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Basta fake news: quando il giornalismo si ribella

Negli anni sono nate tante iniziative per mettere al bando le bufale o almeno riconoscerle ed evitare che siti civetta raccolgano più clic di quelli veri

L’esempio più eclatante di fake news all’italiana è Il Fatto Quotidaino (grossolana ma fortunata storpiatura del sito del noto quotidiano) che dopo mesi e mesi di accessi record è stato rimosso dal web (ma non da Facebook). Semplice aggirare le norme se in calce al sito ci sono disclaimer così: il portale tal dei tali non è a tutti gli effetti una testata giornalistica e come magazine satirico alcuni articoli contenuti in esso potrebbero non corrispondere alla veridicità dei fatti.

Casi emblematici

Il problema è che, in un modo o nell’altro, anche le bufale creano business e, attorno ad esso, veri introiti. Lo sa bene Lercio, altro blog nato per scherzo, che è diventato caso emblematico di come la fake news, se costruita bene, finisca col sembrare più vera della realtà, perché più interessante, intrigante e talmente al limite dell’incredibile da suscitare dubbio ma anche curiosità, e per questo degna di essere condivisa e diffusa sui social.

Sarà anche satira ma migliaia di persone, prive degli strumenti necessari per distinguere il vero dal falso sul web, ogni giorno abboccano a menzogne, storie inventate ma poi certificate, una volta divenute “virali”, dalla stessa rete che vogliono ingannare.

Basterebbe un bollino, come sui prodotti migliori, per certificare la verità e separarla dalla menzogna, magari lasciandola vagare libera online ma con differenze nette circa il contenitore, visto che il contenuto spesso confonde.

Le iniziative

Ed è con questo obiettivo che, negli anni, sono nati vari progetti per risolvere il problema delle fake news o almeno per consentire ai navigatori di percepire meglio il grado di attendibilità di una notizia e passare oltre, se riconosciuta come bufala. Ecco le iniziative di maggior rilievo nel nostro paese.

TrueInChain: è il progetto dell’Istituto di Alti Studi Strategici e Politici per creare una piattaforma su blockchain che dia vita a un database, costituito da una community di esperti, con lo scopo di rendere pubblica una lista nera delle peggiori fake news, possibilmente in tempo reale rispetto alla loro diffusione.

AskPinocchio: un software basato su intelligenza artificiale e avanzati algoritmi può dire, in tempi brevissimi, se una notizia è una fake news, analizzandone in autonomia il contenuto e il modo in cui si diffonde sui social. Provare askPinocchio è molto semplice: basta copiare il link di una notizia e incollarlo sul sito del progetto per verificare l’attendibilità

Full Fact: più che uno scovatore di bufale, il programma scandaglia il web alla ricerca di imprecisioni ed errori, anche diffusi dai politici, per costruire una società più consapevole. Lavora analizzando persino i discorsi ai comizi elettorali, spesso zeppi di imprecisioni e frasi ad effetto che non corrispondono alla realtà.

The Trust Project: composto da società di informazione globali, che si basano su "indicatori di fiducia" per combattere le notizie false.

Loudemy: un chatbot italiano che avvia una conversazione da sé quando riconosce, su siti e portali supportati, commenti e interazioni dibattute circa  una fake news. A quel punto suggerisce font più autorevoli e indicazioni migliori sul tema.

Darsi una mossa

Secondo i più recenti dati dell'agenzia Gallup, la fiducia nei media è ai minimi storici. Quando una democrazia si indebolisce, come è nel caso degli Usa e, chissà, forse anche in Italia, c'è la sensazione che le notizie comincino a prendere una via diversa, fatta di minor oggettività e più agenda setting politica.

D'altra parte, minare la credibilità dei media è da sempre una strategia dei governanti, per i quali è meglio tenere a bada la stampa che ritrovarsela avversaria. Perciò, gli sforzi sopraelencati sono certamente coraggiosi e contribuiscono a rendere l'ecosistema giornalistico più responsabile e trasparente. 

Tuttavia, il panorama è ancora così vasto e variegato da non lasciar prevedere nulla di certo in futuro; con la sfida tra verità e menzogna ancora molto aperta.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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