L’elettrodomestico connesso piace (anche all’industria italiana)
Economia

L’elettrodomestico connesso piace (anche all’industria italiana)

Il mercato degli elettrodomestici smart è in costante crescita. Offrendo ai produttori (anche quelli tricolori) un’opportunità per rilanciare le proprie attività

La smart home? Non è solo uno slogan concepito ad arte per ingolosire i casalinghi tecnologici. Quella della casa connessa è ormai una realtà bella e buona, con numeri che si fanno ogni giorno sempre più interessanti.

Gli ultimi dati diramati da Statista parlano chiaro. In Europa la casa intelligente è un segmento che vale giù oltre 5 miliardi di dollari, con una penetrazione che da qui ai prossimi quattro anni crescerà di un ordine di grandezza: dall’attuale 2.2% si passerà a una quota pari a quasi il 20% nel 2021.

Un'offerta sempre più smart

Determinante il contributo fornito dagli elettrodomestici smart: il mercato sembra apprezzare l’idea di portarsi in casa tv, lavatrici, frigoriferi, aspirapolveri e altri apparecchi controllabili a distanza mediante una normalissima connessione WiFi. Già oggi sono più di 2.100 i modelli connessi in rete presenti in Europa, sottolinea Manuela Soffientini, presidente di Confindustria Ceced Italia - associazione aderente a ANIE Confindustria che rappresenta l’industria tecnologia italiana più innovativa – con un trend in costante crescita. Secondo un altro report recente, a firma Gfk, il 18,3% delle lavabiancheria vendute oggi in Italia è connesso.

L'Italia ci crede

Questi numeri fanno capire per quale motivo tutta l’industria – anche quella italiana – si stia gioco forza riposizionando intorno al concetto di “smartness”. Per alcuni produttori, è il caso di Candy, il percorso è già in fase avanzata, con risultati incoraggianti. Sempre secondo Gfk, il Gruppo italiano di Brugherio è di gran lunga il primo produttore a livello europeo per numero di elettrodomestici connessi (64% di market share), davanti anche a colossi del calibro di Lg e Samsung.

I dati sull'occupazione

Nel complesso, ci fa sapere il Ceced, l’Italia è seconda, dietro la Germania, per livello di investimenti: 259 milioni euro nel 2015. Ma soprattutto si conferma uno dei Paesi europei con il più alto tasso di occupazione nel settore. Gli ultimi rilevamente Ceded parlano di 36.000 addetti nell’industria degli elettrodomestici, un valore secondo solo a quello della Germania (49.000) ma largamente superiore a quello della terza forza continentale, la Polonia (25.000).

In percentuale sul numero totale degli addetti nell’industria manifatturiera, i produttori di elettrodomestici in Italia sono i primi in Europa, sostanzialmente alla pari con i polacchi allo 0,20%. Legato al numero di addetti è il monte salari che, nel 2014, in Italia è ammontato a 1,048 miliardi di euro, che significa una media di 28.723 euro per addetto. Un valore, commenta l’organo di Confindustria, che appare allineato alla media nazionale per lavoratore in ogni mansione e settore economico.

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Roberto Catania

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