acquirente, abbattendo con la ruspa della prossimità gli ostacoli logistici. Il sistema di affiliazione con la loro piattaforma spalanca i cancelli dell’e-commerce a operatori che finora ne sono rimasti esclusi per mancanza di mezzi, volontà o credibilità sul web, un po’ come accadeva agli alberghi prima della rivoluzione dei vari Booking ed Expedia. Meccanismo questo proposto da start-up alla ribalta come Deliv o Instacart, che stanno rastrellando investimenti milionari da finanziatori convinti del potenziale delle consegne superveloci.

Amazon ha scelto una strada ibrida, a metà tra l’autarchia e qualche apertura alla piccola imprenditoria: per recapitare in giornata i prodotti classici non deperibili, dai libri all’elettronica, dai giocattoli alle borse, si appoggia ai suoi efficienti magazzini. Il servizio funziona già nel milanese per oltre 700 mila beni: chi ordina entro le 12 li riceve tra le 18 e le 21 pagando, di base, 10 euro più 4 per ogni articolo addizionale. A San Francisco, Seattle e nel sud della California è attivo invece «Fresh», che grazie a una partnership con ristoranti e drogherie della zona, offre prodotti da frigo e piatti pronti a domicilio in tempo per la cena. Lusso celere che però si paga: 299 dollari l’anno (220 euro) dopo un mese di prova. In attesa del decollo dei droni, che tra quattro o cinque anni dovrebbero volare davanti all’uscio dei clienti depositando, entro mezz’ora dalla richiesta, carichi fino a 2 chili.

A sorpresa, altro giocatore della partita è l’ambizioso Uber, che a New York sta sperimentando una variante del trasporto vip su gomma chiamata Rush. Un autista va a prendere un pacchetto a un indirizzo e lo porta subito alla destinazione prescelta. L’opzione ha un costo minimo di 15 dollari e, se dovesse essere importata da noi, dopo i tumulti scatenati tra i tassisti potrebbe far insorgere i corrieri. In generale, il fenomeno delle consegne espresse ha un interessante bacino di base nel Bel Paese, in attesa di far breccia tra gli scettici: «Sono 3,7 milioni le persone che nel corso del 2013 hanno acquistato almeno dieci volte prodotti e servizi su internet. Sono caratterizzate da un profilo socio-economico sopra la media, dunque è presumibile che siano disposte a pagare qualcosa in più per soddisfare un bisogno immediato» rileva Andrea Boaretto, docente di marketing multicanale al Mip-Politecnico di Milano.

Al momento non ci sono indicazioni precise circa i tempi di sbarco in Italia delle proposte targate Google o eBay; Amazon dichiara di servire con 740 mila prodotti entro le 12 del giorno successivo 1.273 codici postali, il 37 per cento della popolazione dello Stivale, con la sua «Spedizione mattino», mentre gli altri operatori già attivi si adeguano a questa fame di immediatezza. Just Eat, gigante della ristorazione a domicilio con 1.400 locali che coprono 92 città della Penisola, ha da poco lanciato un’applicazione per ordinare i pasti da smartphone e tablet: «Risponde proprio alla necessità del “tutto e subito” e in qualsiasi momento» commenta il marketing manager Nick Grosoli. Concorrenti più piccoli cavalcano l’onda diversificando l’offerta: è il caso di DeliveRex, attivo a Roma, che oltre ai piatti sfornati da ristoranti selezionati, porta davanti all’uscio, senza costi aggiuntivi, sigarette, medicinali da banco, dentifrici e deodoranti. Anche nei momenti di picco, per esempio il sabato sera, l’attesa non supera quasi mai i cinquanta minuti. «Alcuni ragazzi si rivolgono a noi per organizzare l’appuntamento perfetto. Abbinano al sushi una bottiglia di vino e altri accessori che possono rallegrare la serata, come un pacchetto di preservativi» racconta il fondatore, il trentenne Julien Di Laura. «Altri» aggiunge «assieme alla pizza chiedono una confezione di aspirine. È un’opzione parecchio gettonata tra i single ammalati che non vogliono disturbare gli amici».  
    
Sempre nella capitale è operativa «Lavanderia online»: funziona fino a tardi, sabato incluso, e con un extra del 30 per cento sul conto riporta i capi puliti in giornata, nell’arco di quattro o cinque ore. «Anche a un indirizzo diverso da quello del ritiro. Prendo un completo la mattina a casa e lo recapito in ufficio lavato e stirato nel pomeriggio, in tempo per una cena elegante» dice il titolare, Riccardo Menzione. Che si è inventato un lavoro assecondando i ritmi surriscaldati di una società che corre di continuo e non ha più il tempo, o soltanto la pazienza di aspettare.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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