Siria, tra macerie e speranze
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Siria, tra macerie e speranze

In mostra ad Ancona gli scatti della giornalista Asmae Dachan - vincitrice del premio "A passo di notizia" - e di un gruppo di reporter siriani

Contestualmente alla cerimonia che vedrà l'Ordine dei giornalisti delle Marche consegnare il premio "A passo di notizia" alla giornalista italo-siriana Asmae Dachan, presso la Mole Vanvitelliana di Ancona inaugura il 7 marzo la mostra dal titolo Siria, tra macerie e speranze. 

Dedicato in questa edizione al giornalismo in zone di guerra, il premio riconosce il valore dei reportage della giornalista nelle città siriane devastate dai combattimenti e nei campi profughi di confine, apprezzati "per l’intensa attività di informazione e sensibilizzazione svolta in stretto contatto con agenzie e reporter clandestini, e per l’impegno profuso nell’aiuto umanitario alle popolazioni civili coinvolte nel conflitto". 

La mostra propone una serie di scatti realizzati nella aree di conflitto da Asmae Dachan e da una gruppo di citizen reporter siriani di diverse città con cui la giornalista è in contatto. Un modo per valorizzare il loro lavoro, mostrando il volto di alcune città dove ai giornalisti stranieri è ormai impossibile accedere, e per rendere omaggio a tutti i reporter caduti per documentare cosa accade in Siria da quattro anni a questa parte.

Siria, tra macerie e speranze
7-21 marzo 2015
Mole Vanvitelliana, Ancona


"Quando arrivo ad Aleppo è ormai notte. La città è immersa nel buio più profondo e le uniche luci sono quelle di cassonetti incendiati e di alcuni generatori. L'aria è irrespirabile: è l'odore della morte che avvolge il centro abitato. Il buio è interrotto solo dagli spari; raffiche di mitra ed esplosioni scandiscono la notte. Alla luce del sole scopro intorno a me macerie e devastazione. Fa uno strano effetto vedere bambini che camminano in strada, anziani seduti a fumare, donne e uomini che si muovono furtivi. Fa uno strano effetto rendersi conto che la gente lotta disarmata per sopravvivere. Anche i cecchini si sono svegliati e sparano, feriscono, uccidono. Inizio la mia prima intervista con un volontario della Protezione Civile che, a mani nude, scava alla ricerca dei corpi intrappolati sotto il peso delle loro stesse case piegate dalle bombe. Sentiamo un urlo. Ho la fotocamera appesa al collo e la handycam ancora in borsa. Le accendo entrambe, le metto in funzione: hanno trovato il corpo di una donna. Era lì da una settimana. Le prime immagini che immortalo sono quelle di giovani intenti a recuperare i corpi senza vita di civili uccisi senza pietà da ordigni illegali. I cadaveri sono ormai irriconoscibili; una striscia di nastro adesivo con su scritta la data e il luogo di ritrovamento diventa l'unico segno distintivo. È la Siria di oggi: la terra dei gelsomini coperta di fosse comuni. Nelle zone di periferia, immense tendopoli in mezzo agli uliveti fanno da riparo a milioni di sfollati. Negli ospedali da campo i feriti sanguinano a terra senza neppure un letto. I bambini non vanno a scuola da quattro anni e con i loro occhi grandi ti interrogano senza farti domande. Quando sorridono, tutto intorno sembra tacere..." 

Asmae Dachan

Lens Young Syrian
"Quante poesie ha ispirato la bellezza di Damasco, quante pagine hanno raccontato la sua storia, il suo fascino, la sua gente. Al tramonto il cielo sembra celebrare l'incanto del tempo che qui sembra essersi fermato, ma sotto il peso di un silenzio imposto con la forza la città, lentamente, muore. Bombe sporadiche rispetto ad altre città, ma pur sempre bombe, ordigni che hanno portato distruzione, sfigurando il volto dell'antica Sham. L'orgoglio siriano pugnalato al cuore, perché le gesta eroiche della Damasco di ieri sono oggi imprigionate nelle gabbie del potere, che come un male devastante ha allungato le sue radici ovunque. E mentre il resto della Siria piange, la capitale è muta nel suo dolore."

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