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Tecnologia

Il crowdfunding, acceleratore di sogni

Il crowdfunding, come dice il nome stesso, rappresenta il modo per realizzare le proprie idee grazie al finanziamento online

Un tempo per realizzare un progetto, lavorativo o meno, si avevano due strade: metterci i soldi o trovarli presso enti creditizi, con grandi difficoltà e spesso a costi eccessivi. Oggi il crowdfunding rappresenta la terza via: qualcuno lo chiama “finanziamento dal basso”, altri “finanziamento sociale” perché l’economia incontra i social network, le community. Questa disintermediazione è rivoluzionaria e minaccia il vecchio sistema, come già accaduto nel caso dei Bitcoin: bypassare gli istituti di credito non è certo come saltare agenzie viaggi ed editori grazie alla Rete... 

I modelli di crowdfunding sono, a seconda del contratto tra progettisti e finanziatori, sostanzialmente tre: “reward based”, dove il progettista promette una ricompensa, ma non profitti o quote: per esempio può essere banalmente il nome nei credit di un film o di un album; “equity based”, che si usa per le aziende e serve per raccogliere il capitale sociale dandone in cambio alcune quote; il terzo è il “social lending”, sorta di prestito “peer to peer” tra cittadini (vedi la piattaforma italiana Prestiamoci). Va detto che stanno nascendo molti modelli ibridi.

Come funziona, in concreto, il crowdfunding? Chiunque abbia la necessità di finanziare un progetto di qualsiasi tipo – dalla pubblicazione di libri e album musicali alla costruzione di ospedali, dalla raccolta fondi per curare malattie rare al finanziamento di campagne elettorali – può lanciare una campagna online, tramite piattaforme come le americane Indiegogo e Kickstarter o le italiane Produzioni dal Basso (la numero uno in Italia),  Kapipal e Eppela, per il reperimento dei fondi, promettendo in cambio, come più sopra riportato, benefit, quote, il prodotto o il servizio stessi, in alcuni casi, anche la restituzione dei soldi investiti. Spesso deve presentare la propria idea usando una pagina progetto, contenente titolo, “call to action” per spingere alla partecipazione dei futuri finanziatori e un video di ingaggio (fondamentale) al massimo di tre minuti. Poi si parte con la campagna, martellando sui social, sperando di veder crescere il proprio conto PayPal e, soprattutto, di veder realizzare il proprio sogno.

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Marcella Sala