Twitter: in borsa farà il bis di Facebook
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Economia

Twitter: in borsa farà il bis di Facebook

Valutato 11 miliardi di dollari, si quoterà nel 2014

La quotazione di Facebook definisce in modo esemplare il problema dei social media. Facebook esiste da poco più di 7 anni; nel 2012 ha fatturato circa 5 miliardi di dollari (sui 5 per utente iscritto), un successo praticamente unico nella storia del capitalismo. Eppure, la borsa di Wall Street si aspettava di più: dalla data della quotazione Facebook ha perso il 26 per cento. Del resto, altre società di social network come Zynga, nei giochi social, ha perso il 75; Groupon l’81. Si distingue Linkedin, nella ricerca di lavoro, che dal giorno della quotazione ha guadagnato il 19 per cento.

Il problema è nel modello di business. La natura sociale del media suggerisce di monetizzare qualcosa di diverso dall’accesso alla piattaforma. Farlo pagare inibirebbe l’uso da parte degli utenti e, nel social media, è proprio l’uso che dà alle piattaforme il contenuto. Va notato però che le società delle telecomunicazione, i produttori di smartphone e i distributori di energia stanno facendo soldi proprio attraverso la vendita dell’accesso a questi servizi. Per il social network resta da vendere il tempo speso dalle persone nelle sue piattaforme, sotto forma di dati o di disponibilità al consumo. Dove si colloca Twitter in tutto questo? Seppur più piccolo (fattura 150 milioni di dollari per circa 550 milioni di utenti, anche se alcune stime vanno oltre), Twitter è più medium e più mobile di Facebook. È nato per sfruttare in logica sociale il messaggio sms e ha un suo format pubblicitario, il «promoted tweet» (cioè il tweet sponsorizzato), adatto alla fruizione in mobilità.

Nel suo sviluppo, Twitter ha privilegiato lo scambio in tempo reale d’informazioni e di opinioni sui media. Questa concentrazione gli permette di raccogliere informazioni più caratterizzate (quali notizie ti interessano, che tv guardi, quale giornalista segui…) e meno personali. Questo distacco permette a Twitter di essere più aggressivo di Facebook nella raccolta di dati, nella profilazione e nella vendita di questi dati a target industriali ben definiti. Stime indipendenti misurano il fatturato potenziale di Twitter in 2 miliardi di dollari, basato su un valore di circa 3 dollari a utente che media tra utenti attivi e passivi. Queste stime, e le consistenti voci su un interessamento della Apple, danno una valutazione sugli 11 miliardi di dollari e lasciano prevedere uno sbarco in borsa per i primi mesi del 2014. Il rischio che anche questa quotazione cada vittima della bulimia delle aspettative è forte. Ma per Twitter sembra esserci una via d’uscita: abbandonare presto la categoria dei social media e entrare in quella dei media mobili.

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Vittorio Veltroni