I Simple Minds “acustici” conquistano Roma - Recensione
I Simple Minds “acustici” conquistano Roma - Recensione
Musica

I Simple Minds “acustici” conquistano Roma - Recensione

La band scozzese, introdotta da KT Tunstall, ha fatto cantare e ballare per due ore il pubblico dell’Auditorium Conciliazione senza bisogno dell’elettronica

Se pensavate a un concerto acustico come a una serata intima e raccolta, in cui si ascolta rigorosamente seduti e in religioso i brani unplugged di un'artista o di una band, forse, dopo il concerto di ieri sera dei Simple Minds a Roma, dovrete rivedere le vostre teorie.

La band scozzese guidata da Jim Kerr, uno dei migliori frontman delle band rivelatesi negli anni Ottanta, ha dimostrato che non sono necessarie tastiere e chitarre elettriche per far scatenare il pubblico, ma servono canzoni, idee, capacità di coinvolgimento e soprattutto grandi musicisti: tutte doti che abbiamo apprezzato ieri nelle due ore di concerto.

-LEGGI ANCHE Simple Minds: 6 concerti acustici in Italia ad aprile

La terza tappa italiana dell’Acoustic Tour dei Simple Minds è iniziata alle 20.30 con una sorpresa: mentre il pubblico stava ancora cercando il suo posto, si è materializzato sul palco, tra lo stupore generale, Jim Kerr che, in un ottimo italiano (imparato probabilmente a Taormina, dove ha un hotel di sua proprietà n.d.r), ha salutato gli spettatori e ha introdotto la guest KT Tunstall: “Grazie  a tutti per essere qui, vi prometto al 100% che sarà una serata bellissima -sottolinea Kerr mentre gli spettatori delle prime file si avvicinano per fotografarlo- Siamo molto contenti di avere anche stasera una guest molto speciale, KT Tunstall che, per una curiosa coincidenza, è scozzese come noi”.

La cantautrice e polistrumentista, che nel 2004 ha conosciuto il successo mondiale grazie alla hit Black Horse And The Cherry Three, regala mezz’ora di ottima musica, accompagnata solo da chitarra e loop station, come il più giovane collega Ed Sheeran. Grande entusiasmo suscitano, come era prevedibile, i suoi maggiori successi Black Horse And The Cherry Three e Suddenly I See, quest’ultima celebre per essere la colonna sonora de Il diavolo veste Prada.

Il tempo di sistemare la strumentazione, ed ecco salire sul palco la prodigiosa batterista/percussionista Cherisse Osei che, con un potente solo che richiama alla memoria il percussionismo quasi tribale di Maureen Tucker dei Velvet Underground, dà il via alla festa. L’inizio è scoppiettante, con l’adrenalinica New Gold Dream (81-82-83-84), che funziona perfettamente anche senza le tastiere elettroniche che la caratterizzano.

Jim Kerr non solo mostra di avere ancora un’ottima tenuta vocale, ma anche di divertirsi molto sul palco e sotto il palco, dove scende per cantare in mezzo al pubblico, già conquistato da questo espediente scenico da consumato frontman in cui si mette allo stesso livello degli spettatori, che lo prendono benevolmente d’assalto per una stretta di mano e per l’immancabile selfie da mostrare come un trofeo sui social network.

La scaletta è, di fatto, un greatest hits, anche se le canzoni, come See the lights, Glittering Prize e Chelsea Girl, sfrondate dall’elettronica, non solo funzionano perfettamente, ma acquistano inediti colori e sfumature .

Kerr, che diverte e si diverte, ama dialogare con gli spettatori tra una canzone  e l’altra: “Quest’anno io e Charlie (Burchill, il chitarrista della band n.d.r.) festeggiamo quarant’anni di matrimonio come gruppo, anche se non abbiamo mai dormito insieme…finora. I nostri rispettivi matrimoni, invece, sono durati al massimo 5 anni, per questo dico che i Simple Minds sono una vita.Vedete il lampadario sul palco? Me l’ha regalato Charlie, anche se non so dove metterlo, perché non ho una più una casa: se l’è presa la mia ex moglie”.

I ritmi rallentano leggermente in Big Sleep, caratterizzata da una singolare coda strumentale di diamonica suonata dal chitarrista e arrangiatore Gordy Goudie, mentre è un crescendo di coinvolgimento e di entusiasmo il trittico formato da Stand by love, Someone Somewhere in Summertime(da molti considerato uno dei vertici della loro produzione), ancora più intensa ed evocativa nella versione acustica, e la scoppiettante Waterfront.

“Per realizzare questo tour acustico ci sono voluti vent’anni: abbiamo tempi piuttosto lunghi -gigioneggia Kerr- Un anno fa un uomo in Svizzera ci ha offerto un sacco di soldi per il partecipare a un festival unplugged. Gli abbiamo chiesto di mettere i soldi sopra il tavolo e Charlie, visto che c’era, gli ha chiesto di dargli anche un paio di Tobleroni. Così, eccoci qua”.

La prima cover della serata è Andy Warhol di David Bowie, nume tutelare della band scozzese che prende il suo nome da un verso di Jean Genie, cantata dal chitarrista Gordy Goudie insieme alla corista Sarah Brown, che interpreta poi, con voce ricca di soul, la scatenata Dancing barefoot di Patti Smith.

-LEGGI ANCHE Patti Smith: il 3 maggio laurea ad honorem a Parma

Dopo una breve pausa, Kerr torna con una camicia scozzese per il gran finale. Speed your love to me dal vivo ha un gran tiro, ma è la hit Don’t you(forget about me) ad allentare definitivamente i freni inibitori degli spettatori dell’Auditorium Conciliazione, pieno in ogni ordine di posto, che si riversano sotto al palco per cantare a pieni polmoni una delle canzoni-simbolo degli anni Ottanta. Kerr chiama il battito di mani e si diverte a dirigere l’immancabile coro sul “la-la-la-la-la”, mentre indefesso stringe decine di mani e fa le linguacce verso gli smartphone che lo inquadrano da vicino.

La gioiosa Sanctify yourself chiude il concerto, salutato da una fragorosa standing ovation. Il bis è davvero ricco, con il sentito omaggio a Prince in The Cross,un brano non molto conosciuto del suo repertorio ma di grande qualità, mentre KT Tunstall torna sul palco per duettare con il cantante in una tiratissima Promised You A Miracle e nell’indimenticabile For What It’s Worth dei Buffalo Springfield, il cui refrain viene accompagnato dal sing-along degli spettatori.

-LEGGI ANCHE Prince: i 3 album più belli della carriera

Non poteva mancare l’inno Alive and kicking, dove la voce di Kerr, quasi commosso per l’incontenibile entusiasmo dell'Auditorium Conciliazione, era sovrastata da quella del pubblico, in un momento di grandissimo coinvolgimento emotivo.

I Simple Minds, dopo 40 anni di carriera e 60 milioni di dischi venduti, hanno dimostrato di essere ancora una band in piena salute, che ha nel live il suo punto di forza, grazie a canzoni così solide e ben costruite da non aver bisogno di strumentazione elettronica, ma solo di muscoli, polmoni e cuore. La scommessa del tour acustico è, alla prova dei fatti, ampiamente vinta.

La scaletta del concerto 

New Gold Dream (81-82-83-84)

See the Lights

Glittering Prize

Chelsea Girl

Big Sleep

Stand by Love

Someone Somewhere in Summertime

Waterfront

Andy Warhol

(David Bowie cover) (Sung by Gordy Goudie)

Dancing Barefoot

(Patti Smith Group cover) (Sung by Sarah Brown)

Speed Your Love to Me

Don't You (Forget About Me)

Sanctify Yourself

Encore:

The Cross

(Prince cover)

Promised You a Miracle

(with KT Tunstall)

For What It's Worth

(Buffalo Springfield cover) (with KT Tunstall)

Alive and Kicking

Gabriele Antonucci
Jim Kerr dei Simple Minds

I più letti