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Tecnologia

HTC prepara Exodus 1s, a cosa serve un telefono blockchain

Arriverà presto il nuovo telefonino che protegge chat, finanze e le altre identità digitali, ad un prezzo di circa 399 euro

Sei mesi fa, HTC aveva annunciato il telefonino Exodus 1, primo tentativo di costruire uno smartphone basato sulla blockchain. Presto la compagnia di Taiwan, a cui si deve il successo dei visori di realtà virtuale Vive, lancerà la versione low-cost, visto che l'originale, anche per colpa del prezzo (750 dollari), non ha riscosso molto successo.

Come sarà fatto

In realtà si conosce ben poco di HTC Exodus 1s, se non qualche disegno tecnico, che ne mostra le fattezze posteriori, e illazioni alquanto ovvie quando si parla di telefonini moderni. A bordo ci sarà una versione personalizzata di Android, un processore Qualcomm di ultima generazione e un reparto multimediale in linea con la classe media del mercato.

Niente dual-cam o sensore delle impronte sotto lo schermo, per intenderci, ma probabilmente qualcosa di comparabile al Secure Enclave dell’iPhone, un’area fisicamente separata dalla memoria interna, dove conservare i contenuti più sensibili e applicazioni alternative per prevenire le violazioni da parte di hacker e le infezioni da virus.

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Responsabile crittografia

Ad aumentare l’interesse intorno al progetto di uno smartphone con la blockchain era stato, a fine 2018, Phil Chen, che in HTC si occupa di crittografia: “La gente ha cominciato a rendersi conto di quanto valgano le loro identità digitali. Per questo abbiamo pensato a un telefono che potesse supportarli nelle loro esigenze quotidiane, proteggendoli concretamente. Lanceremo Exodus entro la fine del terzo trimestre dell’anno (quindi settembre ndr.) Con un prezzo simile a un altro smartphone blockchain, il Finney, che costerà circa 1.000 dollari”. In pratica come un iPhone X.

Block che?

La blockchain non è una tecnologia ma un nuovo modo di organizzare le attività legate a internet. Blockchain non è il Bitcoin, moneta con cui è stata spesso confusa, visto che la valuta digitale più famosa si basa sulla blockchain per funzionare. Allora cos’è esattamente la catena di blocchi?

La blockchain è un metodo per gestire in maniera decentralizzata le informazioni di un certo servizio. Lo fa senza applicare tecnologie futuristiche o innovative ma semplicemente creando una serie di nodi che, semplificando, si passano i dati da una parte all’altra; ad esempio un messaggio di chat da un mittente a un destinatario.

Nessun server accessibile

Se l’utilizzo di un software classico prevede una comunicazione intermediata da un server, cioè uno spazio dove transitano i dati prima di giungere da qualche altra parte (con la possibilità di un’interferenza esterna), le piattaforme costruite intorno al modello della blockchain non hanno una repository centrale.

Gli archivi che conservano i dati sono disponibili solo ai membri della rete e accessibili solo se la maggioranza di questi lo permette. Dunque, per ipotesi, se un hacker volesse rubare le conversazioni di una chat dovrebbe essere validato dal resto della catena e comunque incontrerebbe molti problemi, visto il crescente uso di crittografie end-to-end, che rendono complicato leggere file da dispositivi diversi da quelli registrati per un servizio.

La fiducia

I suddetti nodi, una sorta di vettori di trasporto, sono uno o più utenti che partecipano alle operazioni necessarie all’intera catena, senza però conoscerne alcune specifiche, come l’ammontare dei Bitcoin trasferiti o il contenuto di una conversazione. Proprio in merito ai Bitcoin, la loro imposizione come metodo finanziario sicuro si deve proprio all’assenza di un sistema bancario centrale che non solo incide sui tassi ma è anche responsabile della sicurezza dei clienti.

Un nuovo mondo di app

Data la premessa, bisogna dire che le app che usiamo di più sullo smartphone attualmente, con la blockchain c’entrano ben poco. Le varie WhatsApp e Messenger, mappe e home banking sono legate ancora a un concetto classico di fruizione, che non contempla una gestione decentralizzata dei flussi. Per questo, HTC Exodus 1s userà applicazioni differenti, sconosciute alla massa. Pre-installato avrà un wallet per criptomonete, bitcoin inclusi, un videogame che non memorizza i dati degli iscritti (CryptoKitties) e chat protette, dimensionalmente più piccole di quelle più famose. Potrà dunque avere successo? Forse a 399 euro, prezzo che pare potrebbe avere, si.

Sulla strada della privacy

Dove vuole arrivare HTC? Difficilmente a competere con Samsung, Apple e Huawei ma la speranza è di raggiungere quante più persone nel corso dei prossimi anni, per sensibilizzare sulla questione privacy e magari convincere produttori e sviluppatori a convertirsi alla blockchain, per il bene di tutti.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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