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Fenomenologia dei selfie taker: eccone un'altra

Quando ti fai un autoscatto, ti senti un comunicatore? Un autobiografo? O un self promoter?

Dai sessantenni ai dodicenni, a prescindere da sesso, razza e religione, inquadrarsi per un autoritratto da pubblicare sui social è ormai un attività quasi quotidiana. Ma non tutti gli appassionati di selfie sono animati dalla stessa esigenza, spesso comunemente percepita come narcisismo.

Uno studio pubblicato sulla rivista Visual Communication Quarterly, e realizzato attraverso interviste, ha identificato tre categorie di selfie-taker: comunicatori, autobiografi e promotori di se stessi.

I comunicatori
Usano i selfie principalmente per coinvolgere amici, familiari o conoscenti in una conversazione. In genere mirano a innescare un dibattito sul valore di alcune scelte o azioni, così da incoraggiare gli altri a svolgere un valore civico. Come ha fatto, per esempio, la famosa attrice statunitense Anne Hathaway, pubblicando su Instagram un selfie accompagnato dalla scritta "Ho votato", per incoraggiare gli americani a fare altrettanto in occasione delle presidenziali.

Gli autobiografi
Utilizzano selfie come strumento per registrare gli eventi chiave della loro vita e conservare i ricordi importanti. Ma non cercano necessariamente il feedback e l'impegno come fanno i comunicatori. Per esempio, l'astronauta della Nasa Scott Kelley, tornato sulla Terra dopo un anno nello spazio, ha pubblicato un selfie in tuta spaziale, insieme a altri scatti che ripercorrono la cronaca del suo viaggio.

I promotori
Sono quelli che mirano a farsi pubblicità, in realtà il più piccolo dei tre gruppi. "Sono le persone che amano documentare tutta la loro vita", ha detto Harper Anderson, dottore di ricerca presso la Texas Tech, "ma nel condividerla, mirano a presentarsi in una luce positiva". Una per tutte, la popstar Taylor Swift, battezzata Regina di Instagram 2015. (ANSA)

INDAH
Gustavo Caballero /Getty Images for INDAH
Selfie nel backstage

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