Il soufflé della casta

Lunedì 17 settembre, mattina. A Milano la polizia ha sgomberato alcuni centri sociali e, temendo contestazioni sotto a Palazzo Marino, sede del Comune, in piazza della Scala è stato organizzato un servizio di ordine pubblico. Proprio di fronte al teatro …Leggi tutto

Lunedì 17 settembre, mattina. A Milano la polizia ha sgomberato alcuni centri sociali e, temendo contestazioni sotto a Palazzo Marino, sede del Comune, in piazza della Scala è stato organizzato un servizio di ordine pubblico. Proprio di fronte al teatro più famoso del mondo, quasi in mezzo alla carreggiata, sotto al cartello di divieto di sosta con rimozione, è parcheggiata, di sghembo, una fiammante Jaguar XF S, di colore nero con gli interni in pelle, da quasi 100 mila euro. L’ispettore di polizia scende dalla Fiat Punto scassata, si avvicina al bolide tirato a lucido, e scruta il cruscotto. “Teatro alla Scala. Permesso carico/scarico merci”. Chissà se si chiede quale merce può trovare spazio nel bagagliaio della berlina di lusso. Comunque lascia correre. Le poche auto ammesse nella piazza sono costrette a rallentare per passare, qualche taxi dà di clacson, bici e scooter fanno lo slalom. Passa il tempo e la Jaguar resta immortalata in decine di fotografie di turisti che ritraggono il tempio della lirica. Nessuno però si lamenta. Le auto della Polizia Locale passano senza curarsi della Jaguar, dal teatro non esce nessuno, i poliziotti badano all’ordine pubblico, anche se in piazza i contestatori non arriveranno mai. Questa è l’immagine su cui riflettere. Abusi, privilegi, impunità. La casta, le caste, sono nel mirino da anni. Le inchieste e le denunce però non riescono ad infrangere, nemmeno a scalfire, una cultura tutta italiana. Ogni volta che si assiste ad un capriccio del vip di turno, sembra di ascoltare le parole di Alberto Sordi ne “Il marchese del Grillo”: «Scusate, ma io so’ io. E voi non siete un …». L’indignazione trova spazio solo nei salotti televisivi. Per oltre un’ora assisto alla scena tra il divertito e l’amareggiato. Finché mi avvicino a quell’ispettore, mostro la tessera da giornalista, e chiedo se può dirmi a chi appartiene la Jaguar. Quello, zelante, manda il suo autista in divisa dentro al teatro. Non è suo compito ma ha capito che la situazione è imbarazzante. Due minuti dopo si precipita fuori un signore distinto e cortese che monta sull’auto per spostarla. “Scusi, permette, mi può dire chi ha in uso questa macchina col permesso del teatro?”. E lui, sincero e un po’ stupito: “E’ l’auto del maestro Marchesi, stamattina non ha trovato parcheggio”. “Marchesi chi? Lo chef?”. “Si, Gualtiero Marchesi. Ma ora la sposto, buongiorno”. Ricostruzione: Gualtiero Marchesi, il più celebre cuoco italiano, autore di celebrati testi di cucina, gestisce il “Marchesino”, il ristorante della Scala. Evidentemente, quel lunedì mattina, aveva un soufflé in forno. E, si sa, la preparazione del soufflé non ammette distrazioni, basta un attimo e si affloscia. Il divieto di sosta? Beh, scusate, io so’ io, e voi…
P.S. Onde evitare spiacevoli perdite di tempo per smentite o richieste di rettifiche si sappia che tutto quanto riportato è stato filmato e registrato.

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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