20 anni dopo, il ricordo del genocidio in Ruanda
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20 anni dopo, il ricordo del genocidio in Ruanda

Una selezione di scatti del 1994 ci raccontano una della pagine più sanguinose della storia del XX secolo

Prende il via oggi, in Ruanda, una serie di cerimonie per commemorare le vittime del genocidio che nel 1994 - in poco più di cento giorni, dal 6 aprile al 16 luglio - vide oltre 800.000 persone (un milione, secondo fonti governative) massacrate a colpi di armi da fuoco, machete e bastoni chiodati, e due milioni di profughi in fuga. 400.000 bambini rimasero orfani e in migliaia sopravvissero mutilati, bambini compresi. Una strage annunciata che il mondo non seppe e non volle fermare.

 

Il Ruanda aveva, 20 anni fa, circa otto milioni di abitanti, suddivisi la maggioranza hutu e tra la minoranza tutsi (al potere). Ad essere massacrati furono soprattutto i tutsi, ma molte vittime si contarono anche tra gli hutu moderati, che cercavano di impedire le stragi indiscriminate di civili. La conflittualità interetnica tra hutu e tutsi era entrata nella fase violentà già nel 1992, nell'indifferenza e nel torpore politico della comunità internazionale. La guerra civile vera e propria si scatenò però in seguito all'abbattimento a Kigali, il 7 aprile 1994, dell'aereo con a bordo i presidenti del Ruanda, Juvenal Habyarimana, e del Burundi, Cyprien Ntaryamira, di ritorno da un vertice in Tanzania, che entrambi persero la vita. 

 

Nell'anniversario dello scoppio delle violenze, vogliamo ricordare questa pagina tragica del '900 con una serie scatti, tratti dall'Archivio di Getty Images, realizzati tra il maggio e il luglio del 1994, in Ruanda e nei Paesi confinanti, dove vennero accolti i profughi in fuga.

GERARD JULIEN/AFP/Getty Images

5 maggio 1994. Rifugiati nel campo profughi di Benako, in Tanzania, nelle acque di un lago inquinato.

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