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Gli ebrei in Italia dopo il 1945. Il lento ritorno alla vita - foto e storia

Sfuggiti all'orrore dell'Olocausto, furono raccolti in 45 centri di assistenza. Prima del trasferimento nel nuovo Stato di Israele

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l'Italia divenne un centro di raccolta dei cittadini ebrei sopravvissuti alla furia dell'Olocausto, negli anni precedenti la nascita dello Stato di Israele. 

Durante gli ultimi tragici mesi della guerra, circa 8.000 cittadini di religione ebraica furono deportati dall'Italia, principalmente nel campo di concentramento di Auschwitz. Pochissimi furono i sopravvissuti. 

Nel luglio 1943 gli Alleati erano sbarcati in Sicilia. Con le Armate americane e britanniche era inquadrato un contingente militare composto da militari ebraici, dapprima della Palestine Brigade e quindi nella Brigata Ebraica a partire dal 1944. 

Con l'avanzare degli Alleati lungo la Penisola vennero allo scoperto i cittadini ebrei che si erano nascosti per evitare la deportazione nazista. Fu proprio l'intervento dei militari ebrei a far nascere i primi centri di assistenza a favore dei sopravvissuti alla persecuzione. Uno dei primi centri fu fondato a Santa Maria al Bagno in provincia di Lecce e poco dopo a Bari.

Alla fine della guerra, nell'aprile del 1945, iniziarono a concentrarsi in Italia circa 15.000 sopravvissuti, provenienti da tutta l'Europa dell'Est. A questo periodo risale la fondazione dei circa 35 "Displaced Persons Camp" (Campi di raccolta profughi) dove troveranno temporaneo rifugio circa 70,000 ebrei che avevano vissuto l'incubo della Shoah.

L'obiettivo principale dei DP Camp in Italia era difficile: si trattava di far ritornare alla vita migliaia di vittime dell'orrore nazista, i cui occhi altro non avevano visto che dolore e morte. Nei centri di raccolta italiani furono anche compiuti i primissimi studi analitici e documentari sull'Olocausto appena terminato, oltre che lo svolgimento di funzioni commemorative delle vittime. Fu parallelamente creata una serie di attività ricreative: rappresentazioni teatrali, orchestre, scuole di lingua yiddish.

Le condizioni di vita nei campi fu inizialmente tutt'altro che agevoli: la mancanza di generi fondamentali, la scarsità di cibo e medicinali fece crescere il malcontento e riportò alla luce l'incubo di essere ritornati in un lager. Tra il 1945 e il 1951 furono numerose le manifestazioni di malcontento e le rivolte, oltre alle aggressioni e ai linciaggi di ex Kapo operanti nei lager della guerra e smascherati durante la permanenza nei centri. Quando la Brigata Ebraica lasciò l'Italia alla fine del luglio 1945, il testimone cdell'approvigionamento dei campi passerà all'UNRRA.

A completamento dell'opera di assistenza organizzata dalla Brigata Ebraica e dai soldati Alleati di religione ebraica del gruppo Eretz Israel - Terra d'Israele, vennero istituiti una serie di collettivi di addestramento dei pionieri (hachsharot) che furono attivi in particolare dopo la smobilitazione della Brigata Ebraica alla fine di luglio del 1945. Nei 45 centri sorti sul territorio italiano i rifugiati imparavano principi di agraria, i fondamentali della futura costituzione dello Stato di Israele, la linguaebraica e l'istruzione militare in vista dell'imminente trasferimento verso una nuova vita nello Stato ebraico.

Un particolare caso riguarda la colonia di Eretz israel nella località montana lombarda di Selvino, provincia di Bergamo. Fu fondata alla fine della guerra utilizzando una colonia ricreativa fiore all'occhiello del ventennio fascista, Sciesopoli. Nel complesso costruito nel tipico stile razionalista dell'epoca, trovarono rifugio i bambini e gli adolescenti sfuggiti all'Olocausto. Erano circa 800, molti dei quali orfani. Arrivarono a Selvino alla fine del 1945 da tutta Europa, direttamente dall'incubo dei lunghi mesi di fuga per evitare la morte. Il direttore del centro era Moshe Zeiri, un ex militare di Eretz Israel inquadrato nella 745a Compagnia Genio del Royal Army, che aveva fatto tutta la campagna d'Italia. Zeiri organizzò a Selvino una serie di attività ricreative e didattiche per la riabilitazione dal trauma gravissimo che i giovani ospiti avevano vissuto e che era ancora vivissimo nei loro occhi. La vita tornava ad affacciarsi ai piedi delle montagne della bergamasca tra attività sportive, vita di comunità, scuola di lingue e corsi professionali in vista della partenza per la Terra d'Israele. Per quei pochissimi che ebbero la fortuna di vederla.

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Ebrei a santa Maria al Bagno (Lecce) poco dopo la liberazione nel 1943

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Edoardo Frittoli