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Tecnologia

Ex dipendenti Facebook e Google contro la dipendenza tecnologica

Lanciano la campagna "Truth About Tech". Sotto accusa la connettività costante, che potrebbe minare "lo sviluppo sociale e cognitivo dei bambini"

Ex dipendenti di alcune delle più importanti aziende della Silicon Valley lanciano una campagna per combattere la dipendenza dalla tecnologia.

L'iniziativa si chiama "Truth About Tech" ("Verità sulla tecnologia") e mira a sensibilizzare sul lato negativo della connettività costante, facendo anche pressione sulle aziende tecnologiche affinché i loro prodotti siano meno avvincenti e manipolativi. Nasce da un'idea del Center for Humane Technology, un gruppo di ex dipendenti di Facebook e Google impegnati a far sì che la tecnologia si riallinei sui migliori interessi dell'umanità. È finanziata da Common Sense, un ente non profit che promuove tecnologia e mezzi di comunicazione sicuri per i bambini.

L'obiettivo principale di Truth About Tech è una campagna pluriennale per educare genitori e figli su come la qualitià di cellulari e altri disposiviti sia capace di dare assuefazione. Lo step successivo è trovare soluzioni, tra cui la richiesta di modifiche di design direttamente ai produttori.

La campagna includerà materiale didattico rivolto alle famiglie che evidenzi i potenziali danni causati dalle piattaforme digitali e le tecniche per attenuare la dipendenza tecnologica, ad esempio disattivare le notifiche o modificare lo schermo in scala di grigi.

Tra i leader di Truth About Tech c'è Tristan Harris, ex etico del design di Google e co-fondatore del Center for Humane Technology.

"Parliamo di dipendenza e tendiamo a pensare, 'Oh, sta accadendo semplicemente per un fatto culturale'", ha detto Harris a Cbs. "La verità su ciò che sta accadendo dall'altra parte dello schermo è che questo sta accadendo per colpa del design. Ci sono un sacco di tecniche che vengono deliberatamente utilizzate per fa continuare a guardare il prossimo video su YouTube, o per tenere i bambini agganciati a Snapchat".

Gli fa eco James Steyer, il CEO di Common Sense, che ha detto al Guardian: "Le aziende tecnologiche stanno conducendo un enorme esperimento in tempo reale sui nostri bambini e, al momento, nessuno li sta davvero ritenendo responsabili". A suo avviso i modelli di business che attirano l'attenzione delle aziende tecnologiche potrebbero danneggiare "lo sviluppo sociale, emotivo e cognitivo dei bambini". Questo il suo proposito: "Quando i genitori impareanno come queste aziende possono trarre vantaggio dai nostri figli, si uniranno a noi nel chiedere al settore di cambiare i suoi modi e migliorare certe pratiche".

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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