Samsung, che sgambetto alla Apple
Economia

Samsung, che sgambetto alla Apple

Il colosso coreano ha superato Cupertino nel mercato degli smartphone

I dati parlano chiaro: la Samsung ha chiuso il terzo trimestre del 2012 con profitti pari a 6,6 miliardi di dollari, con un aumento del 76 per cento rispetto allo scorso anno. La sola divisione mobile, quella che produce i telefonini e tavolette, ha raddoppiato gli utili rispetto al 2011. Ma i numeri su cui è il caso di concentrarsi, per capire cosa sta succedendo nell’arena affollata degli smartphone, sono altri e sono stati appena pubblicati dagli accreditatissimi analisti di IDC e dicono una cosa molto chiara: negli ultimi tre mesi il colosso coreano ha spedito nei negozi di tutto il mondo ben 63,7 milioni di esemplari, conquistando il 29 per cento della quota di mercato dell’intero settore. La Apple, nonostante le ottime prestazioni registrate in nuovi mercati come la Cina, si è fermata a 47,8 milioni di pezzi, con una quota del 21,8 per cento.

Insomma, rispetto al 2011, le parti si sono invertite. Allora era la casa di Cupertino a primeggiare con il 23 per cento, tallonata dalla rivale che era ferma al 22,5 per cento. Oggi tra la seconda e la prima c’è un distacco di oltre sette punti. La società guidata da Tim Cook dunque non riesce più a imporsi sempre e solo con un unico dispositivo: l’iPhone non basta più per tenere in scacco il mercato. Vero è che la Samsung deve il suo successo al Galaxy S III e al Note, ma probabilmente le fondamenta dei suoi record sono altrove. Vanno ricercate nell’enorme line up, nell’offerta esponenziale che propone ai consumatori. Per capirci, sono state più di 35 le varianti di dispositivi mobili lanciate solo negli ultimi 12 mesi.

Perché tanta abbondanza? Fondamentalmente per due ragioni: da una parte per testare i gusti della gente, capire quali innovazioni piacciono e quali sono superflue, per trasferire quelle vincenti sui modelli di alta gamma su cui i margini di profitto sono superiori e sommati insieme fanno volume. Ma anche perché non tutti possono permettersi terminali da 600 e più dollari (o euro, a seconda dei criteri di conversione di valuta applicati) e dunque per penetrare nei Paesi meno floridi o per parlare a un pubblico davvero trasversale, bisogna avere dei prodotti di fascia media e bassa.

Ecco, la Apple almeno fino a oggi non ha avuto questa duttilità e infatti numerosi voci lasciano credere che ci stia pensando, che potrebbe presentarsi sulla scena con un modello più economico. Quello che ha fatto in questi anni è stato abbassare i prezzi dei modelli precedenti per farli esaurire, non appena ne ha rilasciato uno nuovo. Senza sfondare, perché l’attrattiva si abbassa, almeno se paragonata all’offerta di un dispositivo con caratteristiche inferiori rispetto a uno premium ma almeno con componenti di ultima generazione. In fondo è fin troppo superfluo ricordare quanto un anno solare, o anche solo sei mesi, rappresentino un’era geologica in campo hi-tech.

Insomma, lo sgambetto di Samsung alla grande rivale americana non è casuale e comunque, è ovvio, non è nemmeno definitivo. A ben vedere è la stessa casa coreana a non sentirsi in una botte di ferro e, vuoi per eccesso di prudenza, vuoi per mero senso della realtà, ha fatto sapere che nel 2013 non aumenterà gli investimenti rispetto al 2012. Tutto sommato una buona notizia per gli investitori, che si aspettavano tagli fino al 20 per cento e l’hanno presa bene. D’altronde gli analisti suggeriscono che ci potrebbe essere un rallentamento generalizzato nel comparto degli smartphone (ma davvero siamo già a una prima saturazione, almeno in grandi bacini come gli Usa?), sebbene la Samsung abbia una grossa freccia nel suo arco: il Galaxy S4, che per livello di attesa e quantità di indiscrezioni che lo circondano, ha già battuto l’iPhone 5S o chissà come si chiamerà.

A dire il vero le reali ragioni della prudenza coreana potrebbero stare altrove, magari sempre in quei dati di Idc di cui parlavamo prima. Tra i competitor, seppure molto indietro, non ci sono più né i BlackBerry della canadese Rim - che comunque sta per lanciare un nuovo sistema operativo, chiaramente l’ultimo appello per restare a galla - né la finlandese Nokia. A incalzare ci sono la cinese Huawei, con 10,8 milioni di unità spedite nel quarto trimestre 2012 e una quota del 4,9 per cento; poi si rivede la giapponese Sony, con 9,8 milioni (4,5%), mentre a chiudere la top five ecco un’altra cinese, la ZTE, con 9,5 milioni (4,3%). Numeri ancora bassi, che sommati insieme non fanno nemmeno il 21,8 per cento della Apple. Ma tutte le nuove concorrenti, in particolare le cinesi, si stanno facendo via via più aggressive, proponendo modelli sempre più all’altezza, sia per design che per prestazioni, e a prezzi interessanti e abbordabili. Se le mettiamo tutte insieme, includendo nel calcolo anche la Samsung, le vendite sono pari grosso modo al doppio di quelle della Apple. Continuando di questo passo, è più che lecito domandarsi se le tigri asiatiche non proveranno a fare della mela un sol boccone.

Twitter: @marmorello

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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