Yahoo!, senza Alibaba la cura di Marissa Mayer fa effetto
Economia

Yahoo!, senza Alibaba la cura di Marissa Mayer fa effetto

Buona la prima trimestrale del nuovo ceo. Che ora punta sui dispositivi mobili con acquisizioni mirate

«Ci vorranno diversi anni perché la compagnia diventi ciò che voglio che sia», ha spiegato Marissa Mayer, il nuovo Ceo di Yahoo!, commentando i risultati della prima trimestrale sotto la sua guida. E lo ha detto non perché i primi numeri della sua gestione siano stati scoraggianti, ma perché, ancora una volta, ha voluto ribadire agli investitori le sue ambizioni, la sua ferrea volontà di riportare la compagnia ai livelli di un tempo. Come primo passo si gode un utile netto pari a 3,16 miliardi di dollari, contro i 293 milioni di dollari dello stesso periodo dello scorso anno. Non un miracolo ma un risultato «drogato», diciamo così, visto che tiene conto della vendita della partecipazione in Alibaba, colosso cinese dell’e-commerce.  

Al netto della vendita, comunque, l’utile per azione si è attestato a 35 centesimi, superando le aspettative degli analisti. E sebbene i ricavi siano scesi dell’1 per cento, e la stampa più quotata predichi prudenza e non si lanci in trionfalismi (il Wall Street Journal, tanto per fare un nome), è certo che il cambio di passo c’è stato. Psicologico, innanzitutto: Marissa Mayer sta riempendo la compagnia di forza propositiva, di quegli stimoli, di quella voglia di migliorare che mancava da tempo. E questo trimestre che lei ha definito «solido» è il preludio di quello che verrà da oggi in poi. A partire da una consapevolezza delle potenzialità già di serie: le 76 app tra Apple e Android che usano le informazioni del portale, tanto per cominciare. Sull’iPhone, per esempio, le previsioni del tempo e i dati della borsa arrivano da Yahoo!.

La Mayer vuole fare quello che Facebook sta cercando di costruire con insistenza e, a volte, con qualche passo falso: «Creare una strategia coerente sul mobile», ingaggiando e utilizzando una solida base di programmatori. Di più: «Yahoo!» ha detto il Ceo «deve essere prevalentemente una mobile company. Il che significa che la metà della nostra forza lavoro dovrà essere impiegata in questo settore». Lo scopo è ovviamente quello di raccogliere più pubblicità possibile, dando agli inserzionisti buone ragioni per preferire la società ad altri colossi. Google, tanto per fare il nome del dominatore incontrastato del segmento. O, perché no, quantomeno diversificare gli investimenti.

Ecco, in questo senso Yahoo! ha un punto di forza non indifferente. Se Google ha perso qualche colpo perché in mobilità gli utenti tendono a bypassare il motore di ricerca e cercare informazioni direttamente all’interno delle app, l’azienda della Mayer ha il vantaggio di essere già presente in tante di queste applicazioni di uso comune. E sta lavorando per espandere questa sua impronta: in passato si era parlato di un contatto con la Nokia per precaricare i prodotti Yahoo! sugli smartphone della casa finlandese e non è escluso che si stia lavorando per accordi simili con altri operatori.

Sul fronte delle acquisizioni, si registra invece qualche passo indietro rispetto alle aspettative. Nelle ore precedenti all’intervento del 37enne Ceo era circolata la voce che Yahoo! fosse interessata all’acquisto di Opentable, che negli Stati Uniti è il sito più famoso per prenotare un tavolo al ristorante. E si è parlato anche di Millenial Media, società specializzata nello sviluppo della pubblicità sulla telefonia mobile. Sebbene soprattutto la seconda acquisizione sarebbe molto coerente con la strategia illustrata fin qui, la Mayer ha detto con chiarezza che è interessata a piccole acquisizioni inferiori a 100 milioni di dollari. Nulla di nuovo sotto il sole, in verità: presentando il suo piano ai dipendenti, aveva spiegato che il suo scopo era quello di reclutare nuovi talenti o mettere le mani su startup promettenti non ancora esplose. In fondo per spiazzare Wall Street con qualche colpo di teatro c’è sempre tempo.    

Twitter: @marmorello

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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